B. Site of the
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Musica. Una breve
introduzione
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Recinzioni - Cotica della ragion pura (2005-2006)
AAVV (a cura di G. Pedullà)
Racconti della Resistenza |
trivigante
2006 |
|
Gentaccia: Lorenzo
Cesa.
Prima
le presentazioni: Lorenzo
Cesa è il segretario dell'UDC da un paio
d'anni. Nel 1993, quando era nella corrente dei
prandiniani rampanti della DC, gli venne notificato
un ordine di cattura: sparì per qualche giorno,
latitante. Questioni di qualche centinaio di milioni
di una tangente ANAS, spiccioli che arrivavano alle
seconde file. Poi si costituì. Lo condannarono a tre
anni e tre mesi per corruzione aggravata nel 2001.
La sentenza è stata poi riformata in appello per un
vizio procedurale perché il PM aveva avuto la bella
idea di rioccuparsi del caso come GUP.
Corruzione aggravata, mica male, e tre anni e tre
mesi sono parecchi.
Come al solito, le cose non contano, le cose non
vengono ricordate, chi se ne impippa e poco dopo
viene eletto segretario nazionale dell'UDC, carica
che riveste tuttora.
Oggi: Lorenzo Cesa
ha una società, la Global
Media, che si occupa di comunicazione e
altro, della quale si è ben guardato dal disfarsi
per ragioni di opportunità politica, cedendo -
solito giochetto - le quote di partecipazione
societaria alla moglie e al figlio. Già visto ma
sempre fastidioso.
Comunque, la società va bene e rende, ha un alto
fatturato e buoni clienti. Tutto bene? Forse.
Qualche dato: complessivamente, dal gennaio
del 2001 al 31 dicembre del 2006 sono entrati in
cassa ben 30 milioni e mezzo
di euro, pagati dai clienti della società.
Mica male. Se entrano nelle tasche di
Global Media, qualcuno
li ha fatti uscire dalle proprie, evidentemente.
Ecco i principali clienti:
- l'Udc e, prima, il
Ccd, ha pagato 3
milioni e 200 mila euro;
- l'Enel 3 milioni e
160 mila euro;
- Lottomatica 3 milioni
e 100 mila euro;
- il gruppo Finmeccanica
2 milioni e 700 mila euro;
- una società privata, Grey
Worldwide, 2 milioni di euro;
- la Sogei, la società
informatica del ministero delle Finanze, 1 milione e
900 mila euro;
- la società calabrese
Intersiel 1 milione e 600mila euro;
- Wind 1 milione e 180
mila euro;
- Fincantieri 700 mila
euro;
- infine, that's all folks, un cliente
privato ignoto ha versato 570 mila euro dall'ufficio
postale di Collecchio.
A Collecchio c'è la Parmalat, tanto per saperlo.
Un partito politico, un sacco di società dello
Stato, qualche raro privato, un ignoto benefattore
emiliano.
Qualche innocente considerazione a margine:
l'Enel è presieduta da
Piero Gnudi,
notoriamente vicino all'Udc. Nel consiglio
Finmeccanica siede
Franco Bonferroni, un
vecchio democristiano amico di Cesa. Il presidente
di Lottomatica fino a
poco tempo fa era Marco
Staderini, un uomo dell'Udc, mentre la
responsabile delle relazioni esterne della società
era fino a poco tempo fa la ex moglie di
Pier Ferdinando Casini,
Roberta Lubich. Una
scampagnata tra amici, nella quale ci si divide il
mangiare portato da casa.
Un'ultima innocente considerazione a margine:
se ci si domandasse chi ha pagato la campagna
elettorale di Lorenzo Cesa, la risposta sarebbe la
Fidanzia Sistemi, una
società pugliese. L'hanno fatto per sostegno ideale?
No, risultano tra i fornitori della
Global Media e, niente
accade per caso, ha incassato
1 milione e 350 mila euro dalla società di
Cesa poco tempo prima delle elezioni. Ma ne ha spesi
molto meno per la campagna elettorale. Come se, in
piccolo, io mi facessi finanziare la campagna
elettorale dal mio cartolaio, dandogli i soldi
prima. Come minimo, mia mamma mi riderebbe in faccia
se io lo facessi.
Chissà cosa ne pensa la mamma di Cesa. Io ne penso
male. |
Sotsass regalato.
Sabato pomeriggio pioveva e, come dovremmo fare
tutti noi, Mr. G.
leggeva a casa cose interessanti.
Siccome Mr. G. è il più
meraviglioso compagno di merende che trivigante
abbia mai avuto da quando è in giro, va da sé che
quando qualcosa di ciò che Mr.
G. legge o vede ricade nei dintorni, io mi
affretto ad accattarlo, perché non si sbaglia mai.
Dunque: lui, contento di quello che ha letto sabato,
ha deciso di condividerlo con me e qualcun altro, si
è scansionato i vecchi numeri di Domus, li ha
incollati con la coccoina digitale, ci ha aggiunto
delle immagini più che appropriate e me l'ha
inviato.
Dato che trattasi di lettura meravigliosa e dato che
a monte c'è un lavoro generoso di condivisione, io -
a sua insaputa - non posso non condividere
ulteriormente. Con una raccomandazione, cito: "l’articolo
è lungo e vista la scansione non delle migliori la
lettura forse non è delle più agevoli, ma abbiate
pazienza e aguzzate la vista". Aguzzate, perché
ne vale la pena:
Ettore Sottsass jr., Memoires di panna montata.
Grazie, Mr. G., iu
ar ze sansciain ov auar laivs. |
L'allegra nonché
inutile guida di Roma di trivigante.it (tre).
Piazza
Repubblica e gli orgasmoni: coloro che
hanno seguito le due puntate precedenti della guida
di Roma, ora dovrebbero trovarsi ai banchetti di
libri in via delle terme di
Diocleziano, con in mano una copia de
Le 12 fiche di Ercole,
grossomodo, se hanno seguito fedelmente le
istruzioni (cfr.
b.site 17 febbraio
2007). Ora è tempo di dismettere i balocchi,
rinfoderare gli svaghi e mettersi in marcia, per
proseguire l'esplorazione guardinga del territorio
circostante. Poiché mi sento in colpa ad avervi
lasciato da soli per più di un mese alla bancarella
dei libri in compagnia dei professori sudicioni,
questa puntata vi propongo visite di solo sollazzo o
quasi, così che l'animo sia ritemprato quanto lo
spirito.
Tornate verso Piazza Repubblica ed entrate nella
basilica di Santa Maria degli
Angeli (c'è scritto fuori,
qui un'immagine per riconoscerla agevolmente).
Le terme di Diocleziano, Michelangelo, la tomba del
maledetto Diaz su un fusto di cannone, la chiesa
ufficiale dello Stato italiano eccetera eccetera,
ecco, tutte queste cose le trovate sulla guida del
tùring e, quindi, rimando ad essa. Quello che
interessa a me è la
meridiana:
un
foro nella volta a far da gnomone, una linea retta
in bronzo sul pavimento a far da meridiana,
quarantacinque metri di sviluppo per trecento anni
di storia. Ecco le coordinate. Bellissima e
affascinante, fu costruita nel
1701 perché a Bologna,
e la cosa irritava molto gli zebedei a certi
maggiorenti, esisteva da cinquant'anni una meridiana
più grande e più lunga, costruita da
Cassini in San
Petronio. Non sarà mai, dunque, che a Bologna hanno
la meridiana più grossa che a Roma, si chiami dunque
il papal astronomo e un bel mucchio di magutti e si
dia inizio all'opera, qualcuno disse nella capitale.
Detto, fatto. La si può vedere, integra, ancora
oggi,
che taglia a metà la basilica. Certo, un
difettuccio ce l'ha, ma lo si dica a bassissima
voce: è corta, maledizione, a Bologna se la ridono
ancora per questo, sfrontati. Però resta bellissima,
perché - si sa - le dimensioni non contano (detto
tipico romano).
