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Arte come mestiere |
trivigante
2006 |
|
Comunicato
n° 1 delle Brigate del Terrore.
E' giunta notizia al Comitato
supercentrale di queste Brigate che, domenica 18
febbraio ultimo scorso, sulle reti nazionali è
andata in onda una puntata di "Amici" (che poi
sarebbe 'sta cacata
qui) con contenuti irritanti per l'onore di noi
guerrieri senza macchia e senza paura. Già sarebbe
abbastanza la sola messa in onda, ma è successo,
infinamai, un fatto increscioso. Riepilogo minimo
del funzionamento di "Amici": oltre a un gruppo di
tizi che avrebbero la funzione apparente di
insegnanti e che hanno la dialettica e la logica di
un gruppo di giovani babbuini ipertesi e
piagnucolosi, oltre a un travestitone che fa da
presentatrice e che, invece, starebbe meglio sulla
vigentina di notte, ci sono due squadre di
belloccetti presuntuosi e permalosi dalla lacrima
facile, la cui unica prerogativa è avere nomi
particolarmente idioti (tipo Bikula, Manfred,
Endemol, Poppy, Bambi, Scuresy e così via), che
competono tra loro con il canto e il ballo per
ottenere non so bene cosa. Credo la fama e un
padrone.
Dunque, ecco il fatto:
questo tizio, di cui si segnala l'estrema
pericolosità e imbecillaggine, arriva e fa finta di
mettere su dei dischi, costringendo i belloccetti a
improvvisare seguendo la musica. Il tizio mette su
disinvoltamente l'Aida e Rino Gaetano, Kurt Weill e
Grease, senza distinzioni e senza contesto. Se
Hitler avesse scritto canzoni, probabilmente le
metterebbe sul piatto, sentendosi molto divertente e
disinvolto in una festina delle medie. E domenica
l'affronto: tra un pezzo dance del cavolo e una
canzone dei Jamiroquai ha osato, il pazzo, mettere
su
Back in Black perché ci ballassero i giovanetti
imbesuiti.
E' pericoloso, è uno di quelli che
riesce a rendere tutto uguale, tutto sullo stesso
piano, che azzera le differenze relative, uno di
quelli che sporca tutto, che spaccia per cultura
l'incapacità di distinguere, il cui senso critico è
a zero. Le Brigate
sentenziano: gli va strappata la faccia
(indicazione a
chi di dovere).
E attenzione: non è possibile guardare trasmissioni
del genere mantenendo senso critico, non è possibile
rimanerne immuni, distaccati e sarcastici: questa
roba entra dentro e sporca tutto.
Se anche solo avete passato più di un minuto a
parlarne nella vostra vita, il danno è già stato
fatto.
E questo pezzo fa schifo, come fa schifo
l'argomento, deprimente. |
Bergomazzi
all'ennesima potenza.
Il chendo e il ueb, gli amici e i
nemici, la disciplina e gli amori mancati, la lotta,
la morte e le armi, l'onore, l'affronto e il duello,
il tempo per morire e il tempo per il giuoco
spurtivo, l'amicissia che mai muore anche quando
muoiono gli amici, le schegie, Brgmzz stesso, i
supernemici, Federipo, i contributi da pagare, tutto
questo e molto molto altro nella Superstoria "The
Greit War", l'approfondimento storico del
maestro Bergomazzi su trivigante.it.
Non mancatelo, stolti, ed esprimete il vostro parere
sul foro al maestro, che se lo merita (per chi si
fosse perso qualche passaggio, consiglio la lettura
di tutte le storie del maestro e il
b.site del 7 dicembre). |
L'allegra nonché
inutile guida di Roma di trivigante.it (due).
Attorno
a
Termini: se non intendete seguire il mio consiglio (cfr. 15
febbraio, numero uno) e siete proprio decisi ad
uscire dalla Stazione Termini, per ragioni che a me
sfuggono, forse perché siete dei guardoni di cose e anfratti, allora vi propongo
qualche amenità secondo lo spirito di
questa guida.
Una tra le cose che più mi affascinano a Roma sono
gli stormi di storni:
verso l'inizio della sera, a seconda delle stagione,
si levano dalle piante brulicanti tra piazza dei
Cinquecento e le terme di Diocleziano (succede quasi
ovunque a Roma, ma ora siamo qui) e cominciano a
girare vorticosamente, assemblando e disfacendo
stormi in continuazione con moti misteriosi.
Ora, se vi trovate un posto comodo per sedervi in
piazza dei Cinquecento, al riparo dalle secchiate di
guano che cascano dal cielo, potete finalmente
indossare il mantello frangiato, il cappello a cono,
alzare il
lituo a spirale e fare i vostri pronostici di
àuguri.
Garantisco che la cosa è a dir poco sensazionale. Se
avete, dunque, tratto buoni auspici per il vostro
giro esplorativo, allora posso proseguire.
Incamminatevi verso nord per un centinaio di metri,
costeggiando le terme, e sbatterete inesorabilmente
contro i resti di una delle
cisterne delle terme, su via Volturno. Per i
riottosi alle spiegazioni, ecco una comoda
mappetta che indica lo spostamento. E' l'ora
dell'aneddoto: dove ora c'è la stazione, una volta
c'era un'altra cisterna, detta
la botte di Termini, ed era lunga più
di novanta metri, alla faccia delle timide
abluzioni. Comunque, anche la cisterna di via
Volturno è fantastica.
