letturine del mese:
Gianni Barbacetto
Compagni che sbagliano
Gianni Rodari
Turista in Cina |
trivigante in 27
luoghi:
uno,
due,
tre,
quattro,
cinque,
sei,
sette,
otto,
nove,
dieci,
undici,
dodici,
tredici,
quattordici,
quindici,
sedici,
diciassette,
diciotto,
diciannove,
venti,
ventuno,
ventidue,
ventitre,
ventiquattro,
venticinque,
ventisei,
ventisette |
trivigante
2006 |
|
Ricordare,
ricordare, ricordare.
E ancora una volta. Oggi viene
ufficialmente inaugurato il
Museo per la memoria di Ustica
a Bologna, in via Saliceto, ovviamente la data non è
casuale, come ogni anno dal 1980:
27 giugno significa 81 morti
su un aereo che si disintegra sul mar tirreno.
Disintegrato, completamente, come ben visibile
qui. Lo stato dei processi è a dir poco
desolante, dato che argomento del dibattere è se i
generali Bartolucci e
Ferri abbiano mentito e
deviato le indagini, se abbiano commesso alto
tradimento o meno. Secondo la Cassazione, 10
gennaio
2007, non lo hanno commesso, come da sentenza di due
anni prima. Il punto, com'è ovvio, è del tutto un
altro, dato che di questo si discute e ancora non
esiste un'idea giudiziaria, nemmeno pallida, del
come l'aereo sia venuto giù. Sempre la stessa
identica storia, ogni anno.
E' veramente difficile tenere alta l'attenzione sul
nulla, fissare attentamente il vuoto e fissare il
vuoto che riempie il vuoto sentenza dopo sentenza,
indagine dopo indagine. Restano sempre i morti e i
fatti, noti, che restano lì a indicarci qualcosa di
abbastanza preciso. Uno per tutti, la famosa
telefonata in diretta a "Telefono
Giallo" nel 1991:
Augias - "Pronto?"
Interlocutore - "Sì ...mi
sente?".
Augias - "Piano, ma la sento".
Interlocutore - "Buongiorno,
io quella sera ero in servizio al radar di Marsala e
devo ammettere che in effetti noi vedemmo qualcosa
nel radar. Ad ogni modo il giorno dopo vennero i
superiori e ci dissero che dovevamo stare zitti. Ma
io vedendola in TV ho avuto la spinta interiore di
dire ciò che sapevo... anonimamente, perché non
voglio rogne. Comunque la storia è una: ci fu
ordinato di starci zitti e la saluto e saluto anche
l'onorevole Amato che è li in studio".
Augias - "No...genti...
gentile amico non attacchi... ha attaccato".
Restano anche le voci di quei giorni, voci vere, le
voci dei piloti, le voci dei radaristi e dei
militari, le voci degli ambasciatori e di un sacco
di altri che c'erano e che qualcosa hanno visto:
qui, in formato real media.
E poi restano i morti, moltissimi, un numero
impressionante:
Andres Cinzia (24),
Andres Luigi (32), Baiamonte Francesco
(55), Bonati Paolo (16), Bonfietti
Alberto (37), Bosco Alberto (41),
Calderone Maria Vincenza (58), Cammarata
Giuseppe (19), Campanini Arnaldo (45),
Casdia Antonio (32), Cappellini
Antonella (57) anni, Cerami Giovanni
(34), Croce Maria Grazia (40), D’Alfonso
Francesca (7), D’Alfonso Salvatore (39),
D’Alfonso Sebastiano (4), Davì Michele
(45), De Cicco Giuseppe Calogero (28),
De Dominicis Rosa (Allieva Assistente di
volo Itavia) (21), De Lisi Elvira (37),
Di Natale Francesco (2), Diodato
Antonella (7), Diodato Giuseppe (1),
Diodato Vincenzo (10), Filippi Giacomo
(47), Fontana Enzo (Copilota Itavia)
(32), Fontana Vito (25), Fullone Carmela
(17), Fullone Rosario (49), Gallo Vito
(25), Gatti Domenico (Comandante Pilota
Itavia) (44), Gherardi Guelfo (59),
Greco Antonino (23), Gruber Berta (55),
Guarano Andrea (37), Guardì Vincenzo
(26), Guerino Giacomo (19), Guerra
Graziella (27), Guzzo Rita (30), Lachina
Giuseppe (58), La Rocca Gaetano (39),
Licata Paolo (71), Liotta Maria Rosaria
(24), Lupo Francesca (17), Lupo Giovanna
(32), Manitta Giuseppe (54), Marchese
Claudio (23), Marfisi Daniela (10),
Marfisi Tiziana (5), Mazzel Rita
Giovanna (37), Mazzel Erta Dora Erica
(48), Mignani Maria Assunta (30),
Molteni Annino (59), Morici Paolo
(Assistente di volo Itavia) (39),
