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Edgar
Hilsenrath
Il
nazista e il barbiere
Riccardo
Bocca
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strage |
trivigante
2006 |
|
Cinquecento euro a
voto.
Per quella cifra,
probabilmente avrebbe potuto chiedere i voti
direttamente agli elettori...
I due mentecatti:
Marzio Strassoldo, presidente della
Provincia di Udine al
secondo mandato (per la CDL),
nonché improbabile docente universitario in
"Contabilità economica nazionale", alla faccia, è
l'acquirente;
Italo Tavoschi,
ex vicesindaco di Udine, centrista,
nonché ex rappresentante
dell'Agenzia di informazione e accoglienza turistica
di Udine per la giunta Illy, è
il venditore.
La vicenda è uscita due giorni fa sul
Messaggero Veneto: i due si trovano il 20
febbraio 2006, prima delle elezioni provinciali, e
stringono un accordo, nel quale il
venditore fornirà un
congruo numero di voti
all'acquirente e, in cambio, riceverà un
incarico amministrativo in Provincia per un valore
corrispondente di 210.000 euro
spalmati su tre anni. I due, esempi di puro genio da
scribacchini, non ravvedono alcun aspetto
sconveniente nella cosa e sottoscrivono
un accordo scritto,
questo:
Le
cose, poi, vanno così:
l'acquirente viene eletto al primo turno e i
voti ricevuti grazie al
venditore risultano essere
420. Non moltissimi, ma
l'accordo va onorato. Però il posto pare non
esserci, e così l'acquirente
tergiversa e prende tempo.
Il venditore si incazza
e scrive anche una
lettera all'acquirente,
di questo tenore: "Egregio professor Strassoldo,
ancora una volta non posso che esternare la mia
delusione rimarcando la sua assoluta mancanza di
parola (...) Dell’accordo sottoscritto il 20
febbraio 2006 (...) pare proprio non se ne
voglia fare alcun carico, né morale né materiale
(...)". Poi lo minaccia, in qualche modo: "Il
passaggio successivo non potrà che essere la
presentazione alla stampa dell’intera vicenda
(...). Presidente
Strassoldo, non ho nulla da perdere in questo
momento e non mi spaventa per nulla rendere
pubblica la delusione che con il suo comportamento
ha fatto maturare in me giorno dopo giorno in questi
mesi!". Carico morale? Rispetto di un accordo di
voto di scambio? I commenti a dopo, ora viene la
parte migliore. Il venditore,
passato ancora un po' di tempo, passa ai fatti e,
lui in persona, denuncia il mancato rispetto
dell'accordo alla stampa. Ci avrebbe messo meno a
mettersi il cappio al collo da solo.
La storia finisce sui giornali e, ovviamente,
attorno ai due si crea il vuoto.
Strassoldo e
Tavoschi cadono dalle
nuvole, stupiti dal clamore suscitato: "è
uno di quei tanti accordi politici che si
sottoscrivono in campagna elettorale. Solo
che invece di chiedere un posto in giunta, per il
quale Tavoschi, come singolo candidato, non aveva
titolo, ha preteso un incarico dirigenziale".
Nessun imbarazzo. Anzi,
Strassoldo rincara: "in effetti l'accordo
teneva conto del fatto che c'erano prospettive che
si liberassero alcuni posti da dirigente. Ma subito,
quelle opportunità sono state
vanificate dalle norme della Finanziaria che
ponevamo precisi paletti...". Come mi
fanno notare al bar, evidentemente
la colpa è di Prodi, a
questo punto.
Ricapitolando: due rincretiniti senza la minima
coscienza delle proprie azioni stringono un accordo
che costituisce reato, nemmeno nascondendosi in un
sottoscala buio o parlandosi in alfabeto farfallino, e pensano bene di metterlo nero su
bianco. Poi il più debole tra i due, nonché il più
cretino, lancia strali pubblici gridando alla
disonestà del compare, che non rispetta gli accordi.
Nessuno dei due prende in considerazione l'ipotesi
di nascondersi sotto una pietra e vergognarsi peggio
dei ladri. Segno dei tempi.