Ora che ho messo anche la curtura
nell'itinerario, giusto per darmi un tono,
suggerisco una meritata sosta nella pasticceria di
fronte, all'angolo con via Solferino: arredamento
anni Cinquanta originale, compresi i camerieri e
alcuni panini farciti di morte, caffè e pasterelle
favolose, debordanti di crema (le
bombe), ma vi
dovete sedere, altrimenti il magico effetto
ristoratore è vanificato. Niente storie, è sempre
meno caro che un qualunque bar di Milano. Io, in
certe mattine grigie del nord, ne sento ancora il
saporino e mi prende un languore per nulla
spirituale che riesco a temperare solo con numerosi
panettoni ripieni di bollito.
A questo punto, se riuscite ad alzarvi e siete
ancora padroni di voi stessi, ritornate sui vostri
passi e dirigetevi verso piazza Repubblica, allego
mappa per i disgraziati. Questa è una guida per
camminatori, su. Una volta arrivati in piazza, fate
una veloce deviazione in via
delle terme di Diocleziano, a pochi metri,
nella quale vedrete una fila di bancarelle stabili
di libri tra cui, non ho dubbi, ci sono sicuramente
un'edizione autografa di Ippolito Nievo, una
princeps dell'Orlando furioso e il libro di
cucina della sora Lella
Fabrizi. La cosa interessante è che i librai
in questione si sono in parte adattati alle esigenze
del mercato moderno ed espongono, ognuno, una
sezione riservata a cd e dvd. Siccome siamo vicini
alla stazione e tutto il mondo è palese, la sezione
dvd ha sempre una ricca sotto-sezione di dvd porno.
E' spassosissimo, se avete dieci minuti, osservare
un attempato professore che compra i
Commentarii al De vulgari
eloquentia e poi, con occhio furbetto,
arraffa un paio di copie di Le
12 fiche di Ercole. Non si vergogni,
professore, sappiamo quanto possa essere dura la
vita dello studioso, sempre tra cattedre e pomposi
convegni pieni di mummie, non si preoccupi, noi la
comprendiamo.
Libri, cisterne, pasterelle, film porno, stormi di
storni, terme e qualche piazza, direi che anche per
oggi può bastare, il resto della giornata è libero,
potete smettere di seguire trivigante con l'ombrello
alzato nelle sue peregrinazioni e vagolare come più
vi piace. Ci rivediamo alle sette al pullman.
Infine, sempre per lo spirito di servizio che
contraddistingue trivigante tutto, un riepilogo
sintetico di quanto detto in questa seconda parte
della guida romana di trivigante.it:
eccolo (il riepilogo complessivo delle puntate
della guida è nella colonna di sinistra del b.site). |
Bocca.
Ero
un po' dubbioso, rileggendo la lista degli
entusiasti aderenti al
Manifesto della razza, riguardo il nome di
Giorgio Bocca, non sapendo se fosse lui, il
giornalista, oppure no. Io ne ricordavo i trascorsi
nella Resistenza e poco altro, mia ignoranza. Per
quello ho preferito soprassedere l'altro giorno
nelle citazioni dei nomi nefasti.
Poi ho chiesto un po' in giro, ho fatto un paio di
ricerche, grazie anche a Mr. A., e posso con
decisione affermare che (rullo di tamburi): è lui.
Va detto, per completezza, che aveva diciotto anni,
il che potrebbe andare parzialmente a sua discolpa (so'
regazzi?), aprendo però una questione che devo
ancora capire: come mai tra i 330 maggiorenti
italiani degni di sottoscrivere il Manifesto, c'è un
ragazzo di diciotto anni? Era già noto allora?
Chiunque volesse firmare lo inserivano con
contentezza? Di certo, scorrendo i nomi dei
firmatari, ci sono molti di quelli che avranno
responsabilità di governo, in senso ampio, del paese
nel dopoguerra.
In effetti, però, ripensandoci a posteriori e
ricordando lo scivolone leghista di Bocca, quasi
tutto ha senso.
E pensare che ho appena finito di leggere
Una repubblica
partigiana... Ah, le
coincidenze. |
L'allegra nonché
inutile guida di Roma di trivigante.it (uno).
Come detto, sono in attesa della decisione di
Uoltèr-sindeco-de-Roma, per diventare civis
romanus acquisito o, meglio, civis
testaccinus. De coccio. Per poter accedere a
simile titolo onorifico, ho dovuto trascorrere
parecchio tempo nella città, sono le procedure (e io
che avrei preferito stare a Morimondo o, che so, a
Borgomanero), tempo che ho messo a frutto compiendo
giri non brevi ma lunghi alla ricerca di luoghi
goduriosi e pressoché inutili.
Oggi mi son detto: ma con tutto che si mette in
piazza ogni pannicello sporco, perché non
condividere con i miei sagaci lettori tanta
conoscenza accumulata nel tempo con fatica e
arancini consumati agli angoli dei rioni? Magari
finite a Roma e proprio proprio non sapete né dove
andare né cosa fare e, allora, io vi aiuto come
posso, aumentando vorticosamente la funzione di
servizio del sito tutto.