Norrito Guglielmo (37), Ongari Lorenzo
(23), Papi Paola (39), Parisi Alessandra
(5), Parrinello Carlo (43), Parrinello
Francesca (49), Pelliccioni Anna Paola
(44), Pinocchio Antonella (23),
Pinocchio Giovanni (13), Prestileo
Gaetano (36), Reina Andrea (34), Reina
Giulia (51), Ronchini Costanzo (34),
Siracusa Marianna (61), Speciale Maria
Elena (55), Superchi Giuliana (11),
Torres Pierantonio (32), Tripiciano
Giulia Maria Concetta (45), Ugolini
Pierpaolo (33), Valentini Daniela (29),
Valenza Giuseppe (33), Venturi Massimo
(31), Volanti Marco (36), Volpe Maria
(48), Zanetti Alessandro (18), Zanetti
Emanuele (39), Zanetti Nicola (6). |
Cosa resta, ancora? Un sacco di cose, tra cui anche
gli stronzi dell'Aereonautica che continuano a
raccontar palle con evidente soddisfazione, che
dicono che il depistaggio partì dal
Kgb, figuriamoci, ai
quali non interessa nulla dei morti e di ciò che è
stato, si sentono pure delle vittime, accerchiate
dai parenti dei morti che, sostengono, si
accaniscono contro generali dell'Aereonautica
indifesi. E resta Arturo
Parisi, ministro della Difesa in carica,
governo centro-sinistra, che il 27 marzo, poco dopo
le ultime assoluzioni, ha dichiarato che la
Cassazione "riconferma oggi a
voce alta di fronte al paese la piena lealtà
dell'istituzione e dei suoi uomini. In tutti questi
anni, gli uomini dell'Aeronautica, pur sottoposti ad
accuse gravissime ed ingiuste, hanno saputo
mantenere una dignità ed un rispetto per le
istituzioni assolutamente esemplari".
Complimenti, davvero. Cordialmente, fanculo. |
Requiem for a drim.
Se
dico Maggie O'Connell
alcuni di voi, come me, saranno di certo percorsi da
un nostalgico afflato di memoria passata,
rimembrando cose ormai scomparse da tempo, periodi
piacevoli e sogni strambi.
E' a loro che mi rivolgo,
chi non ha idea di ciò di cui
sto parlando lasci perdere, molli qui perché
la cosa non è di alcun interesse.
Questo post è un invito a
disinteressarsi di ciò che è successo dopo,
di ciò che succede ora, non
fate ricerche, non fatevi venire curiosità, è
per il vostro bene. Ignorate
deliberatamente.
Io sono stato stolto e ci sono rimasto malissimo,
sul serio. Ho scoperto cose pessime al riguardo di
Maggie e voglio che voi non le sappiate. Quindi, non
andate per nessun motivo
qui o
qui. D'accordo? |
L'allegra nonché
inutile guida di Roma di trivigante.it (quattro).
Barberini,
i partigiani e gli scheletri. Avete avuto
un bel po' di tempo per osservare
l'Estasi
di Santa Teresa d'Avila nella chiesa di
Santa Maria della Vittoria (cfr.
b.site 26 marzo 2007).
Ora è tempo di muoversi, verso nuove mirabolanti
avventure romane, seguite l'ombrello alzato e la
bandierina, e via quegli sguardi ebeti ancora rapiti
dalla Santa Teresa gaudente. Scollinate e scendete
in via Barberini,
seguendola fino alla piazza,
ehm, Barberini, dove si
trova l'Hotel Barberini,
il cinema Barberini,
il bar Barberini (Bar
Berini?), insomma, avanti così senza fantasia, un
po' come la casa di Barberini,
il camper di Barberini,
il pony di
Barberini,
in un diluvio di ripetizioni infinite, tra cui anche
Borromini,
Barberini e
Bernini. La gente,
prima o poi, si trova e fa comunella, è evidente.
Tra le Barberini-cose,
impossibile non cozzare di capo contro
palazzo
Barberini, risalendo un
pezzetto in via delle Quattro
Fontane, un tempo volgarmente sede (anche)
del Circolo delle Forze Armate, oggi per fortuna
ospita solamente la
Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo
Barberini. Due cose al volo, banalmente:
lo scalone e Giuditta e
Oloferne di Caravaggio, qui a fianco.
Esattamente
di fronte alla cancellata di palazzo Barberini, si
trova via Rasella,
anch'essa in discesa. E' qui che il
23 marzo 1944 i
GAP fecero saltare un
carrettino della monnezza con 18 chili di esplosivo,
mentre passava una colonna di SS sudtirolesi del
Polizeiregiment Bozen.
