In pochissime parole, ne ho già detto: Marino Massimo De Caro, trafficone e ladro di libri antichi senza alcun titolo in merito, riesce a farsi nominare direttore della biblioteca dei Girolamini di Napoli. E cosa fa, una volta nel formaggio? Ovviamente ruba tutti i libri che può e ne dà parecchi al suo amico Dell’Utri. Poi, grazie alla segnalazione dei due impiegati, Tomaso Montanari scrive un articolo denunciando la situazione, De Caro viene arrestato e condannato ad alcuni anni di carcere e domiciliari. Questa la storia, in breve. E i libri? Andati, un bel po’.
Poi Sergio Luzzatto decide di scrivere un libro proprio su De Caro.
Non è mia abitudine esprimere giudizi senza argomentare ma, stavolta, proprio non mi viene voglia: il libro di Luzzatto è incomprensibile, non capisco che tipo di operazione abbia voluto fare, è un libro inutile e a parer mio sciocco in molti punti, imbarazzante per Luzzatto stesso che consideravo uno storico serio, un libro ricco di immodesti e inverosimili particolari, di racconti presi per buoni e di simpatia non troppo nascosta per un delinquente colpevole di numerosi reati odiosi. E Einaudi? Perché pubblica un libro così?
Montanari ha fatto una critica molto più argomentata della mia, cui rimando, a me resta il rimpianto di aver sprecato del tempo a leggere questo libro, che mi ha pure fatto venire il mal di stomaco. Bleah.