Uscendo dalla basilica, fermatevi sulla porta un
secondo per considerare due cose: la prima, la
piazza che vedete (Repubblica
o Esedra, a seconda dei
costumi) ricalca esattamente la vasca maggiore delle
terme di Diocleziano, paro paro come l'esedra; la
seconda, se osservate da questa prospettiva la
fontana delle Naiadi al
centro della piazza, potete ammirare una tonda
naiade che si fa un giocoso bidet con gran
soddisfazion.
Ora, come promesso, è l'ora del riposo: attraversate
la piazza e scendete per via
Nazionale, tenendo la sinistra, inteso come
marciapiede. Nell'arco di cento metri al massimo, vi
troverete di fronte all'Hotel
Quirinale (qui).
Non affitta camere a ore, se è a questo che
pensavate, ma è aperto per chi voglia consumare un
aperitivo senza essere possessore di una camera.
Giuro che è spassoso: stucchi enormi, statue
canoviane, camerieri tutti d'oro, pianisti in
smoking che suonano anche alle duemmezza del
pomeriggio del quindici di agosto, palme in
giardino, gentildonne tedesche secolari che perdono
la dentiera nei gin con la tonica, giapponesi nani
che van via sbronzi dopo un campari soda, quadri
vedutisti di otto metri di lato in sale concrete da
cinquanta metri di lato, bambini americani
quarantenni e abnormi abbivaccati su divani di seta,
insomma:
sontuoso e cafone, regale e ormai dimesso perché
preda dei turisti mostri. Bellissimo, consiglio un
aperitivo ristoratore con annesse chiacchiere non
brevi ma lunghe (più
chiacchiere
che alcool, i prezzi non sono esattamente popolari).
Ora, tornate sui vostri passi a seconda della
velocità che il numero dei vostri aperitivi vi
concede, attraversate nuovamente la piazza e
proseguite per via Cernaia,
costeggiando la palestra maggiore delle terme
romane. Duecento metri massimo massimo ed eccovi a
fianco di uno dei lati del chiostro di Michelangelo,
sempre alle terme, precisamente il lato su cui si
addossano le celle dei monaci
(qui a destra si intuiscono in basso). Breve
descrizione in stile immobiliarista: metratura, a
occhio, non meno di settanta metri quadri cadauna,
giardino privato con piccolo aranceto, esposizione
nord-sud, ottimale, entrata doppia e indipendente,
possibilità di cella a doppio piano, manufattura
cinquecentesca completamente ristrutturata da poco,
epigrafi e statue romane originali a bizzeffe per
arredare in stile classico i vostri spazi, subito
libero (i frati non ci sono più), architettura
michelangiolesca. Sconsiglio di entrare in
trattativa, basta uno sguardo e considerare che,
talvolta, la vita monacale aveva i suoi bei
vantaggi.
E via verso la ultima tappa di questa puntata della
guida: prendete via Pastrengo, alle vostre spalle e
girate a sinistra in via XX settembre, fino alla
chiesa di
Santa Maria della Vittoria. Entrate, saltate
tutto fino alla cappella in fondo a sinistra, che
contiene l'Estasi
di Santa Teresa d'Avila (1652), scultura
in marmo e bronzo dorato di Gian Lorenzo Bernini.
Non è per Bernini e nemmeno per Santa Teresa, non è
per la chiesa né, tantomeno, per l'arte in sé o
quant'altro. Osservate il
volto di Santa Teresa trafitta dal raggio di
luce divino e ditemi se non si tratta del più
potente, energico, clamoroso, trascinante e
godurioso orgasmo mai visto su statua inanimata.
Qualcuno, in modo soft, ha parlato di "erotismo
sacro" per alludere a quanto vado dicendo (Bataille).
Io, garantisco, mai visto nulla del genere, lascio
ad altrui considerazioni ulteriori.
La solita nota organizzativa: un
riepilogo sintetico di quanto detto in questa
terza parte della guida romana di trivigante.it (il
riepilogo complessivo delle puntate della guida è
nella colonna di sinistra del b.site).
Vi aspetto al pullman. |
Trivigante
intervista i suoi nemici: il presidente della SIAE.
Vado
a cominciare una bella iniziativa nuova nuova, le
sagaci interviste con i miei nemici giurati cui
auguro ogni volta una buffa forma di demenza
intermittente.
Ho incontrato
Giorgio Assumma, avvocato nonché
presidente della SIAE
(Società Italiana Autori ed Editori), vale a dire
l'istituto più cretino che mente umana possa avere
mai concepito, e l'ho intervistato.
Motivo della mia intervista, tra gli innumerevoli
motivi che ho per odiare la SIAE, è il cosiddetto "equo
compenso", cioè il sovrapprezzo che viene
applicato su cd, dvd e cassette vergini per
compensare il (presunto) mancato guadagno di autori
ed editori sulle copie private. Private, appunto...
Per inciso, la SIAE nel 2005 ha incassato poco meno
di 73 milioni di euro
dall’equo compenso per la copia privata, cioè dai cd
e dvd che abbiamo comprato noi per salvarci i nostri
file di word o le foto delle vacanze.
Comunque, ecco di seguito il testo dell'intervista
(in bordò e senza le virgolette le mie domande):
Ciao
Assumma, giusto per cominciare, di' una bella
cazzata.
«Chiamare tassa l’equo compenso è un errore
gravissimo».
Caspita, sei partito forte,
mica male, sono impressionato. Sinceramente, mi
auguro che su 'sta cosa dell'equo compenso riescano
a fregarvi il più possibile...
«All’interno della Siae opera una task force
deputata proprio a effettuare ispezioni e rilevare
illeciti, ma fornire dati precisi sull’evasione
dell’equo compenso è impossibile. Finora, tuttavia,
un migliaio di operazioni hanno portato a 40 azioni
legali e oltre 10 mila cancellazioni di aste online.
Una cosa è certa: i controlli ci sono, anche perché
siamo arrivati in ritardo rispetto ad altri Paesi
dove l'equo compenso esiste da molti anni, e abbiamo
tutto l'interesse a recuperare il tempo e i guadagni
perduti».
Me li immagino, gli SWAT della
SIAE! Orco se sei avido! Terribile, sei una persona
terribile. E che cosa ne fate del denaro che
sottraete dalle borsette delle persone anziane e dai
cappelli dei mendicanti fuori dalle chiese?
«Il criterio è chiaro e indicato sul nostro sito
web: va agli iscritti della Siae».
Occacchio, non vi fermate
davanti a nulla. E' vero che incassate una marea di
soldi con l'equo compenso?
«Quello dei supporti è un mercato di dimensioni
notevoli, e il nostro incasso è paragonabile a
quello degli organismi analoghi in tutta Europa».
Mavaffanculo, scusa, se io
salvo su dvd le fotografie della mia gita a
Rivarello con la mia fidanzata, oppure le
registrazioni audio del mio gruppo di autocoscienza
femminile contro-il-nucleare, mi spieghi cosa te ne
frega a te?
«Nessuno è riuscito a proporci un sistema valido
per differenziare i vari usi del supporto, così la
legge applica un criterio che apparentemente
presenta discrasie ingiustificate, ma è inevitabile.
Se fosse possibile individuarne un altro, io stesso
sarei contento di non pagare l’equo compenso per
registrare i miei testi o il mio archivio su cd e
dvd. D’altra parte, nella determinazione
dell’importo si è già tenuto conto di chi non usa
questi supporti per copiare opere altrui, altrimenti
l’incidenza sarebbe maggiore».
Ma che bontà. Adesso mi verrai
a dire che ci farai pagare anche per i cd che
appendiamo allo specchietto retrovisore per
ingannare l'autovelox...
«Al momento la legge non lo prevede, ma è una
possibilità che stiamo valutando».
Ma siete delle iene non
ridens... oltre al fatto che - probabilmente - a
settantadue anni ti sfugge il significato
preciso di espressioni come "libera circolazione
delle idee e dei contenuti" e così via, ma hai
precisissimo il significato dei soldi. Infatti,
quando compro un cd mi fai pagare, quando lo copio
per me mi fai pagare, se fotocopio una poesia alla
mia morosa mi fai pagare... cacchio, sei un mostro babbione.