Stazione
Termini: oggi è così, una volta - fino a
poco tempo fa - non era così. Ma questo lo trovate
sulle guide o
in rete, quindi lascio a voi. Appena prima
dell'uscita principale della stazione, c'è la
libreria nell'acquario, nel senso che è in un grande
parallelepipedo trasparente. Se entrate, farete di
sicuro suonare l'allarmino alla porta, dato che
suona con tutto: il che è una buona cosa se avete
intenzione di riempirvi il cappotto e la borsa di
libri. E', in assoluto, la libreria di stazione più
fornita che io abbia mai visto, anche se - ammetto -
non ho visto la stazione di Alessandria d'Egitto o
di Torino Porta Einaudi. In questa libreria trovate
le ristampe di una collanona poderosa di Newton
Compton su Roma, composta di numerosi volumi
monografici quali, per esempio,
Le porte di Roma,
I vicoli di Roma e così
via. Son su carta brutta e stampati male ma sono
bellissimi. Cosa non indifferente, sono in offerta,
quattro euro a fronte di un bel quattrocento pagine
l'uno. E poi riempiono la libreria che è un piacere.
Uno tra i più spassosi è Le
curiosità di Roma, ristampa di una raccolta
di storie e aneddoti immagino fine ottocentesca.
Tralasciando i cartelloni di Armani, che son la roba
più brutta della stazione tutta (ma ora se la
giocano con i due smambroni intitolati a Giovanni
Paolo II, pessima storia quella), al primo piano c'è
un self service che non
si mangia per niente male, il costo è ragionevole
(se venite da Milano lo troverete perfino economico)
e ti sorridono mentre servono il tris di primi.
Eccezionale trovare la porchetta in un self service
di una stazione ferroviaria. Io l'ho provato e non
son mica morto. Storto sì ma non morto.
In caso ci sia una mostra
quando vi trovate a Termini, non esitate e andate a
vederla, qualunque cosa ci sia in esposizione: con
tutta probabilità, è organizzata all'ultimo piano
della stazione, nel quale ci sono giardinetti con
fontane e piccoli patii difficilmente immaginabili
dall'esterno. A dicembre, nell'atrio principale,
montano un abete natalizio
sul quale, tradizionalmente, i viaggiatori attaccano
biglietti di ogni tipo, di augurio e di lamentela,
che io quasi mi commuovo ogni volta che passo due
ore a leggerne un po'. Lo so che ora lo fanno anche
in un sacco di altre stazioni, ma lì transita
davvero un sacco di gente e, quindi, è facile
leggerne di davvero bizzarri. Se avete il dolore da
pedale dell'uomo morto, al piano inferiore c'è la
Farmacia Cristo Re dei Ferrovieri, che è
uguale a tutte le altre, solo più buffa, se pensate
a Gesù col
fischietto e la paletta. Anche a questo piano c'è
una libreria enorme, però mi piace meno perché è
sotto terra, quella sopra, invece, è molto più
luminosa e spaziosa, essendo nell'acquario.
Una dritta utile: appena scesi dal treno, recatevi
dall'edicolante che più gradite nell'ampia scelta di
Termini e acquistate il numero più recente di
Roma c'è, settimanale con tutti gli appuntamenti
romani, sia che necessitiate di una discoteca
strobo-gay sia che desideriate partecipare alla
presentazione del volume della lettera "R"
dell'Enciclopedia Universale delle Navi in Bottiglia
PET. Questo proprio nel caso in cui, folli!,
vogliate uscire dalla stazione e andarvene a zonzo
per la città. Cosa c'è fuori che non ci sia anche in
stazione? Nulla, io infatti consiglio una vacanza
trascorsa interamente in stazione: c'è un sacco di
gente diversa e interessante, se vi sporgete potete
vedere i resti romani sul fianco destro
dell'entrata, c'è il supermercato, i bagni sono sì a
pagamento ma puliti, ci sono alcune panchine al sole
lungo i binari, c'è la polizia e un medico, potete
agevolmente leggere i tabelloni con gli orari dei
treni per immaginare meravigliosi viaggi. Se poi vi
siete preparati preventivamente e avete visto il
film Stazione Termini
(1953) di Vittorio De Sica, scritto da Truman Capote
e Cesare Zavattini, allora siete a posto.
Avrete trascorso le vacanze, quale onore, nella
seconda più trafficata stazione ferroviaria
d'Europa, con circa 800 treni al giorno (tra arrivi
e partenze, quattrocentomila passeggeri al giorno)
per un totale di circa 150 milioni di viaggiatori
all'anno. Più uno. Molto meglio di Rimini. |
Gli entusiasti
sostenitori del manifesto della razza.
Con tipico costume italico, non
appena si dà manifestazione pubblica di un afflato
corporeo, qualcuno corre a sostenere e appoggiare la
posizione, qualunque essa sia e qualunque grado di
coglioneria essa contenga.
E' questo il caso del Manifesto della razza,
subito sottoscritto da 330 personalità in
vista (anno 1938) desiderose di rendere pubblica,
coram populo, la loro adesione alle nobili tesi
in esso contenute.
Bravi, davvero: non posso che darmi da fare anch'io
per ottemperare ai loro desideri, vale a dire di
essere visibili e che la loro posizione sia nota al
grande pubblico, pubblicandone i nomi.