Trentatre morti tra i tedeschi, numero importante
perché diede origine al conteggio, sbagliato, per la
vile rappresaglia delle Fosse
Ardeatine. Herbert
Kappler, insieme con
Pietro Caruso, il comandante della polizia
italiana, attese alla scelta delle vittime: in gran
parte guerriglieri catturati ed ebrei vennero
tradotti da Erich Priebke
e Karl Hass, fucilati
in piccoli gruppi e gettati nelle fosse.
335.
Segnalo due film, riguardo l'attentato di via
Rasella: Rappresaglia
(1973), diretto da George Pan
Cosmatos con Marcello
Mastroianni e Richard
Burton; Dieci
italiani per un tedesco (1962), diretto
da Filippo Walter Ratti
con Gino Cervi.
Riprendendo il tùr, devo ammettere che, a
parer mio, questa non è una zona molto interessante
di Roma, nel senso che non offre molti bugigattoli,
ripieghi, sorprese occultate, diversivi o botteghe
molto oscure, si sente già l'aria di Fontana di
Trevi e cominciano a esserci un po' troppi tedeschi
e giapponesi. Ma qualcosa c'è.
Basta
tornare, infatti, in piazza
Barberini, accostarsi alla fontana del
Tritone e far partire l'immaginazione: da qui
partivano i macabri cortei, fino al XVIII secolo,
che si facevano quando veniva ritrovato
un cadavere sconosciuto.
Veniva messo su un carro e, lentamente, veniva fatto
circolare per la città, in attesa che qualcuno lo
riconoscesse. Sempre da piazza
Barberini, partiva invece la molto più bella
processione del Trionfo delle
fragole: carrozze, calessini, carri agricoli
adorni di fragole e festoni di fiori partivano con
in testa la statua di S. Antonio, sorretta dal
contadino più anziano, per raggiungere piazza della
Rotonda (Pantheon), dove le cosiddette
fravolare
intrecciavano saltarelli e tarantelle distribuendo
ai presenti carrettate di fragole. Niente male,
davvero.
In un angolo della piazza, si trova la
fontana delle api,
simbolo dei Barberini,
ricostruita in epoca recente senza criterio e con
materiali addirittura diversi dall'originale,
bestie!, ma che merita lo stesso un'occhiata.
Recuperando parte di una vecchia cosa del
b.site (16
ottobre 2006) vi consiglio di fare una capatina,
dai, per via Veneto, soprattutto se siete in
compagnia di Ursula Andress:
potreste sbattere contro la scalinata
della
Chiesa dei Cappuccini,
vale a dire la
Chiesa della S.S. Concezione. Come uso dei
Cappuccini, a Palermo e a Vienna, per esempio,
esiste anche una cripta, ovvio, nella quale sono
sepolti circa seimila frati. Forse, però, sepolti
non è la parola adatta, dato che tutti i corpi sono
stati smembrati e le ossa e i teschi utilizzati per
comporre motivi ornamentali, tipici per allegria e
buon gusto della Controriforma italiana o spagnola.
Qualche gioioso esempio. Se pensate a una festa,
in linea di massima non invitate molti frati
Cappuccini. Ammorbano l'atmosfera. Comunque sia, a
metà della cripta, sotto un cumulo enorme di teschi,
c'è una scritta ammonitrice, anche questa notevole
per leggerezza e simpatia: "Noi
eravamo ciò che voi siete, noi siamo ciò che voi
sarete". Mancano gli avvoltoi e le cornacchie
e il quadro è completo.
Cappuccini maledetti, non ci avrete. Il resto di via
Veneto, per quanto mi riguarda, potete dimenticarlo.
Dopo tutte 'ste botte de curtura, la solita
nota organizzativa: un
riepilogo sintetico di quanto detto in questa
quarta parte della guida romana di trivigante.it (il
riepilogo complessivo delle puntate della guida è
nella colonna di sinistra del b.site). Se non salite
ora sul pullman, perdete lo sconto sul materasso in
lana merinos e il diritto di cantare Battisti nei
posti in fondo alla corriera. Marsc! |
Festa, grande
festa.
Oggi
è morto
Kurt Waldheim, dopo una troppo lunga vita e
troppi, troppi onori e soddisfazioni, come per
esempio essere stato per dieci anni il segretario
generale delle Nazioni Unite (qui)
o essere stato il Presidente
federale austriaco. Mi è noto che la
questione delle sue responsabilità o meno come
arruolato nella Wehrmacht
durante la seconda guerra mondiale (l'operazione
Kozara, per esempio) non sono mai state del
tutto accertate, come mi è noto che lo stesso
Wiesenthal lo difese, a
sorpresa, da alcune delle accuse che lo dipingevano
come un criminale nazista. Giova ricordare, però,
che nell'occasione Wiesenthal
distinse tra criminale nazista (e
Waldheim, forse, non lo
era o, comunque, non è provato) e denunciò, invece,
la prossimità consultiva di
Waldheim con il
nazismo, in particolare per aver partecipato
alla deportazione di
cinquantamila ebrei che risiedevano a Salonicco.