«Il diritto d’autore non è uno solo, ma tanti:
leggere, riprodurre, circolare, prestare, dare in
noleggio e altri. Non si paga più volte, si pagano
più autorizzazioni diverse».
Chedduepalle, ripeti sempre le
stesse cose... Magari se apro il tuo corpo ci trovo
un mangiadischi che suona sempre la stessa broda (su
cui, per inciso, avrai di certo pagato la SIAE)...
«Sono usi differenti, e per ognuno si versa un
corrispettivo».
Granitico nell'ottusità. Dai,
fatti un paio di domande e datti un paio di
risposte.
«Il legislatore si adegua ad uno stato di fatto.
Nell’era di internet esistono mezzi tecnici per
impedire il download illegale di materiale protetto
da copyright? Allora cerchiamoli e legittimiamoli.
Non ci sono? Allora troviamo un metodo che
garantisca la riscossione dei diritti. Come Siae non
siamo arroccati su posizioni di retroguardia, anzi
ci impegniamo a trovare soluzioni nuove, ma le legge
ci impone di difendere i diritti d'autore ed è
questo che vogliono gli oltre 80 mila iscritti che
rappresentiamo. I fortunati che hanno incassi
rilevanti sono pochissimi, noi dobbiamo pensare
soprattutto gli altri».
E ora: un'ovvietà, dai!,
stupiscici!
«Se lei ha un impresa e non paga i contributi
avrà i bilanci in attivo, mentre se è in regola,
magari fallisce. È questo il punto: si ricorre
all’illegalità per sfuggire ai balzelli della
legge».
Io ho una tua brutta foto sul
desctop del mio pc. A norma di legge, posso tenerla
senza pagarti?
«Ci tengo a precisare che è un reato a tutti gli
effetti, anche con riferimento alla sentenza dello
scorso gennaio sui ragazzi torinesi che avevano un
server privato sui computer dell'università. In quel
caso è stata applicata la norma vigente all'epoca
dei fatti, con le leggi attuali sarebbe andata
diversamente».
Ho capito. Metti, per esempio,
che tu domani muori. Devo continuare a pagare i tuoi
eredi per un'inutile tua foto sul desctop?
«In tutte le normative ispirate a quella
francese, il diritto si protrae sempre oltre la
morte dell’autore. Un po’ perché a volte le opere
composte in vita non hanno successo, e quindi si dà
loro una seconda possibilità, un po’ perché la
consapevolezza di poter lasciare un reddito agli
eredi spinge gli autori ad un maggiore sforzo
creativo».
Ma non c'è sforzo creativo in
una tua foto... ed è allo stesso modo ovvio che non
avrà mai successo...
Vabbè, sai che faccio? Adesso spengo il
videoregistratore e puoi dire un paio di cose in
libertà, che non riporterò nell'intervista. Che
siano sincere, però!
«La nostra vocazione è far pagare più soldi
possibile, siamo valutando tutti i mezzi per
incassare di più, ma dobbiamo anche pensare alla
cultura, quindi vogliamo lasciare degli spazi di
movimento. D’altronde è proprio del nostro diritto
prevedere delle libere utilizzazioni: è possibile ad
esempio riprodurre una poesia in un'antologia senza
permessi, o utilizzare spezzoni di film, entro certi
limiti».
Sei senza speranza e, posso
dirlo?, mi stai sulle balle. E pensa che, per
fortuna, non abbiamo parlato del fatto che dici un
sacco di imbecillate, sei volgare e sei a capo di
una lobby anacronistica...
«Certo, lì è il discorso è un po’ più complesso».
Certo.
[nota finale: i più furbetti tra voi avranno già
capito com'è andata davvero, per gli altri ecco la
soluzione. Orrendo ma vero]. |
I migliori incipit
della nostra vita.
Torno brevemente sulla questione degli incipit (cfr.
b.site 6 luglio 2006)
per celebrare, senza indugio, quello che io ritengo
essere il gran campione di sempre degli
inizi-di-libro, vale a dire colui che è in grado
meglio di chiunque altro, secondo la mia esperienza,
di dare l'avvio a un romanzo, racconto, poesia che
si voglia, con incipit a volte fulminanti, a volte
spassosi, a volte talmente sintetici da aver già
detto tutto: Raymond Queneau
(fiato alle trombette). Ecco, è lui il migliore,
secondo me, suoi sono gli incipit più belli che io
abbia mai letto o, perlomeno, suoi sono i modi più
accattivanti per indurmi alla lettura di un libro in
cui io mi sia mai imbattuto. I suoi romanzi (o
esercizi di stile, o cosmogonie) non sono da meno,
ma quando penso a Queneau mi vengono in mente gli
inizi, meravigliosi.
De gustibus, ovviamente, nel frattempo io ne
riporto alcuni (godeva di ottimi traduttori, è il
caso di dirlo):
I fiori blu:
Il venticinque settembre
milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il
Duca d'Auge salì in cima al torrione del suo
castello per considerare un momentino la situazione
storica. La trovò poco chiara. Resti del passato
alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle
rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due;
poco distante un Gallo, forse Eudeno, immergeva
audacemente i piedi nella fresca corrente.
Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di
qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio
Franco, ignoto Vandalo. I Normanni bevevan calvadòs.
Il Duca d'Auge sospirò pur senza interrompere
l'attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i
Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano
Greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi
chiudevano le persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
Odile:
Quando questa storia
comincia, mi trovo sulla strada cha va da Bou Jeloud
a Bad Fetouh costeggiando le mura della città. È
piovuto. Le pozzanghere riflettono le ultime nuvole.
Il fango si attacca ai chiodi dei miei scarponi.
Sono sporco e malvestito, un militare reduce da
quattro mesi di colonna. Davanti a me un arabo
immobile guarda la campagna e il cielo, poeta,
filosofo, nobile.
Zazie nel metro:
Macchiffastapuzza, si
chiese Gabriel, arcistufo. Impossibile, mai che
puliscano. Sul giornale c'è scritto che a Parigi non
c'è nemmeno l'undici per cento di appartamenti col
bagno, non c'è da meravigliarsi, ma ci si può lavare
anche senza. Tutti questi che mi stan d'attorno,
però, devo dire che mica fanno di gran sforzi.
D'altra parte, perché dovrebb'essere una selezione
fra i più lerci di Parigi? Non c'è motivo. È il
caso. È assurdo supporre che la gente che sta
aspettando alla Gare d'Austerlitz puzzi più di
quella che aspetta alla Gare de Lyon. No, via, non
ci sarebbe proprio motivo. Però, dico: ma che odore.
Il diario intimo di Sally Mara:
13 gennaio. È partito. La nave salpa sbuffando il
suo monotono fumo sullo schermo del cielo. Fischia,
ansima, se ne va, portandosi via Monsieur Presle, il
mio professore di lingua francese. Ho sventolato il
fazzoletto e ora lo inzuppo di lacrime prima di
stringerlo, stanotte, tra le gambe, sul cuore. Oh,
God, chi mai conoscerà il mio tormento, chi mai
saprà che Monsieur Presle porta con sé tutta l'anima
mia, la quale è certamente immortale. Non mi ha mai
fatto niente, Michel, Monsieur Presle, voglio dire.
So che gli uomini della sua età fanno certe cose
alle ragazze pazzerelle della mia. Quali cose e
perché? Lo ignoro. Io sono vergine, vale a dire non
ho mai subito manipolazioni ("terreno vergine:
terreno che non ha mai subito manipolazioni" dice il
dizionario). Monsieur Presle non mi ha mai toccata.