L'elenco
è ufficiale, è conservato in diverse biblioteche
pubbliche, quindi non è il caso di credere agli
eredi dei sotto citati quando dicono che sì, il loro
babbo ha firmato, ma non aveva letto nemmeno il
documento, che qualcuno ha firmato per lui, che a
quei tempi condividevano tutti quelle posizioni
eccetera eccetera.
Balle, carta canta. Ricordatevene quando guardate
Don Camillo e Peppone
(Guareschi Giovannino) o quando sentite qualcuno che
sostiene che il povero e innocente
Giovanni Gentile fu
trucidato dai comunisti cattivi.
Per non parlare di uno che ha pure rischiato di
diventare Presidente della Repubblica trent'anni
dopo (Fanfani). E che
dire di padre Agostino Gemelli,
fondatore dell'Università Cattolica e famoso
delatore?
Eccoli, ben visibili (tra parentesi: neanche una
donna, mi pare):
ACERBO Prof. Giacomo
ACITO Alfredo
ALESSANDRI Pino
ALESSI Rino
ALFIERI Dino
ALMIRANTE Giorgio
AMICUCCI Ermanno
ANDALÒ Ugo Giorgio
ANDREUCCI Giuseppe
ANGELINI Franco
ANTONUCCI Antonio
APOLLONI Livio
APPELIUS Mario
ARCHIDIACONO Nicola
ARFELLI Felice
AZZARITI Avv. Gaetano.
BACCAGLINI Dott. Alessandro
BACCIGALUPPI Mario
BADOGLIO Pietro
BACCIOLI Vincenzo
BUFFARINI GUIDI Guido
BALBO Emilio
BALLARATI Giancarlo
BANCHER Dante Cesare
BANISSONI Ferruccio
BARBARA Mameli
BARDUZZI Carlo
BARGELLINI Piero
BAZZI Carlo
BELLINO Ugoberto
BENIGNI Umberto
BEONIO BROCCHIERI Vittorio
BERGAMASCHI Avv. Carlo
BERNUCCI Giorgio Luigi
BIAGI Bruno
BIAMONTI Dott. Ettore
BIANCOROSSO Dott. Rodolfo
BIANCINI Bruno
BIASUTTI Renato
BIOLETTO Angelo Marco
BIONDOLILLO Francesco
BOCCA Giorgio
BOCCASILE Gino
BORGHESE Ing. Gian Giacomo
BORRETTI Mario
BORSANI Carlo
BOTTAI Giuseppe
BOTTAZZI Prof. Filippo
BLASI Guglielmo
BRIGHENTI Roberto
BUSINCO dr Lino
CABRINI Luigi
CALENDOLI Giovanni
CALLARI Francesco
CALOSSO Claudio
CALURI Bruno
CAMERINI Augusto
CANEVARI Emilio
CANIGLIA Renato
CAPASSO Aldo
CAPPUCCIO Lino
CARBONELLI Riccardo
CARNEVALE Dott. Emanuele Filiberto
CASINI Gherardo
CASNATI Francesco
CASSIANO Marco
CASTELLETTI Giuseppe
CAVALLUCCI Guido
CAZZANI Mons. Giovanni
CECCHELLI Carlo
CESETTI Giuseppe
CHELAZZI Gino
CHERSI Livio
CHIARELLI Riccardo
CHIARINI Luigi
CHIAUZZI Angelo
CHILLEMI Guglielmo
CHIURCO Giorgio
CIANETTI Tullio
CIANO Galeazzo
CIMINO Alfio
CIPOLLA Arnaldo
CIPRIANI Prof. Lidio
CLAREMORIS Maurizio
CLARICI ANDRO
COCCHIARA Giuseppe
COGNI Giulio
COLIZZI Gioacchino (Attalo)
COLLALTINO Dott. Collalto
CONSOLI Francesco
COPPOLA Francesco
CORSO Prof. Raffaele
COSSIO Carlo
COSTAMAGNA Carlo
COTONE Oberdan
CUCCO Alfredo
CUTELLI Mario
DARQUANNO Ernesto
Dè BAGNI Mario
DE BLASI Prof. Vito
DEDEL Francesco
DE DOMINICIS Adolfo
DE FRANCISCI Pietro
DELLE DONNE Dott. Michele
DELL'ISOLA Giuseppe
DE ROSA Gabriele
DE ROSA Ennio
DE RUGGIERO Stefano
DE SETA Enrico
DE VITA Pier Lorenzo |
DI CAPORIACCO Lodovico
DI DONNO Alfredo
DI GIORGIO Guido
DI MARZIO Prof. Cornelio
DOMENICI Carlo
DONAGGIO Arturo
DONADIO Nicola
ELEFANTE Fernando
ELLERO Pietro
EVOLA Julius
ABIANO Giuseppe (Bepi)
FABBRI Vittorio Emanuele
FANFANI Amintore
FARINACCI Roberto
FERRI Carlo Emilio
FESTA CAMPANILE Dott. Raffaele
FICAI Giuseppe
FIORETTI Arnaldo
FLAVIO Quinto
FLESCH Gislero
FONTANELLI Luigi
FORMOSA Dott. Raffaele
FORTEGUERRI Giuseppe
FRANZI Leone
FRASETTO Fabio
FRUGONI Dott. Cesare
GABELLI Dott. Ottone
GAYDA Virginio
GARDINI Nino
GARDINI Walter
GARIBALDI Ferdinando
GASTEINER Elio
GATTI Tancredi
GEDDA Luigi
GEMELLI Padre Agostino
GENNA Prof. Giuseppe E.