Il fatto è acclarato.
Wiesenthal si oppose alla nomina di
Waldheim alla
presidenza austriaca. Fu eletto, e continuò con
ostinazione a negare di essere stato a conoscenza
dei fatti di Salonicco, oltre al noto tentativo di
occultare, sino a che
gli fu possibile, la sua
presenza su quel fronte.
Smascherato, fece finta di nulla. Tutto ciò a me
basta per gioire oggi,
perché ce n'è uno in meno che, se non altro, non
potrà usufruire di permessi di lavoro a novantatre
anni e continuare a prenderci per il culo girando
per strada libero e giocondo.
E per ogni festa che si rispetti, ci vuole la
musica. Eccola (una
nota,
Pontiff sta per
Pontefice, il riferimento è a
Wojtyla per il loro
felice incontro di cui riporto foto sopra):
Lou Reed
- Good Evening Mr. Waldheim |
Good evening Mr.Waldheim
and Pontiff how are you?
You have so much in common
in the things you do
And here comes Jesse Jackson
he talks of Common Ground
Does that Common Ground include me
or is it just a sound
A sound that shakes
Oh Jesse, you must watch the sounds you
make
A sound that quakes
There are fears that still reverberate
Jesse you say Common Ground
does that include the PLO ?
What about people right here right now
who fought for you not so long ago ?
The words that flow so freely
falling dancing from your lips
I hope that you don't cheapen them
with a racist slip
Oh Common
Ground
Is Common Ground a word or just a sound
Common Ground
Remember those civil rights workers
buried in the ground |
If I ran
for President
and once was a member of the Klan
wouldn't you call me on it
the way I call you on Farrakhan
And Pontiff, pretty Pontiff
can anyone shake your hand ?
Or is it just that you like uniforms
and someone kissing your hand
Or is it true
The Common Ground for me includes you
too
Oh is it true
The Common Ground for me includes you
too
Good evening Mr.Waldheim
pontiff how are you
As you both stroll through the woods at
night
I'm thinking thoughts of you
And Jesse you're inside my thoughts
as the rhythmic words subside
My Common Ground invites you in
or do you prefer to wait outside
Or is it true
The Common Ground for me is without you
Or is it true
The Common Ground for me is without you
Oh is it true
There's no Ground Common enough for me
and you |
|
Una segnalazione.
Se
dovete comprarvi il compiuter o una macchina
digitale o pezzetti vari di tipo informatico,
segnalo il negozio onlain di
ApmCom. Motivi: è una
cooperativa sociale di Catanzaro,
non ha fini di lucro,
sono bravi,
li conosciamo, fanno
inserimento lavorativo di
soggetti svantaggiati o emarginati, sono
corretti, i
prezzi sono più che
buoni e non aggiungono
spese di spedizione
dopo una certa spesa. Tutti i ricavi vengono
reinvestiti con finalità
sociali. Io, francamente, li trovo tutti dei
buoni motivi, poi fate vobis. |
Trivigante sbanda.
Trivigante sta conoscendo in queste ore una
gravissima crisi di
ispirazione, essendo venuto a mancare il faro, la
guida ideologica e spirituale, il punto di
riferimento unico ed essenziale di tutto l'essere
ontologico
trivigantesco:
Flavia Vento. Infatti,
con grande sconcerto, sono alcuni giorni che
refrescio di continuo
il suo blog senza risultato, niente, kaputt,
tutto sparito e nulla di nuovo, sono rimaste
soltanto le fotografie.
E il sito è anche peggio:
morto. Maledizione, e adesso? Non so che fare,
non so che dire, mi manca la mia maestra spirituale,
neanche cantare Moreno
mi risolleva dal senso di solitudine che mi prende
in queste ore.
Leggo, rileggo e
ascolto le sue parole, ma questo non mi basta,
io ho bisogno di idee nuove, di stimoli nuovi che
lei sola poteva darmi. E' evidente che questa sua
scomparsa è il risultato della cattiveria dei
rosiconi, lei già si difendeva qualche anno fa così,
testuale: "sono flavia vento
leggendo quello che scrivete sul mio conto posso
solo dirvi che siete dei gran rosiconi ,guardatevi
dentro prima di giudicare una persona mi sono
candidata perche mi piace la politica pensate a voi
e alle vostre vnegativita deficienti".
Quanto mi manca. Che farò io, ora? Io vi avviso, se
non torna qua si chiude baracca, la vedo male. |
Il taxi è troppo
caro?