Io, per esempio, ho rapinato una banca ma, una volta
fuori, i miei complici sono fuggiti con i soldi,
lasciandomi a piedi. Sto meditando di denunciarli,
eccheccazzo. Voglio quello che mi spetta.
Aggiornamento ore 17: leggo
ora che Strassoldo ha detto che si dimetterà, anche se
probabilmente non ne ha ancora capita la causa.
Bene, è evidente che questo è successo poiché ha
letto il bsite.
Altrimenti non si spiega. |
Ieri e oggi ce
l'ho con lui.
Anche
gli altri giorni, a dire il vero. Si potrebbe
parlare della fondazione Bussolera-Branca, della
castità prima abbracciata e poi abbandonata, si
potrebbe parlare della discarica di Cerro Maggiore,
dell'arresto della Bertani e dei funzionari della
Regione, del tre mandati da presidente (mai vista
una cosa così), si potrebbe raccontare dell’argine
di Crotta d’Adda, piuttosto che della spesa
sanitaria regionale o del Parco Sud, o ancora dello
studio Chiara e Associati o di Giuseppe Poggi
Longostrevi. Tanto per dire.
E invece no. Visto che queste son cose raccontate
bene
altrove e visto il mio livore, non me la prendo
con lui ma con il suo papà:
Emilio Formigoni.
Questo per segnalare che nel suo caso le colpe del
padre ricadono su di lui, senza eccezione. Ho
deciso.
Il signor Formigoni
padre era, insieme, il
segretario del Fascio e il
Commissario Prefettizio
di Missaglia, nonché
comandante della Brigata Nera, sempre a
Missaglia. Qualche episodio per cui fu processato,
contumace, nel 1947: rappresaglia a Valaperta,
sevizie inferte a Nazzaro Vitale, rastrellamento di
Barzanò (con incendio di un cascinale e di un
fienile), rastrellamento di Monte San Genesio,
razzia di tessuti con tentata estorsione messa a
segno dalle sue Brigate «in danno di Gaverbi
Giuseppe a Casatenovo», arresti e torture nonché
fucilazione di diversi partigiani e di molti civili
senza processo o motivazione.
Sono solo alcune delle prodezze di
Formigoni padre e dei
suoi scherani.
Ricordato per la ferocia e il cinismo, diede il
meglio nella rappresaglia a
Valaperta, che qui racconto.
Il tutto cominciò con la morte di un militare della
GNR, così come raccontato dal Notiziario della
Guardia Nazionale Repubblicana di Como, il
17.11.1944: «Il 23 ottobre u.s. il milite scelto
GAETANO CHIARELLI del distaccamento della GNR di
Missaglia, mentre si recava per assumere
informazioni su un renitente veniva ucciso da
banditi a colpi di arma da fuoco». Scattò la
rappresaglia da parte delle Brigate Nere, che
arrivarono a Valaperta. (da
diario) "I fascisti chiedono notizie del milite
scomparso, ma nessuno risponde.
Allora
tirano fuori i lanciafiamme e le bombe a mano, e le
lanciano nei fienili. Le cascine bruciano. Bruciano
gli animali: le mucche, un mulo, i cavalli, i
maiali. Sono legati nelle stalle, e agli abitanti
non è stato concesso di portarli via. La signora che
allora era una bimba ricorda che le donne furono
obbligate ad allinearsi davanti all’incendio e a
guardare e sentire le bestie che si struggevano nel
fuoco: «Brucerete come loro! Queste bombe saranno
per voi». La Gustìna si agita ancora adesso: «Io
avevo quattro figli, quattro bagaj… madonna, i
fascisti! Hanno rovesciato le damigiane di vino,
hanno spaccato tutto. Volevo morire! Siamo scappati
nel fango, a piedi nudi, e loro ci mitragliavano
dietro. Ches chi sono i fascisti! Mi hanno bruciato
anche la casa». Restano tutta la notte, le
Brigate nere. Picchiano, minacciano, portano via la
gente. Vorrebbero ammazzare la padrona dell’osteria,
rea di aver ospitato i partigiani: la risparmiano
solo perché è incinta. Al mattino trovano il
cadavere del milite, che era stato nascosto sotto un
gelso.(...) Altre violenze seguono il ritrovamento,
e non è certo finita. Quelli di Valaperta diventano
sorvegliati speciali, alle famiglie vengono tolte
per tre mesi le tessere alimentari (...). Gli uomini
restano nascosti nelle campagne circostanti, chi ha
visto bruciare case e stalle – e sono molti – chiede
asilo ai parenti".