GENOVESI Cesare
GENTILE Giovanni
GHIGI Prof. Alessandro
GIANI Niccolò
GIANNETTI Berlindo
GIGI.I Lorenzo
GIOVENCO Giuseppe
GIULIOTTI Domenico
GIUSTI Paolo Emilio
GRAY Ezio Maria
GRAVELLI Asvero
GRAZIANI Felice
GRAZIANI Rodolfo
GRAZIOLI Francesco Saverio
GUARESCHI Giovannino
GUERRIERI Ottorino
GUIDOTTI Paolo
IMBASCIATI Bruno
INTERLANDI Telesio
ISANI Giuseppe
LAMPIS Dott. Giuseppe
LANCELLOTTI Arturo
LANDRA Giovanni
LANDRA Guido
LANZA Ugo
LANZARA Dott. Giuseppe
LA VIA Lorenzo
LELJ Massimo
LEMMI Roberto
LEONI Enzo
LE PERA Dott. Antonio
LESSONA Alessandro
LIVI Prof. Livio
LODOLINI Armando
LOLLI Mario
LORENZINI Paolo
LUCHINI Alberto
LUCIDI Giuseppe
LUPI Gino
MACRÌ Filippo
MAGANI Michele
MAGGIORE Giuseppe
MANCA Avv. Antonio
MARCHITTO Nicola
MARINI Marco
MARRO Giovanni
MARZOTTO CAOTORTA C.te Antonio
MORANA Domenico
MARTINOLI Ettore
MASINI Carlo Alberto
MASSA Mario
MASTROJANNI Alberto
MASTROJANNI Gabriele
MATARRESE Fortunato
MAZZEI Vincenzo
MAZZONI Gino
MEREGAZZI Dott. Renzo
MEZZASOMA Fernando
MILANESI Guido
MISCIATELLI Piero
MISSIROLI Mario (Spectator)
MITRANO SANI Gino
MODICA Aldo
MOLINARI Riccardo
MOLINO Walter
MONTECCHI Mario
MORMINO Giuseppe
MURRI Romolo
MUSSOLINI Benito
NAJ SAVINA Luigi
NATOLI Romualdo
NERI Italo
NICCO Carlo
NIEDDU Ubaldo |
NOTARI Umberto
OMARINI Giuseppe
ORANO Paolo
ORTOLANI Dott. Giovanni
PACE Prof. Biagio
PADELLARO Nazareno
PEDRAZZA Piero (Camicia Nera)
PAGLIARO Prof. Antonio
PALMIERI Nino
PAOLELLA Domenico
PAPINI Giovanni
PARIBENI Roberto
PASCOLATO Dott. Michele
PAVESE Roberto
PAVOLINI Alessandro
PEDROCCHI Federico
PEILLICANO Piero
PELLIZZI Camillo
PENDE Prof. Nicola
PENNISI Pasquale
PETRACCONE Avv. Giovanni
PENSABENE Giuseppe
PERALI Pericle
PETAZZI Mons. Giuseppe Maria
PETTAZZONI Raffaele
PETRAGNANI Prof. Giovanni
PETRI Tommaso
PETRUCCI Antonio
PETTINATO Concetto
PIAZZA Giuseppe
PICENO Giorgio
PICCIOLI Angelo
PIERAMONTI Prof. Umberto
PICHETTI Guido
PINI Giorgio
POLI Dott. Athos
POMILIO Marco
PODALIRI Guido
PREZIOSI Giovanni
PUCCIONI Uberto
RAVA Maurizio
RAVASIO Carlo
REA Leo
RELLINI Prof. Ugo
RENDE Prof. Domenico
RICCI Marcello
ROGNONI Gastone
ROMANINI Alfredo
ROMANO Raffaello
ROSSO Gustavo (Gustavino)
RUCCIONE Mario
RUFFILLI Weiss Erminio
RUSSO Giuseppe (Girus)
SABATINI Arturo
SALVI Prof. Giunio
SANGIORGI Giorgio Maria
SANTARELLI Enzo
SARRI Corrado
SAVARINO Santi (Altoparlante)
SAVELLI Giovanni
SAVORGNAN Prof. Francesco
SCALIGERO Massimo
SCARDAONI Francesco
SCARPELLI Furio
SCUDELLARI Giorgio
SEMIZZI Renato
SEMPRINI Giovanni
SERGI Prof. Sergio
SERTOLIS SPAMPANATO Bruno
SGABELLONI Massimo Antonio
SOFFICI Ardengo
SOLMI Arrigo
SORLINI Ferruccio
SOTTOCHIESA Gino
SPARDINI Giacomo
STARACE Achille
TACCHI VENTURI Padre Pietro
TALLARICO Giuseppe
TASSINARI Renato
TEDESCO ZAMMARANO Vittorio
TIRELLI Mario
TOPPI Giove
TOSTI Armando
TRITONI Romolo
TRIPODI Nino
TRIZZINO Antonino
TUCCI Giuseppe
TURONE Mario
TURRINI Mario Felice
VALAGUSSA Prof. Francesco
VALENTE Rindo
VALLECCHI Attilio
VALORI Aldo
VERCELLESI Edmondo
VERDINI Raul
VIAN Cesco
VICHI Ferdinando
VILLA dott. Emilio
VILLA Rindo
VILLARI Luigi
VINCI Prof. Felice
VISCO Prof. Sabato
VIZIANO Angelo
ZAPPA Paolo
ZAVATTARI Edoardo
ZANINI Giuseppe
ZEDDA Ennio
ZERBINO Paolo
ZOJA Prof. Luigi
ZUMAGLINI Cesare |
|
Il manifesto della
razza.