Ecco la storia, in breve: il
ministero della Difesa, gestione centrodestra, ha
acquistato nel duemilaesei "2
velivoli ad ala fissa da destinare alla polizia di
stato e all'arma dei carabinieri per il successivo
impiego nell'opera di contrasto del fenomeno
migratorio". Sedici milioni di euro e passa
per due aerei (i cosi ad ala fissa, nome del modello
p180) dotati non di mitraglioni
anti-immigrati, come verrebbe da dire, ma di
telecamere super-ultra tecnologiche a bassissimo
effetto balengo, che servono per pattugliare le
coste ad alta risoluzione e a registrare gli
immigrati che invadono il paese. Gli aerei sono
Piaggio ma non sono cinquanta di cilindrata, non
hanno il cassone dietro e non ci si fanno i raduni
tra appassionati. Il 14 dicembre 2006 arriva il
primo aereo ai Carabinieri, consegnato a Pratica di
Mare. Pare da fonti certe, interne ai carabinieri,
che poche ore dopo la consegna la telecamerona (è
una sfera bianca
piuttosto
ingombrante) fosse già stata smontata. C'è persino
una fotografia dell'aereo
senza traccia di telecamera che riporto qui a destra
(qui
quello della Polizia). Non solo: dopo un paio di
voli per trasporto passeggeri, l'aereo a fine
febbraio è stato rimandato alla Piaggio, e non per
togliere la marmitta. Due settimane dopo viene
rimandato ai carabinieri in "configurazione a bassa
densità", vale a dire - come da manuale tecnico
dell'aereo - senza possibilità di attaccare alla
fusoliera la telecamera. Quindi, del tutto inutile
allo scopo per cui è stato acquistato. Ma c'è di
più: oltre ai sei carabinieri mandati per varie
settimane negli USA per imparare a pilotare il p180,
pare ne sia appena stato mandato un settimo. Nel
frattempo, voci più che attendibili spiegano che
all'interno dell'aereo è stato montato un divano
bianco, in pelle. Infatti, spiega un tecnico, il
p180 non è mai stato considerato l'aereo giusto per
nessun tipo di pattugliamento, visto che per
utilizzare correttamente la telecamerona deve volare
a 210 km/h, cioè pressappoco
la velocità in cui stalla. Non per niente è
chiamato "la Ferrari dei cieli". Temo che non sia
solo perché è veloce e perché c'è un accordo tra le
aziende. Dunque, c'è qualcuno che si fa scorrazzare
in giro, beatamente seduto su un divano bianco in
pelle sulla Ferrari dei cieli. Scicchissimo. Ma si
consoli, non è certo da solo: i p180 di carabinieri
e polizia sono rispettivamente
il trentesimo e il trentunesimo aereo p180
comprato dallo Stato italiano, tutti uguali e tutti
inadatti allo scopo. L'hanno voluto la Protezione
civile e i Vigili del fuoco, l'Aereonautica, la
Marina, la Guardia di Finanza. La Forestale ne ha
voluto uno per "vigilare sui boschi con apparati
speciali", come riferito dal Governo in
un'interrogazione parlamentare. Sul serio, sembra
una scemenza ma non lo è. Alla Piaggio, per forza,
ringraziano caldamente. |
Scripta non manent.
27 agosto 2006, spiaggia di Focene,
vicino a Fiumicino, viene ucciso a coltellate
Renato Biagetti,
ventisei anni, romano. Era andato a sentire un
concerto, all'alba, quando sta per tornare a Roma,
proprio fuori dal chiosco, sulla spiaggia, una
macchina grigia metallizzata accosta la vettura dove
Renato e i suoi amici sono appena saliti. «E' finita
la festa?». «Sì? E allora perché non ve ne andate a
Roma?!», ha detto uno dei due sulla macchina prima
di scendere con il coltello. Tre colpi al cuore e ai
polmoni di Renato. E ferite più lievi per i suoi
compagni. Saranno loro e qualcuno accorso dal
chiosco a fornire ai carabinieri le prime notizie
sull'accaduto.
Renato
riesce a parlare con i carabinieri. Lo farà
al Grassi di Ostia mentre aspetta un paio d'ore,
pare, prima di entrare in sala operatoria. E' lì che
morirà, intorno a mezzogiorno. «Dopo un'attesa
inspiegabile e inaccettabile», spiegano gli amici.
Cinque testimoni diversi raccontano di aver visto
Renato che rispondeva alle domande e almeno un
agente che metteva a verbale le sue dichiarazioni.
La famiglia e gli amici di Renato fanno pressione
sulle indagini, finché i
carabinieri ammettono che il verbale con le
dichiarazioni di Renato non si trova più.