Suburbio e fuga:
Le immondizie
rotolarono dalla cassetta metallica e caddero in
tromba nel grande bidone del pianterreno, gusci
d'uova, torsoli, carte unte, bucce. Un odore molle e
parassitario ne accompagnò la deiscenza, mica tanto
sgradevole quest'odore, non troppo diverso dal
profumo del muschio umido dei boschi più profondi ma
con un retrogusto di zinco dovuto al recipiente che
a mezzo dell'apposita limitrofa carriola sarà
trasferito lungo il marciapiede per gli spazzini che
all'alba porteranno tutto via. Sbarazzata del suo
contenuto, la cassetta sospesa a un braccio virile
stava per riprendere il cammino verso il sesto piano
quando sopraggiunse una servetta.
Icaro involato:
Sui fogli, niente
Icaro; tra i fogli, neppure. Cerca sotto i mobili,
apre gli armadi, va a vedere nel WC: nessun Icaro.
Cappello, bastone, ed eccolo fuori: chiama un
fiacre.
- Mi porti a rue Bochart de Saron 47, e alla svelta!
Il cavallo vola, in un baleno la carrozza è davanti
al numero 47 di rue Bochart de Saron. Il cliente
scende, dice "aspetti", si precipita, fa quattro
piani tutti d'un fiato, scampanella, la porta si
apre.
Piccola cosmogonia
portatile:
La
terra smorta e mézza si dimostra
e muggisce fermenti distillando,
che chiocciano nel tubo ove s'aspirano
vini autoctoni che le croste fecero
della notte, goccette che al microbico
ingresso van del cieco pozzo. Appare
la terra: smorta e mézza s'imbibisce
della febbre, preludio di fottuti
uragani. S'impone calma. Nuvole
si sono fuse in un balordo piombo
di soldati sopravvissuti. Un'edera,
una gardenia, fanciulleschi fiori,
mettono in giogo dei maturi tempi
alla terra...
La domenica della vita:
Non poteva immaginarselo che ogni volta che passava
davanti alla sua bottega, lei lo guardava, la
negoziante, il soldato Bru. Camminava con
naturalezza, allegramente, infustito di cachi, il
capello quel che se ne vedeva sotto il kepì il
capello tagliato regolare e quasi che lustro, le
mani lungo la cucitura dei pantaloni, le mani di cui
l'una, la destra, si levava a intervalli regolari
per rispettare un superiore di grado o per
rispondere al saluto di qualche smobilitato. |
La casa Savoia.
A margine e corredo di quanto detto ieri e in
precedenza su Re
sciaboletta, la
legge razziale e
Casa Savoia in
generale, esiste una canzone che esprime in modo
piuttosto preciso il pensiero di trivigante sui
membri, tutti, dell'ex-casa reale, discendenti
attuali compresi. E' una canzone del
Gruppo Padano di Piadena, gruppo che nulla ha a
che vedere con odierni dementi in camicia verde, e
si intitola, a scanso di qualunque equivoco,
A morte la casa Savoia.
Qui il file audio da scaricare (un'indicazione
doverosa: il Gruppo Padano di
Piadena esiste ancora
oggi, ragione per
cui invito tutti a contattarli per altro materiale
audio del genere di A morte
la casa Savoia o per un semplice
apprezzamento, se avete gradito).
Una delle ragioni che mi spinge a tanto accanimento
verso i piemontesi balenghi di
Casa Savoia è il caso di
Giovanni Passannante,
di cui parlai tempo fa (cfr.
b.site 19 giugno 2006),
segregato, torturato e ucciso in maniera
agghiacciante per delitto di
non-lesa maestà, ancora in attesa di una
degna sepoltura novantasette anni dopo (rilancio il
link alla petizione). Dunque, è a lui che è
dedicata questa canzone:
A morte la
Casa Savoia
bagnata da un'onda di sangue,
si sveglia il popol che langue,
si sveglia il popol che langue!
O ladri del nostro sudore
nel mondo siam tutti fratelli,
noi siamo le schiere ribelli,
sorgiamo che giunta è la fin!
sorgiamo che giunta è la fin!
A morte il Re e il principin,
a morte il Re e il principin! |
|
|
Dopo la
Dichiarazione sulla razza, la legge.
Recepita
la Dichiarazione (cfr.
b.site 7/8/15 febbraio
e 8 marzo 2007), Re
sciaboletta ci pensò su qualche giorno,
pochi, e con la matita copiativa, la carta carbone,
la lavagna magica, la fotocopiatrice a legna, prese
la Dichiarazione pari
pari e la tramutò in decreto legge a metà di
novembre del 1938.
Certo, a detta di alcuni storici pare che Vittorio
Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia (riporto
il nome completo con fini di dileggio) abbia
protestato energicamente con Mussolini riguardo le
future leggi razziali, opponendo vigorose
discussioni e silenzi ingrugniti. Ora, comunque sia,
resta il fatto che il testo del decreto legge non
attenua per nulla quelle che erano le direttive
della Dichiarazione sulla
razza del Gran Consiglio del Fascismo, e che
le pubbliche riserve del Re nei confronti delle
azioni di Mussolini si limitarono, nella maggior
parte dei casi, a obiezioni di carattere procedurale
(ordine delle firme, per esempio). Rimando per le
considerazioni sulla grandezza o pochezza del
signore in questione alla vasta letteratura
disponibile, quel che interessa a me in questo
frangente è il testo della cosiddetta
legge razziale, che non
avevo mai letto davvero fino in fondo, ma spesso
citato. Vergogna e sfacelo su di me. Ma molta molta
più vergogna, sfacelo e distruzione su chi,
interpellato come erede legittimo, sminuì
pesantemente la gravità e il peso di questa legge,
seppur interrogato inopportunamente.
In ogni caso, il testo integrale:
DECRETO-LEGGE 17 novembre
1938-XVII, n.1728
Provvedimenti per la difesa della razza italiana
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER LA
VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA IMPERATORE D'ETIOPIA
Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di
provvedere;
Visto l'art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio
1926-IV, n. 100, sulla facoltà del potere esecutivo
di emanare norme giuridiche;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del DUCE, Primo Ministro Segretario
di Stato, Ministro per l'interno, di concerto coi
Ministri per gli affari esteri, per la grazia e
giustizia, per le finanze e per le corporazioni;
Abbiamo decretato e decretiamo:
CAPO I
Provvedimenti relativi ai matrimoni
Art. 1. Il matrimonio del cittadino italiano di
razza ariana con persona appartenente ad altra razza
è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con
tale divieto è nullo.
Art. 2. Fermo il divieto di cui all'art. 1, il
matrimonio del cittadino italiano con persona di
nazionalità straniera è subordinato al preventivo
consenso del Ministero per l'interno. I trasgressori
sono puniti con l'arresto fino a tre mesi e con
l'ammenda fino a lire diecimila.
Art. 3. Fermo il divieto di cui all'art. 1, i
dipendenti delle Amministrazioni civili e militari
dello Stato, delle Organizzazioni del Partito
Nazionale Fascista o da esso controllate, delle
Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, degli
Enti parastatali e delle Associazioni sindacali ed
Enti collaterali non possono contrarre matrimonio
con persone di nazionalità straniera. Salva
l'applicazione, ove ne ricorrano gli estremi, delle
sanzioni previste dall'art. 2, la trasgressione del
predetto divieto importa la perdita dell'impiego e
del grado.
Art. 4. Ai fini dell'applicazione degli articoli 2 e
3, gli italiani non regnicoli non sono considerati
stranieri.
Art. 5. L'ufficiale dello stato civile, richiesto di
pubblicazioni di matrimonio, è obbligato ad
accertare, indipendentemente dalle dichiarazioni
delle parti, la razza e lo stato di cittadinanza di
entrambi i richiedenti. Nel caso previsto dall'art.
1, non procederà nè alle pubblicazioni nè alla
celebrazione del matrimonio. L'ufficiale dello stato
civile che trasgredisce al disposto del presente
articolo è punito con l'ammenda da lire cinquecento
a lire cinquemila.