Vengono catturati, tra gli altri,
quattro partigiani, che vengono torturati e
condannati senza processo.
"L’uccisione
dei quattro partigiani viene fissata per il 2
gennaio, ma la devono rimandare di un giorno perché
la ditta Vismara con il pretesto di un guasto si è
rifiutata di fornire il camion che servirà al
trasporto delle bare. Una relazione ufficiale,
datata 22.11.1945, è firmata dal medico condotto di
Valaperta, un omone grande e grosso, che prima di
morire in un incidente stradale mentre andava in
ospedale a trovare una paziente, ebbe modo di
raccontare al figlio Luigi quella scena orribile con
un partigiano a terra che gemeva e il fascista
venuto a dargli il colpo di grazia: una scena tale
da far gridare ai preti e al medico «Basta, non è
mica un cane!»".
Il 26 aprile 1945, il signor
Formigoni padre si era già dato, non lo si
trovava. Venne processato in contumacia ma, dati i
tempi, venne amnistiato e condannato solo come
collaborazionista. Osceno.
Così come era scomparso, ricomparve. Abitò a Lecco,
fece l’ingegnere all’Enel,
si fece vedere pochissimo in giro. Uno studioso di
storia locale di Valaperta, Angelo Galbusera, gli
scrisse parecchie volte, senza mai avere risposta.
Emilio
Formigoni è morto il 6
febbraio 2000, a ben 98 anni.
Che schifo. |
Paga somaro
lombardo... a comunione e liberazione.
Meeting
di CL 2007: con delibera numero
005195 la
Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
decide la partecipazione al
Meeting per l’Amicizia fra i Popoli con un
onere complessivo di euro
165.000 (Iva compresa). Con medesima
delibera, la Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
stanzia 15.000 euro per
la pulizia dello stand
stesso. Quindicimila euro per sette giorni di
manifestazione. Ma che fanno, cacano nello stand
tutti i giorni che-poi-bisogna-pulire? Con delibera
numero 005213 la
Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
decide la partecipazione
Meeting per l’Amicizia dei Popoli con uno
stand gestito da
ERSAF, che sarebbe l'Ente regionale per
l'agricoltura e le foreste, per promuovere la
conoscenza dei prodotti lombardi con un onere
complessivo di euro 20.000
(Iva compresa). E sono
200.000 euro relativi al
2007. Inoltre, il
gruppo
FNM, sarebbe a dire le
Ferrovie Nord Milano, totalmente controllato
dalla Regione Lombardia,
sponsorizza il sito internet del
Meeting per l’Amicizia dei
Popoli con banner e presentazioni delle
attività del gruppo. Non è noto l'importo della
contribuzione, nonostante sia un dato pubblico. Ciò
nonostante, visto che la partecipazione si rinnova
ogni anno, si calcola per difetto che i contributi
della Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
al meeting di CL siano
stati, negli ultimi sette anni, superiori di un bel
po' al milione di euro.
Peraltro, potrebbero esservi altri contributi da
parte della Regione,
attualmente non noti. Siete contenti, leghisti
rincoglioniti?
Ora: si sa, c'è la fila per sostenere
CL e il
meeting, inutile far
finta di nulla. Basta guardare
la pagina degli sponsor ufficiali: lo
Stato (Enel, FS, Eni,
Lotto, Finmeccanica, Sisal e chissà cos'altro), la
Regione Emilia Romagna,
la Coop (maporc!),
Intesa Sanpaolo
eccetera eccetera. Ma un conto è sponsorizzare, il
che va a bilancio dritto dritto e si vede lontano un
miglio, e un conto è far confluire fiumi di soldi
anche via società partecipate con motivazioni varie
e sorprendenti. Questo è il caso della
Regione Lombardia.