Prima di tutto i nomi, che siano noti ed evidenti:
- On. Sabato Visco,
direttore dell'Istituto di Fisiologia generale
dell'Università di Roma e direttore dell'Istituto
nazionale di Biologia presso il Consiglio nazionale
delle Ricerche;
- Dott. Lino Businco,
assistente di patologia generale all'Università di
Roma;
- Prof. Lidio Cipriani,
incaricato di antropologia nell'Università di
Firenze;
- Prof. Arturo Donaggio,
direttore della clinica neuropsichiatrica
dell'Università di Bologna, presidente della Società
Italiana di psichiatria;
- Dott. Leone Franzi,
assistente nella clinica pediatrica dell'Università
di Milano;
- Prof. Guido Landra,
assistente di Antropologia nell'Università di Roma;
- Sen. Luigi Pende,
direttore dell'Istituto di Patologia speciale medica
dell'Università di Roma;
- Dott. Marcello Ricci,
assistente di Zoologia all'Università di Roma;
- Prof. Franco Savorgnan,
ordinario di demografia nell'Università di Roma,
presidente dell'Istituto centrale di statistica;
- Prof. Edoardo Zavattari,
direttore dell'Istituto di Zoologia dell'Università
di Roma.
Sono tutti professoroni, baroni universitari,
scienziatoni con il camicione, in un caso, uno è
addirittura assistente di zoologia! (il che la dice
non lunga ma lunghissima), e sono i luminosi autori
del Manifesto della razza,
reso noto e pubblicato sul "Giornale d'Italia" il 15
luglio 1938 con il titolo: "Il
fascismo e i problemi della razza". Devo
ammetterlo, non l'avevo mai letto. Ho deciso di
farlo e, come sempre, le parole scritte hanno
superato ogni mia più sfrenata fantasia politica: la
pervicacia nel tentativo di dimostrare la purezza
dell'italica razza e la discendenza di essa da un
ancor più puro ceppo ariano mi farebbe scompisciare,
se il tutto non fosse frutto di un periodo popolato
di aberranti, dannose e nefaste figure. Troppo
numerose.
Eccolo, dunque, il manifesto redatto, sottoscritto e
pubblicato dai dieci scienziati citati in
apertura, che diventerà poi la legittimazione
scientifica delle leggi razziali (l'articolo 7
in particolare):
"1.
Le razze umane esistono. La esistenza delle
razze umane non è già una astrazione del nostro
spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica,
materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa
realtà è rappresentata da masse, quasi sempre
imponenti di milioni di uomini simili per caratteri
fisici e psicologici che furono ereditati e che
continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze
umane non vuol dire a priori che esistono razze
umane superiori o inferiori, ma soltanto che
esistono razze umane differenti.
2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non
bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi
sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati
razze e che sono individualizzati solo da alcuni
caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano
gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i
mediterranei, i dinarici, ecc.) individualizzati da
un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi
costituiscono dal punto di vista biologico le vere
razze, la esistenza delle quali è una verità
evidente.
3. Il concetto di razza è concetto puramente
biologico. Esso quindi è basato su altre
considerazioni che non i concetti di popolo e di
nazione, fondati essenzialmente su considerazioni
storiche, linguistiche, religiose. Però alla base
delle differenze di popolo e di nazione stanno delle
differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti
dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci,
ecc., non è solo perché essi hanno una lingua
diversa e una storia diversa, ma perché la
costituzione razziale di questi popoli è diversa.
Sono state proporzioni diverse di razze differenti,
che da tempo molto antico costituiscono i diversi
popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto
sulle altre, sia che tutte risultino fuse
armonicamente, sia, infine, che persistano ancora
inassimilate una alle altre le diverse razze.
4. La popolazione dell'Italia attuale è nella
maggioranza di origine ariana e la sua civiltà
ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da
diversi millenni la nostra penisola; ben poco è
rimasto della civiltà delle genti preariane.
L'origine degli Italiani attuali parte
essenzialmente da elementi di quelle stesse razze
che costituiscono e costituirono il tessuto
perennemente vivo dell'Europa.
5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti
di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei
Longobardi non ci sono stati in Italia altri
notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare
la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva
che, mentre per altre nazioni europee la
composizione razziale è variata notevolmente in
tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi
linee, la composizione razziale di oggi è la stessa
di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro
milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella
assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia
da almeno un millennio.
6. Esiste ormai una pura "razza italiana".
Questo enunciato non è basato sulla confusione del
concetto biologico di razza con il concetto
storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla
purissima parentela di sangue che unisce gli
Italiani di oggi alle generazioni che da millenni
popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è
il più grande titolo di nobiltà della Nazione
italiana.