Art. 6. Non può produrre effetti civili e non deve,
quindi, essere trascritto nei registri dello stato
civile, a norma dell'art.5 della legge 27 maggio
1929-VII, n. 847, il matrimonio celebrato in
violazione dell'art.1. Al ministro del culto,
davanti al quale sia celebrato tale matrimonio, è
vietato l'adempimento di quanto disposto dal primo
comma dell'art.8 della predetta legge. I
trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire
cinquecento a lire cinquemila.
Art. 7. L'ufficiale dello stato civile che ha
proceduto alla trascrizione degli atti relativi a
matrimoni celebrati senza l'osservanza del disposto
dell'art. 2 è tenuto a farne immediata denunzia
all'autorità competente.
CAPO II
Degli appartenenti alla razza ebraica
Art. 8. Agli effetti di legge:
a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori
entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a
religione diversa da quella ebraica;
b) è considerato di razza ebraica colui che è nato
da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di
nazionalità straniera;
c) è considerato di razza ebraica colui che è nato
da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il
padre;
d) è considerato di razza ebraica colui che, pur
essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di
cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla
religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una
comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in
qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo.
Non è considerato di razza ebraica colui che è nato
da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo
di razza ebraica, che, alla data del 1í ottobre
1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella
ebraica.
Art. 9. L'appartenenza alla razza ebraica deve
essere denunziata ed annotata nei registri dello
stato civile e della popolazione. Tutti gli estratti
dei predetti registri ed i certificati relativi, che
riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono
fare espressa menzione di tale annotazione.Uguale
menzione deve farsi negli atti relativi a
concessione o autorizzazioni della pubblica
autorità. I contravventori alle disposizioni del
presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a
lire duemila.
Art. 10. I cittadini italiani di razza ebraica non
possono:
a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di
minori o di incapaci non appartenenti alla razza
ebraica
c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo,
di aziende dichiarate interessanti la difesa della
Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 R.
decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di
aziende di qualunque natura che impieghino cento o
più persone, nè avere di dette aziende la direzione
nè assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione
o di sindaco;
d) essere proprietari di terreni che, in complesso,
abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;
e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in
complesso, abbiano un imponibile superiore a lire
ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista
l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli
accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione
dell'imposta straordinaria sulla proprietà
immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre
1936-XIV, n. 1743. Con decreto Reale, su proposta
del Ministro per le finanze, di concerto coi
Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia,
per le corporazioni e per gli scambi e valute,
saranno emanate le norme per l'attuazione delle
disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
Art. 11. Il genitore di razza ebraica può essere
privato della patria potestà sui figli che
appartengono a religione diversa da quella ebraica,
qualora risulti che egli impartisca ad essi una
educazione non corrispondente ai loro principi
religiosi o ai fini nazionali.
Art. 12. Gli appartenenti alla razza ebraica non
possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di
domestici, cittadini italiani di razza ariana. I
trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille
a lire cinquemila.
Art. 13. Non possono avere alle proprie dipendenze
persone appartenenti alla razza ebraica:
a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato;
b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni
che ne dipendono o che ne sono controllate;
c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni,
delle Istituzioni pubbliche di assistenza e
beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende,
comprese quelle dei trasporti in gestione diretta,
amministrate o mantenute col concorso delle
Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche
di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi;
d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate;
e) le Amministrazioni degli Enti parastatali,
comunque costituiti e denominati, delle Opere
nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti
collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed
Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento
autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello
Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con
contributi di carattere continuativo;
f) le Amministrazioni delle aziende annesse o
direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla
precedente lettera e) o che attingono ad essi, in
modo prevalente, i mezzi necessari per il
raggiungimento dei propri fini, nonché delle
società, il cui capitale sia costituito, almeno per
metà del suo importo, con la partecipazione dello
Stato;
g) le Amministrazioni delle banche di interesse
nazionale;
h) le Amministrazioni delle imprese private di
assicurazione.
Art. 14. Il Ministro per l'interno, sulla
documentata istanza degli interessati, può, caso per
caso, dichiarare non applicabili le disposizioni
dell'art 10, nonché dell'art. 13, lett. h):
a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre
libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti
per la causa fascista;
b) a coloro che si trovino in una delle seguenti
condizioni:
1. mutilati, invalidi, feriti, volontari di guerra o
decorati al valore nelle guerre libica, mondiale,
etiopica e spagnola;
2. combattenti nelle guerre libica, mondiale,
etiopica, spagnola che abbiano conseguito almeno la
croce al merito di guerra;
3. mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
4. iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni
1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
5. legionari fiumani;
6. abbiano acquisito eccezionali benemerenze, da
valutarsi a termini dell'art.16.
Nei casi preveduti alla lett. b), il beneficio può
essere esteso ai componenti la famiglia delle
persone ivi elencate, anche se queste siano
premorte. Gli interessati possono richiedere
l'annotazione del provvedimento del Ministro per
l'interno nei registri di stato civile e di
popolazione. Il provvedimento del Ministro per
l'interno non è soggetto ad alcun gravame, sia in
via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 15. Ai fini dell'applicazione dell'art. 14,
sono considerati componenti della famiglia, oltre il
coniuge, gli ascendenti e i discendenti fino al
secondo grado.
Art. 16. Per la valutazione delle speciali
benemerenze di cui all'art. 14 lett. b), n. 6, è
istituita, presso il Ministero dell'interno, una
Commissione composta del Sottosegretario di Stato
all'interno, che la presiede, di un Vice Segretario
del Partito Nazionale Fascista e del Capo di Stato
Maggiore della Milizia Volontaria Sicurezza
Nazionale.
Art. 17. è vietato agli ebrei stranieri di fissare
stabile dimora nel Regno, in Libia e nei
Possedimenti dell'Egeo.
CAPO III
Disposizioni transitorie e finali
Art. 18. Per il periodo di tre mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto, è data
facoltà al Ministro per l'interno, sentita
l'Amministrazione interessata, di dispensare, in
casi speciali, dal divieto di cui all'art. 3, gli
impiegati che intendono contrarre matrimonio con
persona straniera di razza ariana.
Art. 19. Ai fini dell'applicazione dell'art. 9,
tutti coloro che si trovano nelle condizioni di cui
all'art.8, devono farne denunzia all'ufficio di
stato civile del Comune di residenza, entro 90
giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto. Coloro che non adempiono a tale obbligo
entro il termine prescritto o forniscono dati
inesatti o incompleti sono puniti con l'arresto fino
ad un mese e con l'ammenda fino a lire tremila.
Art. 20. I dipendenti degli Enti indicati nell'art.13,
che appartengono alla razza ebraica, saranno
dispensati dal servizio nel termine di tre mesi
dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
Art. 21. I dipendenti dello Stato in pianta stabile,
dispensati dal servizio a norma dell'art.20, sono
ammessi a far valere il diritto al trattamento di
quiescenza loro spettante a termini di legge. In
deroga alle vigenti disposizioni, a coloro che non
hanno maturato il periodo di tempo prescritto è
concesso il trattamento minimo di pensione se hanno
compiuto almeno dieci anni di servizio; negli altri
casi è concessa una indennità pari a tanti
dodicesimi dell'ultimo stipendio quanti sono gli
anni di servizio compiuti.
Art. 22. Le disposizioni di cui all'art.21 sono
estese, in quanto applicabili, agli Enti indicati
alle lettere b),c),d),e),f),g),h), dell'art.13. Gli
Enti, nei cui confronti non sono applicabili le
disposizioni dell'art.21, liquideranno, ai
dipendenti dispensati dal servizio, gli assegni o le
indennità previste dai propri ordinamenti o dalle
norme che regolano il rapporto di impiego per i casi
di dispensa o licenziamento per motivi estranei alla
volontà dei dipendenti.
Art. 23. Le concessioni di cittadinanza italiana
comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al
1° gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto
revocate.