Sparito. Le indagini, se è possibile, proseguono
pure in modo peggiore: l'inchiesta viene affidata
dalla Procura al nucleo dei carabinieri in cui
lavora il padre di uno dei
sospettati, Vittorio Emiliani. Carabinieri
che indagano su carabinieri, il tutto su un letto di
affetto paterno. La soluzione del mistero della
morte di Biagetti si allontana. Probabilmente, è una
delle ipotesi, la sua morte rientra nel numero
incredibile di aggressioni di stampo neofascista
degli ultimi anni, in particolare a Roma, l'ultima
delle quali è di tre giorni fa.
Si contesta Veltroni per l'assegnazione di uno
spazio al centro sociale di destra
Foro
753 e una, per così dire, equidistanza poco
critica di fronte allo svolgimento di questo genere
di cose. |
Facce da culo:
Giancarlo Cimoli.
Cinque milioni di euro
di buonuscita ma, soprattutto, si vocifera nei
corridoi, l'assicurazione che il prossimo gestore -
o proprietario - di Alitalia
non lo trascinerà in tribunale per danni.
Giancarlo Cimoli, dal
suo punto di vista una buonuscita, dal nostro un
caro prezzo per levarselo dai marroni. Peccato
avessimo già pagato una sontuosa
buonuscita
per toglierlo dai marroni delle Ferrovie di Stato.
Pare che i sospiri di sollievo alla partenza di
Cimoli si siano sentiti in ogni ascoso angoletto
dotato di aeroporto. Infatti, la prospettiva,
proseguendo con la scellerata gestione Cimoli, era
di arrivare a non avere più nulla da vendere, in
Alitalia, essendo la dignità e il buon nome già
dissolti da tempo. Rottura totale con tutti i
sindacati, stipendi faraonici e contratti
onerosissimi con società esterne, persino dopo
l'uscita di numerosi bilanci sul filo della
bancarotta. Un classico esempio di supermanager
italico, sponsorizzato e difeso fino all'ultimo
anche da Padoa Schioppa, finché Cimoli non ha
davvero superato la soglia oltre la quale è
diventato davvero indifendibile. Degno erede di quel
Giuseppe Bonomi,
leghista, che è in testa alla superclassifica show
degli sfascia-Alitalia. Un paio di esempi della
lungimiranza di Cimoli: tre anni a capo di Alitalia,
totale percepito come stipendo:
8,4 milioni di euro,
cui si aggiunge la buonuscita. Sei volte lo
stipendio del presidente di
British Airways. Giova ricordare che Alitalia
è (ancora) una compagnia pubblica, ne consegue che
se un imprenditore privato può fare quel che
preferisce con i soldi della sua azienda, più o
meno, un manager pubblico non ha esattamente la
medesima libertà. O non dovrebbe averla, diciamo, se
avesse un minimo di etica nascosta da qualche parte,
al di sopra della cintola. Cimoli non ce l'ha.
Secondo esempio: i soldi, i soldi veri, in ambito
areonautico, si fanno con i voli intercontinentali,
non certo con il volo Orio al
Serio-Colli dei legionari. E, di solito, si
fanno con i voli verso paesi rilevanti per il
commercio e lo scambio. Cimoli, d'autorità, decise
di sopprimere la rotta Alitalia per
Shanghai il giorno
stesso in cui Prodi volava in Cina con tremila
imprenditori al seguito. Nessuna logica
imprenditoriale, è ovvio, una provocazione. La
domanda, dunque, è: a chi piace, o piaceva, tanto
Cimoli? |
Scelte da fare per
prepararsi bene.
Un corposo e meticoloso studio dice,
inequivocabilmente, che il modo migliore nonché
quello con più possibilità di uccidere un leader, un
re, un capo di stato, un dittatore, è senza dubbio
utilizzando una
pistola.
La casistica è ampia, 298
sono i casi presi in considerazione da
Jones e
Olken, i due studiosi,
senza calcolare, nei duecentonovantotto, colpi di
stato e complotti sventati.
In sostanza, lo studio dice che niente è efficace
come la pistola per raggiungere lo scopo ed
eliminare l'odiato capo, le
bombe sono perlopiù inefficaci e rischiano di
farvi saltare in aria con esse, capita spesso. Un
esempio, il colossale dittatore ugandese
Idi Amin fu oggetto di un attentato in
cui l'attentatore gettò una bomba a mano contro il
tiranno, la bomba rimbalzò sul petto di Amin e cadde
in mezzo alla folla. Esito: Amin vivo e un sacco di
morti. Stessa sorte per il dinamitardo che nel 1925
cercò di far saltare in aria
Boris III di Bulgaria, falciando invece
centinaia di presenti. Tralasciando i casi eclatanti
di fucili che sparano da finestre di biblioteche a
distanza siderale il cui proiettile rimbalza
innumerevoli volte, in generale una bella rivoltella
e una distanza ragionevole non è detto che siano
sufficienti. Infatti, su 298 casi analizzati,
solo 59 si sono risolti con un
successo per l'attentatore, uno su sei dal
1875 al 2004. Se pare un numero alto, si sappia che
di media, attualmente, ogni due anni un leader muore
di morte violenta, causa lo sproporzionato aumento
dei paesi indipendenti negli ultimi anni (e, di
conseguenza, di capi di stato o re). Lo studio si
trova
qui ed ha una sola pecca, nonostante la
puntigliosità: ne ha dimenticato uno
importantissimo,
Gaetano Bresci che, con pistolettate, appunto,
uccise Umberto I di Savoia.
