È autunno e, come da alcuni anni per fortuna accade, sono andato al concerto dei Nanowar. Pardon: Nanowar of steel.
(Io sono quello al centro, ben visibile, con la mano aperta).
A Milano, stavolta. Ottimo e abbondante, come sempre, chiaro che il nuovo disco l’ha fatta da padrone: Barbie MILF, Opelatole ecologico, Cthulhu e la mia preferita in assoluto: Uranus. Ma quest’ultima la capisce solo chi padroneggia l’inglese e ha la malizia nel cervello.
Un disco – la cosa non paia avventata – a parer mio fatto per il mercato estero, diciamo europeo: inglese, parecchio, suono abbastanza omogeneo sul power metal, senza le solite piacevoli canzoncine in altro stile e solo con richiami comprensibili per tutti (Bee Gees, per dirne uno), insomma un passo in avanti verso il meritato successo planetario. E ci tengo a dirlo: io il disco l’ho comprato. Non lo faccio nemmeno per Elton John o Britney Spears.
E ola facciamo che io sto lavolando. Glazie, NoS, anche stavolta.