Art. 24. Gli ebrei stranieri e quelli nei cui
confronti si applichi l'art.23, i quali abbiano
iniziato il loro soggiorno nel Regno, in Libia e nei
Possedimenti dell'Egeo posteriormente al 1° gennaio
1919, debbono lasciare il territorio del Regno,
della Libia e dei possedimenti dell'Egeo entro il 12
marzo 1939-XVII. Coloro che non avranno ottemperato
a tale obbligo entro il termine suddetto saranno
puniti con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda
fino a lire 5.000 e saranno espulsi a norma dell'art.150
del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza,
approvato con R. decreto 18 giugno 1931-IX, n. 773.
Art. 25. La disposizione dell'art.24 non si applica
agli ebrei di nazionalità straniera i quali,
anteriormente al 1° ottobrel938-XVI:
a) abbiano compiuto il 65° anno di età;
b) abbiano contratto matrimonio con persone di
cittadinanza italiana.
Ai fini dell'applicazione del presente articolo, gli
interessati dovranno far pervenire documentata
istanza al Ministero dell'interno entra trenta
giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto.
Art. 26. Le questioni relative all'applicazione del
presente decreto saranno risolte, caso per caso, dal
Ministro per l'interno, sentiti i Ministri
eventualmente interessati, e previo parere di una
Commissione da lui nominata. Il provvedimento non è
soggetto ad alcun gravame, sia in via
amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 27. Nulla è innovato per quanto riguarda il
pubblico esercizio del culto e la attività delle
comunità israelitiche, secondo le leggi vigenti,
salvo le modificazioni eventualmente necessarie per
coordinare tali leggi con le disposizioni del
presente decreto.
Art. 28. è abrogata ogni disposizione contraria o,
comunque, incompatibile con quella del presente
decreto.
Art. 29. Il Governo del Re è autorizzato ad emanare
le norme necessarie per l'attuazione del presente
decreto. Il presente decreto sarà presentato al
Parlamento per la sua conversione in legge. Il DUCE,
Ministro per l'interno, proponente, è autorizzato a
presentare relativo disegno di legge.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del
sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta
ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno
d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e
farlo osservare.
Dato a Roma, addì 17 novembre 1938 - XVII
Vittorio Emanuele, Mussolini, Ciano, Solmi, Di Revel,
Lantini |
Voglio cinquanta
euri anche io.
Io non possiedo un apparecchio televisivo perché mia
mamma non vuole che io guardi il TG1, perché dice
che poi divento cattolico. Probabilmente ha ragione,
mi dico io, il lato positivo è che posso mangiare la
cioccolata anche prima di pasqua e non devo andare a
raccontare le mie fornicazioni a un prete.
Come
dicevo tempo fa (b.site 6 novembre 2006, "Stronzistronzistronzi"),
continuo a ricevere lettere minatorie dalla RAI,
nelle quali mi minacciano di cavarmi gli occhi e di
friggere il mio pesce rosso se non pago il canone.
Naturalmente, non gli passa minimamente per la capa
che io, magari, non possiedo una tv.
Ho scritto alcune volte queste mie considerazioni
all'ufficio UsuRAI,
senza mai ricevere risposta, come - immagino - varie
migliaia di italiani. Ora, però, il
Giudice di Pace di
Varese ha ristabilito la verità primigenia,
condannando la RAI per
un linguaggio che va al di là delle competenze
RAI e si configura come una "pressione
ingiustificata" oltreché come una "condotta
illegittima" a pagare cinquanta euri a titolo di
risarcimento.
Qui la sentenza. E ora possono partire le
richieste di danni, a condizione che ci si sia presi
la briga di rispondere alle lettere minacciose.
Naturalmente, come succede sempre, tra poco qualcuno
stabilirà che non si possono avanzare richieste di
risarcimento, pur stigmatizzando etc. etc.
Il solito. Prima che ciò avvenga, coloro che sono
stati vessati dall'ufficio spacca-dita della RAI
possono utilizzare
questa diffida. La cosa in sé, ovvio, è e resta
più che miserabile e trivigante disdegna,
ringraziando nel contempo mr.
GM per la generosa segnalazione. |
Dopo il Manifesto,
la Dichiarazione sulla razza.
A
seguire il Manifesto della razza,
pubblicato sul "Giornale d'Italia" il 15 luglio 1938
(cfr. b.site 7/8/15
febbraio 2007), in un crescendo drammatico, il
Gran Consiglio del Fascismo (organo
costituzionale a tutti gli effetti) votò e promulgò
la Dichiarazione sulla
razza (la votazione fu il 6 ottobre 1938,
la pubblicazione sul "Foglio d'ordine" del PNF
avvenne il 26 ottobre 1938).
Non si tratta, evidentemente, di una legge, bensì di
una dichiarazione di indirizzo che spiana la strada
alla legge di poco successiva, di cui tratterò più
avanti. Naturalmente le norme contenute nella
Dichiarazione,
trattandosi di direttive del massimo organo
costituzionale, ebbero effetto immediato. Se il
Manifesto tentava, in qualche caso, di
mediare e di moderare i toni, la
Dichiarazione è più che
esplicita e racconta un deciso giro di vite avvenuto
nell'arco di quattro mesi che porterà a ciò che è
noto.
L'immagine qui a sinistra rende bene il tenore del
dibattito...
Ecco, dunque, il testo:
DICHIARAZIONE SULLA RAZZA
Votata
dal Gran consiglio il 6 ottobre 1938
Pubblicata sul "Foglio d'ordine" del PNF del 26
ottobre 1938
Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla
conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente
dei problemi razziali e la necessità di una
coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha
svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva,
diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo
della razza italiana, miglioramento che potrebbe
essere gravemente compromesso, con conseguenze
politiche incalcolabili, da incroci e
imbastardimenti. Il problema ebraico non è che
l'aspetto metropolitano di un problema di carattere
generale.
Il Gran Consiglio del Fascismo
stabilisce:
a) il divieto di matrimoni di italiani e italiane
con elementi appartenenti alle razze camita, semita
e altre razze non ariane;
b) il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti
pubblici - personale civile e militare - di
contrarre matrimonio con donne straniere di
qualsiasi razza;
c) il matrimonio di italiani e italiane con
stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il
preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
d) dovranno essere rafforzate le misure contro chi
attenta al prestigio della razza nei territori
dell'Impero.
Ebrei ed ebraismo
Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che
l'ebraismo mondiale - specie dopo l'abolizione della
massoneria - è stato l'animatore dell'antifascismo
in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano
fuoruscito è stato - in taluni periodi culminanti
come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica
unanimemente ostile al Fascismo. L'immigrazione di
elementi stranieri - accentuatasi fortemente dal
1933 in poi - ha peggiorato lo stato d'animo degli
ebrei italiani, nei confronti del Regime, non
accettato sinceramente, poiché antitetico a quella
che è la psicologia, la politica,
l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze
antifasciste fanno capo ad elementi ebrei;
l'ebraismo mondiale è, in Spagna, dalla parte dei
bolscevichi di Barcellona.
Il divieto d'entrata e
l'espulsione degli ebrei stranieri
Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la
legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno,
degli ebrei stranieri, non poteva più oltre essere
ritardata, e che l'espulsione degli indesiderabili -
secondo il termine messo in voga e applicato dalle
grandi democrazie - è indispensabile. Il Gran
Consiglio del Fascismo decide che oltre ai casi
singolarmente controversi che saranno sottoposti
all'esame dell'apposita commissione del Ministero
dell'Interno, non sia applicata l'espulsione nei
riguardi degli ebrei stranieri i quali:
a) abbiano un'età superiore agli anni 65;
b) abbiamo contratto un matrimonio misto italiano
prima del 1° ottobre XVI.
Ebrei di cittadinanza
italiana
Il Gran Consiglio del Fascismo, circa
l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce
quanto segue:
a) è di razza ebraica colui che nasce da genitori
entrambi ebrei;
b) è considerato di razza ebraica colui che nasce da
padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
c) è considerato di razza ebraica colui che, pur
essendo nato da un matrimonio misto, professa la
religione ebraica;
d) non è considerato di razza ebraica colui che è
nato da un matrimonio misto, qualora professi altra
religione all'infuori della ebraica, alla data del
1° ottobre XVI.