Sarebbero sessanta, quindi.
Quello che lo studio non dice, però, è che se
intendete assassinare un capo di stato o re in
Europa, molto probabilmente passerete alla storia
come un povero anarchico
psicotico, dedito all'autocommiserazione nel
proprio mini-monolocale, senza scopo e senza
famiglia, forse schiavo dell'alcool o della droga e,
sicuramente, di un'ideologia oppressiva che gli
pervade le vene. Se, invece, intendete assumere il
ruolo di agente americano
che attenta la vita a un dittatore sudamericano,
spesso pure eletto democraticamente, passerete di
certo alla storia come un gran fico, efficiente,
bello, spietato e con un enorme senso della giustizia.
Sarete poi circondati da donne bellissime. Bizzarro. |
Cristo, quanti
errori!
Sebbene
io non sia un lettore dell'Espresso,
mi dà ancora il gusto di lettura da radicale
sciccoso su barca capalbiese, oggi sono incappato in
un articolo buffo, che riguarda gli strafalcioni di
papabenedettoXVI nel
suo ultimo best seller, Gesù
di Nazareth. Aveva avvertito che non era il
caso di applicare l'infallibilità pontificia a
questo testo, trattandosi di una lezione non
magisteriale, e aveva del tutto ragione. Ha
un'insana passione per la cattedra, il signore.
Spassoso, in particolare, il titolo dell'articolo: "Cristo,
quanti errori!".
Ma quanto è divertente prendersela con il papa, non
ci sono proprio paragoni. |
Qualche
informazione utile per chi visita trivigante.it.
Vorrei raccontare, a chi è poco avvezzo e a chi è
eventualmente curioso, alcune delle cose che
accadono quando vi collegate a un sito internet. O,
molto meglio, raccontare
quello che succede quando vi collegate a
trivigante.it, degli
altri so pochino. Niente informazioni altamente
tecniche, non sono in grado, solo alcuni dati
supplementari e alcune considerazioni a margine.
Apro gli archivi segreti di trivigante così da
mostrare una trasparenza di facciata, rivincere le
prossime elezioni con bulgaro plebiscito e
continuare ad amministrare questo sito senza rendere
conto a nessuno, nemmeno a Mosca.
Vado a cominciare: fin dall'inizio, come fanno quasi
tutti, ho agganciato
trivigante.it a uno dei tanti siti gratuiti
di statistiche web, in
specifico
questo. Lo scopo è di capire quanti signori
visitatori onorano le mie sciocchezzuole e avere un
minimo
riscontro
numerico che mi permetta di individuare pagine vive
e pagine morte. Se prestate attenzione, in fondo a
ogni pagina del sito, a sinistra, potete fugacemente
notare un contatore web che si attiva all'apertura
della pagina. Ho preferito scegliere un contatore
invisibile per il semplice fatto che, ah
l'estetica!, mi fa schifo vedere i contatori
visibili sulle pagine, sembra quasi un'inutile
esibizione. Se utilizzate Linux, però, contatore e
mini-statistiche dovrebbero essere visibili (checcazzo,
mai un vero standard...). Qui a destra,
un esempio delle statistiche
sui visitatori, aggiornate a questa mattina
presto. Il conteggio delle visite avviene, per sommi
capi, analizzando l'indirizzo
IP di chi si connette a
trivigante.it, quindi - va da sé - è un
calcolo che ha un margine di abbondanza, nel senso
che se la stessa persona si connette da due pc
differenti, per fare un solo esempio, risulta come
due visite distinte. Oppure, se riceve dal server un
nuovo IP, risulterà come un nuovo visitatore sebbene
non lo sia. Vabbè, poco importa.
|
Ecco l'andamento delle
visite dell'ultimo mese,
distinto tra pagine visitate,
numero visitatori e
numero nuovi visitatori.
E' utile anche per capire quando è sabato o
domenica, tutti in giro a far merende nei prati,
com'è giusto che sia. E fin qui, tutto bene. Il 18
maggio è stato grandioso, grazie.