7. È tempo che gli Italiani si proclamino
francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha
fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo.
Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo
il richiamo ai concetti di razza. La questione del
razzismo in Italia deve essere trattata da un punto
di vista puramente biologico, senza intenzioni
filosofiche o religiose. La concezione del razzismo
in Italia deve essere essenzialmente italiana e
l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire
però introdurre in Italia le teorie del razzismo
tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli
Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto
additare agli Italiani un modello fisico e
soprattutto psicologico di razza umana che per i
suoi caratteri puramente europei si stacca
completamente da tutte le razze extra-europee,
questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di
superiore coscienza di se stesso e di maggiore
responsabilità.
8. È necessario fare una netta distinzione
fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una
parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono
perciò da considerarsi pericolose le teorie che
sostengono l'origine africana di alcuni popoli
europei e comprendono in una comune razza
mediterranea anche le popolazioni semitiche e
camitiche stabilendo relazioni e simpatie
ideologiche assolutamente inammissibili.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza
italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono
approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla
in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba
della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del
ricordo di qualche nome; e del resto il processo di
assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli
ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è
mai assimilata in Italia perché essa è costituita da
elementi razziali non europei, diversi in modo
assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli
Italiani. I caratteri fisici e psicologici puramente
europei degli Italiani non devono essere alterati in
nessun modo.
10. L'unione è ammissibile solo nell'ambito
delle razze europee, nel quale caso non si deve
parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste
razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono
solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per
moltissimi altri. Il carattere puramente europeo
degli Italiani viene alterato dall'incrocio con
qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una
civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli
ariani".
Un po' stronzi e umanamente e professionalmente
scorretti. Augh! Ho detto. |
Houston? Abbiamo
un bel problema.
Mi piacciono moltissimo i titoli dei film di
fantascienza, secondi solo ai titoli dei film porno
nella mia personale classifica di predilezione, ne
sono rapito, specie se trattasi di film di infima
serie e girati a basso costo (pentole a pressione
volanti, mascheroni di cartone, finte paludi e così
via).
Per
esempio, vorrei di certo visitare
Watang! Il favoloso impero dei
mostri (1964) oppure mi dovrei certo guardare
da La vendetta del dottor K
(1959), o da La vendetta del
mostro (1955) o da La
vendetta del ragno nero (1958) o, ancora, da
La vendetta di Gwangi
(1969). Forse è meglio non sapere chi è Gwangi.
Mi piacerebbe portare un saluto a
Gli uomini della terra
dimenticata dal tempo (1977) oppure a
I vampiri dello spazio
(1957) e incontrare il misteriosissimo
L'uomo dal pianeta X
(1951), cugino di primo grado de
L'uomo impossibile
(2001), a sua volta fratello de
L'uomo venuto dall'impossibile
(1979), il cui figlio è L'uomo
terminale (1974) che non è in nessun modo
parente di Caltiki, il mostro
immortale (1959).
Mi piacerebbe, per una volta, assistere a uno
scontro epico del tutto surreale, per esempio
La Terra contro i dischi
volanti (1956), chissà la sorpresa!, per poi
avere una tumultuosa relazione con
Supergirl - La ragazza
d'acciaio (1984) prima che rientri in casa
Il gigante di ferro
(1999) oppure, peggio, dovendo scappare in mutande
prima de Il ritorno di Gorgo
(1969).
Quando perdo qualcosa, chiamo
Repo man - Il recuperatore (1984), che piglia
anche il tappo del dentifricio nel lavandino; mi
fanno molta paura, invece, gli
Intruders (1992), piuttosto invadenti, che
soltanto Son of Godzilla
(1967) può sconfiggere e allontanare da casa; la
sera, prima di andare a letto, controllo che sotto
non ci sia Ghidorah, the
Three-Headed Monster (1964), che nell'armadio
non vi siano Giovani, alieni e
vendicatori (1999) e che in cucina non
accadano Fenomeni paranormali
incontrollabili (1984).
La mattina mi piace svegliarmi senza che sia
Il giorno dei trifidi
(1962) o Il giorno dopo la
fine del mondo (1962), il che è oltremodo
seccante quando accade; ricordo un giorno tremendo
in cui mi spaventai molto E la
terra prese fuoco (1961), vidi una
Doppia immagine nello spazio
(1969), andai a cena da
La donna e il mostro (1944), mi diedero da
mangiare un Bug insetto di
fuoco (1975), una torta di
Blob - Fluido mortale
(1958), un bicchierone di
Blob, il fluido che uccide (1989), ancora!, e
poi ci facemmo una bella partita a
Rollerball (1975).