Discriminazione fra gli
ebrei di cittadinanza italiana
Nessuna discriminazione sarà applicata - escluso in
ogni caso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine
e grado - nei confronti di ebrei di cittadinanza
italiana - quando non abbiano per altri motivi
demeritato - i quali appartengono a:
1) famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute
dall'Italia in questo secolo; libica, mondiale,
etiopica, spagnola;
2) famiglie dei volontari di guerra nelle guerre
libica, mondiale, etiopica, spagnola;
3) famiglie di combattenti delle guerre libica,
mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce
al merito di guerra;
4) famiglie dei Caduti per la Causa fascista;
5) famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della
Causa fascista;
6) famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli
anni 19- 20- 21- 22 e nel secondo semestre del 24 e
famiglie di legionari fiumani.
7) famiglie aventi eccezionali benemerenze che
saranno accertate da apposita commissione.
Gli altri ebrei
I cittadini italiani di razza ebraica, non
appartenenti alle suddette categorie, nell'attesa di
una nuova legge concernente l'acquisto della
cittadinanza italiana, non potranno:
a) essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
b) essere possessori o dirigenti di aziende di
qualsiasi natura che impieghino cento o più persone;
c) essere possessori di oltre cinquanta ettari di
terreno;
d) prestare servizio militare in pace e in guerra.
L'esercizio delle professioni sarà oggetto di
ulteriori provvedimenti.
Il Gran Consiglio del Fascismo decide inoltre:
1) che agli ebrei allontanati dagli impieghi
pubblici sia riconosciuto il normale diritto di
pensione;
2) che ogni forma di pressione sugli ebrei, per
ottenere abiure, sia rigorosamente repressa;
3) che nulla si innovi per quanto riguarda il libero
esercizio del culto e l'attività delle comunità
ebraiche secondo le leggi vigenti;
4) che, insieme alle scuole elementari, si consenta
l'istituzione di scuole medie per ebrei.
Immigrazione di ebrei in
Etiopia
Il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la
possibilità di concedere, anche per deviare la
immigrazione ebraica dalla Palestina, una
controllata immigrazione di ebrei europei in qualche
zona dell'Etiopia. Questa eventuale e le altre
condizioni fatte agli ebrei, potranno essere
annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento
che l'ebraismo assumerà nei riguardi dell'Italia
fascista.
Cattedre di razzismo
Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con
soddisfazione che il Ministro dell'Educazione
Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza
nelle principali Università del Regno.
Alle camicie nere
Il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il
complesso dei problemi razziali ha suscitato un
interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia
ai Fascisti che le direttive del Partito in materia
sono da considerarsi fondamentali e impegnative per
tutti e che alle direttive del Gran Consiglio devono
ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente
preparate dai singoli Ministri. |
Le allegre nonché inutili
guide di trivigante.it: i resti della Favorita.
Vagolando
per i dintorni di Mantova, vale la pena, davvero,
fare un giro dalle parti di
Porto Mantovano per vedere
la Favorita. Amanti delle rovine,
filosofi della caducità delle cose umane e terrene,
feticisti delle dinastie estinte e delle saghe
familiari, questa mini-guida è per voi. Anche per
chi si organizza le scampagnate fuori porta con il
cestino e la brocca colma di tavernello, a dire il
vero, vista l'alta densità di prato nei dintorni.
Guida per tutti, meglio.
E' il 1612, il luogo è Mantova
e, c'è bisogno di dirlo?, si parla dei
Gonzaga. Son tempi bui
per la famiglia, il declino è evidente, le finanze
non sono più floride come un tempo.
Ferdinando Gonzaga
succede al fratello e, per questo motivo, rientra da
Roma ove svolgeva professione di cardinale riverito.
Da Roma, mai viaggiare da soli, il cardinale porta
con sé l'architetto da viaggio
Nicolò Sebregondi, cui commissiona la
costruzione di una villa fuori porta che possa
contenere la corte tutta e tutti gli ammennicoli che
essa comporta. La Favorita,
appunto. Ma benedetto figliolo, dico io, c'erano già
Palazzo Ducale,
Palazzo Te,
la palazzina di caccia a Bosco Fontana e
appartamentini vari, non poteva mica adattarsi? No,
evidentemente.
Tra il 1613 e il 1624 la villa viene costruita con
tutti i crismi del tempo e del lignaggio, ma la
crisi è dietro l'angolo:
Ferdinando muore nel 1626, l'anno dopo muore
suo fratello Francesco,
ultimo discendente in linea diretta, e i
Gonzaga si diluiscono
nei Nevers francesi. Le
casse languono (eufemismo, è di qualche anno prima
la vendita all'incanto - scandalosa - della
collezione d'arte gonzaghesca a prezzi di
liquidazione) e i lanzichenecchi sono alle porte.
Nonostante una consistente ripresa dei lavori
(1665-1673), il destino della villa è segnato: gli
austriaci, infatti, titolari del ducato dal 1708,
hanno la brutta abitudine di far ritemprare i
cavalli dei soldati ove preferiscono, con poco
rispetto per i luoghi ameni. Dopo, le cose non
migliorano.
Venendo
alla villa, in particolare, ecco cosa potete vedere
andandoci di persona oggi (qui a destra). Colpisce
il fatto che ne rimanga lo scheletro, ancora
sontuoso, da cui si intuisce che deve aver subito
numerosi oltraggi, ma non è chiaro, de visu,
l'ordine delle mutilazioni e delle asportazioni,
tantomeno le proporzioni e le dimensioni originali.
Il rilievo metrico della facciata
nord e della facciata
sud.
Ho fatto qualche ricerchina a questo proposito ed
ecco la sintesi: nel 1787 l'ingegnere
Paolo Pozzo ebbe
l'incarico di redigere il progetto di trasformazione
della Favorita in ospedale, ragione per cui ne
trasse alcuni rilievi (eccone
uno); poco tempo dopo, il 16 gennaio 1797, nei
pressi della Favorita ebbe luogo una poderosa
battaglia tra francesi e austriaci, rissosi come al
solito, di cui rimane un'incisione di poco
successiva che rappresenta in pieno la villa:
eccola. Nel 1807 l'ingegner
Finolli, su incarico
del catasto teresiano, ne tracciò una mappa e un'altra
incisione, da cui si deducono le dimensioni e
il
fatto che all'epoca la residenza era ancora integra.
Queste testimonianze sono piuttosto impressionanti,
nel senso che ciò che si vede oggi è, dunque, sì e
no un terzo di quanto era in origine. Infine, nel
corso dell'aggiornamento del catasto teresiano
(1854-1863), la villa è censita come è oggi, ecco
quindi il termine ante quem per la datazione
delle demolizioni e delle asportazioni.
Perché tutto questo? Se avrete la bontà e la
saggezza di seguire il consiglio di trivigante.it e
di questa guida, andando dunque a visitare la
Favorita, comprenderete la sensazione
che ho provato io qualche giorno fa, quando mi sono
trovato di fronte a ciò che ne resta senza riuscire
a capire esattamente cosa stessi realmente
guardando. Ora buona parte degli interrogativi è
risolta e io non potevo non farne una guida, così
che - se ne avete voglia - potete portarci la vostra
fidanzata (o fidanzato o amanti vari, fate vobis),
raccontare tutta la storia facendo figura bellissima
e, poi, forti dell'aura e del gran fascino
irresistibile che a questo punto vi avvolgeranno,
acquattarvi nei dintorni a fare le maialate.
Maialate offerte da trivigante.it. Per i rilievi
architettonici, ringrazio lo
IUAV. |
Il lato oscuro
dell'html (ze darc said ov accatiemmelle).
Una
volta esisteva il
bar le trottole,
e il gestore, un giovane jedi
dell'html, cadde preda del lato oscuro della
bassa programmazione e si perse nei meandri della
rete alla ricerca di giovini fanciulle desnude che
avessero una seppur minima attinenza con il fòbal.