Ora mi addentro brevemente in territori più spinosi:
le informazioni interessanti
ma non necessarie, ovvero
fin dove è il caso di
tracciare la navigazione altrui? Vorrei
chiarire, a questo proposito, che si tratta comunque
di dati pubblici, niente di strano, per cui non sto
parlando di illeciti presunti o reali, quanto più di
questioni di opportunità. Chiunque smanetti un
minimo su internet sa che è piuttosto facile
risalire legalmente all'anagrafica in dettaglio del
proprietario di un sito, per esempio, il punto è se
sia opportuno che questi dati siano disponibili con
facilità oppure no. Io penso
non sia il caso, come non è il caso che chi,
come me, necessita di statistiche abbia poi accesso
ad altre moli di dati francamente eccessive.
Infatti,
per me è molto utile sapere
quali pagine siano visitate e in che misura e
come i visitatori arrivino a
trivigante.it, perché mi aiutano nella
gestione complessiva del sito, non allo scopo di
accrescere le visite, quanto più per capire
dall'esterno la posizione e la sostanza di ciò che
faccio.
Ora, queste informazioni vengono fornite tra le
statistiche: qui a sinistra le
pagine visitate negli ultimi sette giorni con
le relative visite. Si conferma il fatto che
b.site e inendaut
sono le pagine più viste, ovviamente, dato che sono
anche quelle che aggiorno con più frequenza.
Inoltre, e qui la cosa si fa un po' più complicata,
mi vengono fornite informazioni sul comportamento di
un visitatore, vale a dire la provenienza, le pagine
visitate in una sessione più altri dati
trascurabili, per
esempio
la lingua utilizzata nel browser (??).
Ne posto un esempio qui a
destra. Ho dovuto
oscurare gli indirizzi IP perché, come si
vede, appaiono in chiaro e non ho nessuna intenzione
di diffondere dati di cui, in qualche modo, sono
custode. In questo modo, l'altro ieri, ho potuto
vedere che un visitatore spagnolo è arrivato sul
b.site di dicembre 2006
cercando
coprofobia porno. Giuro che non l'avrei mai
immaginato, cacchiate da motore di ricerca testuale.
Comunque, trovo che - nonostante, ripeto, siano
pubblici - non sia di nessuna
utilità conoscere gli indirizzi IP di coloro
che si collegano al sito. Per questo motivo, ci
tengo a dirlo, cancello
settimanalmente tutti i dati riferibili alle visite,
mantenendo solo i dati generali, il numero
complessivo. Né è mio interesse cercare di
riconoscere gli indirizzi IP.
Poiché, però, gli indirizzi IP hanno una
locazione geografica,
per ovvii motivi, è possibile fare una
mappa dei contatti a
trivigante, più per curiosità che altro. Ecco
quindi il mondo:
|
Restano indifferenti l'Africa e
l'Australia, tra i continenti, nessuno dalla
Groenlandia o dal Giappone, peccato, e si può
facilmente riconoscere la visita del
giudice filippino Floro,
di cui parlavo nel b.site del
18 maggio 2007 e con il quale presto sorgerà
una sincera amicizia, con tutti i suoi nani.
In dettaglio, l'Europa
mi procura una certa soddisfazione (scusate il moto
di orgoglio):
|
Trattandosi di un sito in italiano, è
evidente che per la maggior parte si tratta di
contatti casuali (immagini) o di emigranti che
sentono la nostalgia per le italiche bischerate,
talmente disperati nella solitudine da finire su
trivigante a vagolare. Devo dire che la resa grafica
fa tutto un altro effetto, sono onorato e sento su
di me la responsabilità di fare cose buone, più che
pria. Grazie per le visite, davvero.
Mi
sorprende piacevolmente, guardando il dettaglio
delle città di provenienza
dell'ultimo mese (non riporto quelle con una sola
visita), Napoli, non me
l'aspettavo (ammetto, mi fa piacere), mentre
Tallin si spiega col
fatto che ho appiccicato io per strada gli adesivi
di trivigante.it, qui a
destra la tabella.
In sintesi e in conclusione, mi
pareva opportuno condividere
quanto sul sito non è visibile, di modo che
tutto sia chiaro, e far dichiarazione dei miei
intenti, puramente informativi. Il servizio di
statistiche che utilizzo io è gratuito, quindi
offre molto meno di quanto un
servizio professionale può offrire, il che
spalanca enormi ambiti di discussione sulla privacy
dei navigatori e degli utenti. A parer mio, da
profano, le informazioni disponibili su generalità e
comportamenti sono troppe e
troppo facili da raggiungere, le garanzie
offerte sono piuttosto labili e la legislazione
varia da paese a paese.
Nel mio piccolo, dunque, mi faccio carico volentieri
delle sorti dei visitatori di
trivigante.it e mi faccio formalmente custode
e baluardo del loro anonimato
informatico da tutti i punti di vista, non
fornirò mai a nessuno alcun dato specifico a nessun
proposito e nemmeno sotto tremenda tortura
confesserò che un sacco di visite provengono dall'Ufficio
Indagini Informatiche del Viminale. Occacchio,
l'ho detto... |
|