Oggi Google celebra con un doodle la scoperta dei resti di Lucy, l’australopiteco più famoso al mondo, rinvenuti il 24 novembre 1974 ad Afar in Etiopia.
Ora: chiunque abbia un’infarinatura minima di storia dell’evoluzione (lo so io, quindi basta davvero pochissimo) sa che l’immagine della cosiddetta “umanità in cammino”, dalla scimmia all’uomo, è una cazzata solenne. Per il semplice fatto che dà un’idea lineare dell’evoluzione e migliorativa, cosa che non è. Telmo Pievani lo spiega molto meglio di me, in una conferenza che organizzammo anni fa: qui.
A proposito di Lucy, sono sempre colpito piacevolmente dalla fantasia di paleontologi (e archeologi, a dirla tutta) i quali da un frammento ricostruiscono poi l’intero scheletro, facendo deduzioni interessanti. Ed ecco come dai frammenti ritrovati di Lucy, che già sono cospicui, si è giunti a Lucy (a destra allo Smithsonian di Washington, in una mia foto scadente):
Mica come l’homo naledi, che l’hanno trovato già ordinato in una valigia.