Ora, dopo opportuno ricovero in comunità di recupero
per giovani jedi, è tornato con un nuovo nome di
battaglia,
trofimov, con un luogo nuovo, che è un po' il
vecchio bar e un po' un nuovo campetto da gioco, e
con nuovo ardire. Solo la sua forza lo potrà tenere
al riparo dalle tentazioni oscure della rete, ma io
sono fiducioso che l'affetto dei suoi nuovi lettori
lo porterà in salvo dalle secche pericolose dell'html,
con cui sta ancora litigando e di cui avrà, presto,
ragione. Buona fortuna, giovane
trofimov, so che potrai
fare grandi cose e, di certo, per un periodo
ragionevole, avrai l'affettuoso sostegno dei
trivigantisti. Fanne tesoro e non lo sprecare,
giovane jedi, ché la forza è dietro di te. |
Ciattare con
disinvoltura con trivigante.it.
Sempre secondo lo spirito di servizio di
trivigante.it, che desidera tanto che tutti noi ci
si possa muovere agevolmente nelle pieghe di questa
esistenza difficile, ecco un breve vademecum agli
acronimi da chat, così
che non rimaniate perplessi quando vi troverete di
fronte a uno dei soliti acronimi da rete, oppure,
meglio, così che possiate anche voi apparire giovani
e aggiornati (e fingere, dunque, di avere ventitre
anni con le squinzie). Tanto neanche le squinzie
saranno poi così giovani, sempre che siano squinzie.
Ecco, dunque, qualche acronimo da chat,
wtf:
- 10x o
10q: per
ringraziare, rispettivamente thanks (10=ten,
x=ks) o thank you (10=ten, q=k you)
- afaik: As
Far As I Know, "per quanto ne so"
- aka: Also
Known as, "Anche conosciuto come"
- afk: Away
From Keyboard, momentaneamente lontano dalla
tastiera
- asl?: age,
sex, location?, "qual è la tua età, qual è il
tuo sesso, dove ti trovi?”
- bak o
batk: Back At
the Keyboard, nuovamente di fronte alla tastiera
- bbl: be
back later, "torno più tardi".
- brb: be
right back, "torno subito" (a volte riportata
come Bath Room Break)
- btw: by the
way, "a proposito"
- cya o
cu, see you,
"ci vediamo"
- dtfm!:
solitamente in maiuscolo, sta per Death to false
metal! utilizzata dalle frange oltranziste di
appassionati metal in relazione a generi come il nu,
l'industrial metal, il glam metal o il crossover
- giyf:
google is your friend, "google è tuo amico"
ovvero cerca la risposta alla domanda che hai posto
su google
- gratz:
contrazione di "congratulazioni" da
congratulations
- gtg o
g2g: got to
go, "devo andare"
- ianal: I am
not a lawyer, "non sono un avvocato" (da usarsi
con cautela)
- ias: italiano
inculato a sangue, usato raramente nei giochi
in linea
- imho: in my
humble opinion, "a mio modesto parere", può
essere anche inteso come in my honest opinion
con medesimo significato
- j/k o
jk: just
kidding, "sto scherzando"
- l8r o
cul8r o
l8, later
o see you later, "ci vediamo più tardi"
- lmao:
laughing my ass off, ridere a crepapelle
- lol:
laughing out loud o lots of laughs, "rido
sonoramente"
- ot: viene
usato per indicare qualcosa che esce dall'argomento
trattato, off topic
- rotfl:
dall'iperbole rolling on the floor laughing,
"mi rotolo per terra dal ridere"
- rotflastc:
rolling on the floor laughing and scaring the cat,
"mi rotolo per terra dal ridere spaventando il
gatto", iperiperbole
- rtfm: read
the fucking manual, "leggi il maledetto manuale"
- tia: thanks
in advance, "grazie in anticipo"
- tvm: "ti
voglio male", quasi sempre usato in maniera ironica
in contrapposizione a tvb
- wombat:
waste of money, brain and time, "spreco di
soldi, risorse mentali e tempo"
- wtf: what
the fuck!, "ma che cazzo!". |
Test
psi-coattitudinale.
Mi è toccato andare a Roma per la visita di
riconoscimento dai vigili urbani, rituale in caso di
cambio di residenza, obbligatoria visto che,
stranamente, non mi hanno trovato in casa. Comunque,
sono andato al
comando dei vigili di Trastevere, il che già è
buffo, e mi sono sottoposto all'intera procedura
(voglio la residenza, la voglio, mi serve ed è mia).
Timoroso di sbagliare e non essere accettato, mi
sono vestito da centurione, con la scopa in testa,
pensando di incontrare la volontà dell'esaminatore,
e poi mi sono riempito le tasche di rigatoni al sugo
sbrodoloso.
Avevo un po' paura e l'esame è stato davvero duro.
Ma ce l'ho fatta, posso mostrare con orgoglio la mia
pagelletta, alias il certificato che mi apre le
porte della città:
|
L'espluà di Bergomazzi.
Solitamente,
cerco di non inserire nel b.site troppi dettagli
personali o comprensibili a pochi, per il semplice
fatto che se volessi tenere una rubrichina per gli
amici, manderei loro delle belle fotocopie a casa.
In questo caso, è il caso di fare un'eccezione dato
che devo menzionare Bergomazzi,
che in qualche modo ha trasceso la sua natura umana
per diventare un prezioso compagno di merende di
trivigante.
Dunque, 'sta pappardella per dire che ieri
Brgmzz ha concluso una
cosa e l'ha fatto nel migliore dei modi, si è
beccato l'alloro sul cranio abominevole ed ora è un
uomo libero, molto più colto dell'altro ieri, allo
sbando per i giardinetti e per gli asili privati,
alla ricerca delle cose da non fare e del meritato
riposo che lo faccia tornare ignorante davvero. Io
gli voglio molto bene, perché è uno scriteriato
saggio e, dunque, son molto felice.
E' proprio bravo, oltre che, quel che è giusto è
giusto, un bel fighino con la faccia schiaffona che
ti viene voglia di investirlo col trattore
scoppiettante. |
Le cose in comune tra me, mr. A e il sommo Luzzati.
Io
e Mr. A da una parte e
Lele Luzzati dall'altra abbiamo una cosa in
comune, avendo quasi lavorato insieme (anche se lui-Luzzati
non lo sa): abbiamo disegnato alcune tessere
associative di
Arciragazzi.
Certo, lui faceva quelle dei decennali e noi quelle
di qualche anno normale, lui le ha fatte belle,
stralunate e sognanti, e noi davvero agghiaccianti e
imbarazzanti a riguardarle, lui sa disegnare e
immaginare fantasie ribelli, noi al massimo sappiamo
storpiare con i filtri di fotosciop. Ciò nonostante,
il pensiero di avere fatto qualcosa, qualsiasi cosa,
in comune con Luzzati
mi inorgoglisce e mi rende piuttosto tronfio. Ora
Luzzati non c'è più, è mancato il 26 gennaio, il che
parrebbe, con tutta evidenza, una grande
ingiustizia, dato che lui è morto e noi invece no,
siam sempre qui a infestare con le nostre brutture.
A onor del vero, bisogna però dire che lui era
vecchietto e noi no, a nostra relativa discolpa.
Resta il fatto che Luzzati era davvero bravo e a me
piace davvero tanto. Può sedersi sulla mia faccia
quando vuole, ovunque sia in questo momento. Mi fa ancor più male, dunque,
vedere il mondo infestato di galleristi schifosi,
vecchiazze balorde amanti dell'arte idiota, artisti
da prendere a ceffoni per il solo fatto che si
definiscono tali, assessori alla cultura che non
distinguono una banana da un melone, divani orrendi
concepiti solo per ospitare culi da salotto,
giovanetti senza immaginazione il cui merito
maggiore è saper installare fotosciop, e non vedere
luminose e meravigliose mostre personali ed
esposizioni permanenti dedicate a Luzzati. Questa è
un'ingiustizia vera. |
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