L'altro giorno sono andato in un negozio
specializzato per acquistare una
Bambola meccanica modello
Cherry 2000 (1988), che mi han detto che fa
meraviglie, perché avevo proprio voglia di sentirmi
in una de Le avventure del
ragazzo del palo elettrico (1987): il
commesso del negozio, Matango
il mostro (1964), mi ha detto che voleva in
cambio La maschera di Fu
Manchu (1932): ma io non potevo scambiarla,
mi serve. Allora, sono andato a casa, nella
Base Artica Zebra
(1968), a chiamare Bees lo
sciame che uccide (1976) che, magari, poteva
darmi una mano a convincere
Matango il mostro (1964) a vendermi la
Bambola meccanica modello
Cherry 2000 (1988). Ho aperto la porta di
casa e, con orrore, ho visto
L'invasione dei mostri verdi (1962): ho preso
prontamente un flacone di
Solaris (1972) e, al grido di: "4,
3, 2, 1, morte!" (1967) li ho sterminati. Ma
Bees lo sciame che uccide
(1976) non era in casa, allora ho lasciato perdere
la Bambola meccanica modello
Cherry 2000 (1988), sono andato al parco,
dove ho incontrato L'uomo
dagli occhi a raggi X (1963) che mi ha
spiegato che I Diafanoidi
vengono da Marte (1965) e che
I marziani hanno 12 mani
(1969). Mi sono sentito proprio un
Cittadino dello spazio
(1954) e, stanco ma felice, me ne sono tornato ne
Il continente scomparso
(1951). |
Autopromozione,
oggi sono Guido De Angelis.
Spazio
commercio: vendo 130 numeri di
Internazionale (qui
l'inserzione) a prezzo stracciato, perché le
quindici scimmie che scrivono per me il b.site
richiedono spazio e hanno bisogno di tavoli per
giocare a poker. Quindi, devo liberare.
Mi piacerebbe che a comprarli fosse qualcuno che poi
li mette a disposizione di altri, per lettura e
consultazione, magari il signor Braidense per la sua
biblioteca o un'associazione culturale o che diavolo
ne so. Ma non è vincolante.
Se qualcuno fosse interessato, mi contatti o,
meglio, faccia un'offerta all'inserzione.
Il ricavato sarà destinato all'acquisto delle banane
per le scimmie scrittrici. |
La calata del
barbaro.
Un
paio di settimane fa ho inoltrato ufficialissima
domanda di ammissione alla qualifica di civis
romanus a tutti gli effetti, anche se foresto e
non da sette generazioni, avviando una complessa
pratica di adozione testaccina. Non che il sindaco
cinefilo abbia l'autorità per rifiutare la mia
richiesta, è chiaro, ma intendo lasciargli
l'illusione di essere lui a decidere (è un così caro
regazzone).
In attesa, dunque, dell'attestato che certifica la
mia ammissione alla categoria ontologica del
romanoderoma, mi si pongono alcuni quesiti e
questioni. In primis, a partire dai vicini di
casa e dal fornaio, viene caldeggiata una mia scelta
di campo tra romanisti e lazziali ("sei p'a
maggica Roma o sei lazziale fascio?" oppure
"nella terra e sullo spazzio, ora e sempre forza
lazzio!" e così via), essendo Testaccio
territorio romanista onorato dalla nascita der
capitano con piccole e vessate sacche di
resistenza laziale. Secondariamente, mi interrogo
sul significato del trasferimento di cittadinanza
nella capitale dell'impero dalle remote regioni
della periferia liguro-celtica: trattasi di atto di
sottomissione al popolo invasore? Trattasi di
definitiva deposizione delle armi e disonorevole
resa alla cultura dominante? Oppure trattasi,
invero, di attacco (mio) al cuore del sistema?
Oppure compio il percorso già battuto da coloro che
vogliono andare dove le cose, quando succedono, sono
più grandi e belle? Oppure si tratta di completa
devozione verso pajata e puntarelle? Trattasi
di insano amore verso sassi, rottami e statue
acefale? Difficile a dirsi.
In attesa di comprendere ciò che dovrei comprendere,
attendo comunicazione da Uoltèr-er-sindaco
che mi dica che mi accoglie felice nella capitale.
Non nego che mi piacerebbe che la comunicazione
fosse in romanesco a modo, vale a dire con uno
stornello di questo genere, una cosa così: "Voglio
cantar così / fior de grispigni / le braciolette
mie, tu non le magni / le braciolette mie tu non le
magni / e dentro al piatto mio, tu non c'impigni /
fior de grugnale, fior de sbrenza / eccola qua la
tua residenza".
Firmato: er sindaco. Mi piacerebbe, molto. |
Gli scimmiati del
sudoku.
Inutile
cercare lontano, inutile chiedersi che faccia
abbiano: gli scimmiati (leggasi, con affetto: subire
gli effetti di un'azione ripetitiva compiuta a mo'
di scimmia, gergo ambito droga) del sudoku sono tra
noi. Lo so che ci siete e che siete tra di noi, mio
padre guida la schiera e parecchi degli amici di
trivigante lo seguono a ruota con entusiastico
fervore. Una dritta per voi, che finora avete
giocato, vi siete divertiti, l'avete presa con
leggerezza e svago spensierato: se siete temerari,
ecco per voi l'ultima parola in fatto di sudoku, la
frontiera oltrepassata la quale non potrete mai più
tornare indietro e non sarete più gli stessi, il
sudoku tridimensionale. In pratica, si gioca su
un cubo con le stesse regole, se non fosse che si
gioca su tre dimensioni e, se non sbaglio,
ventisette partite in contemporanea.
Un esempio. Se non avete tema e siete audaci
giocatori di sudoku (tu lo sei, babbo, dacci
dentro!),
qui potete scaricare il programmino da
installare e, finalmente, scimmiarvi del tutto. |
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