Nel 1874 Lewis Carroll, matto amato, scrisse The Hunting of the Snark, un poemetto umoristico ricco di – serve dirlo? – nonsense. Eccerto, Lear.
Lo dichiarò lui stesso, raccontandone la genesi: «Stavo camminando su una collina, da solo, un giorno luminoso d’estate, quando improvvisamente mi sovvenne un verso, un singolo verso: “For the Snark was a Boojum, you see“. Allora non sapevo cosa significasse: non lo so neanche adesso; ma lo scrissi: e, tempo dopo, il resto del poema mi venne in mente, con quel verso come conclusione». Troveremo mai lo Snark?
Chissà. Di certo, per trovarlo serve cercare. E per cercare, per terra, acqua e aria, servono delle mappe. Henry Holyday, per la prima edizione del racconto, ne disegnò una dell’Oceano, così da potersi orientare nel grande mare e seguire proficuamente le tracce dello Snark. Eccola.
Come sbagliare? Tra l’altro, e la cosa è davvero rilevante, questa mappa serve anche per trovare, oltre al mortale Snark, anche il bandersnatch, il beamish, il frumious, il galumphing, il jubjub, il mimsiest, l’outgrabe, e – per non farsi mancare nulla – anche l’uffish. Basta cercare.
Infine, e la cosa ha in qualche modo a che vedere, non ci si può credere a quante siano le mappe, contemporanee e non, dalle quali manca la Nuova Zelandia. Dimenticandia o complotto globale? Loro – loro zelandii – pensano la seconda.
Questo ritorno alle pubblicazioni è del genere che io preferisco e sono quindi molto contento per due motivi.
Tra l’altro, lo sono anche se di mappe ho appena fatto una bella scorpacciata che è arrivata quasi all’indigestione, perché ho ignorato il tuo consiglio e sono andato fino in fondo a Mappe di Garfield.
Ma adesso sto passeggiando nei boschi, quindi va molto meglio.
Anche il giro nei boschi all’ennesimo sentiero dopo la metà un po’ si perde. Resta comunque più leggero e piacevole del Garfield delle mappe, non c’è dubbio.