Per fare un esempio lampante, uno solo, la
Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
ha nominato, fin dal primo mandato dell'attuale
presidente, come consulente
della Presidenza della Regione in tema di
relazioni internazionali
e problemi istituzionali
il signor
Robi Ronza, che "nel 1980 è tra i fondatori
del Meeting di Rimini
alla cui realizzazione partecipa da allora
stabilmente come volontario; e in tale veste ne è
portavoce dal 1990". Capito? Non è difficile,
nemmeno, immaginare le motivazioni per cui la
Regione Lombardia,
Formigoni presidente,
sostiene così vigorosamente CL,
visti i trascorsi del capo.
I Verdi lombardi hanno
presentato un'interrogazione
al riguardo che sortirà pochi effetti, come sempre,
dato che il presidente di una Regione, o
governatore come piace chiamarlo ora, fa un po'
- mi si perdoni la finezza - il cazzo che vuole. A
noi, resta il titolo del meeting di quest'anno ("La
verità è il destino per il quale siamo stati fatti")
e un poco vago senso di nausea. Fanculo, son soldi
miei, quelli.
Ora, poiché le mie possibilità di intervento nella
cosa sono pari pressoché a zero, tanto meno quelle
di riavere indietro i miei soldi dalle tasche dei
ciellini-mercanti-nel-tempio,
mi toglierò domani una soddisfazione, per ripicca
personale, con post apposito. |
Una nuova forma
per il re-censimento.
Il
re-censimento di
trivigante.it, l'ardito
tentativo di "recensire tutte le cose del mondo,
conosciute e sconosciute", "la catalogazione
- con giudizio annesso - di tutto l'esistente e
l'inesistente" ha trovato una sua nuova forma,
meno autarchica e - come ha senso - più condivisa:
un
blog.
I
vantaggi e le ragioni di questa scelta sono
molteplici, a cominciare dalla possibilità di
inserire commenti, oppure dal fatto che i
re-censori sono
molteplici e tutti autonomi e così via.
Il modo di arrivarci è sempre lo stesso, dalla
pagina iniziale di
trivigante.it, io stesso ci scrivo, però il
re-censimento è
ormai, definitivamente, cosa autonoma e procede da
sé. Molto bene.
A questo proposito, qualora aveste velleità
censorie, vi invito a farvi
sentire, così che - consultato il
Politburo di saggi
indipendenti che presiede alla linea editoriale del
re-censimento - verrete
dotati di documenti falsi per postare i vostri
sapidi pezzulli sulle cose del mondo. |
Animette belle nei
cessi pubblici.
Molière, che era spiritoso, diceva: "è il
pubblico scandalo ad offendere: peccare in silenzio
è non peccare affatto" e, pensando proprio ai
grandi fustigatori di costumi in pubblico ma
libertini nell'alcova, scrisse
Il Tartufo,
commedia meravigliosa che andrebbe riletta in questi
tempi di falsi moralisti e ipocriti di prim'ordine,
che sono spesso al riparo di un ruolo istituzionale
o, magari insieme, sono difensori di una moralità
pubblica esercitata in una comunità religiosa.
Ne è pieno il mondo e ne è piena la storia di
bacchettoni, moralizzatori, storronatori pubblici
che in privato esercitano virtù opposte: non c'è
niente di male ad andare a puttane, in generale, di
certo è meno raccomandabile se contemporaneamente,
durante le ore di luce, si tengono predicozzi
all'universo mondo in nome del decadimento dei
costumi.
Cosimo Mele, deputato Udc,
crociato per la santità della famiglia e
contro l'uso delle droghe del demonio, beccato con
le mani a raccattare goduria tra cocaina e
prostitute, è solo l'ultimo, miserabile e grottesco,
caso.
Ma è un modesto esempio. Infatti, secondo l'italica
abitudine di importare novità dagli
Stati Uniti, dove tutto
è più grande, tra i
repubblicani nordamericani vi sono alcune
figurette di tal genere che fanno sembrare
Mele un chierichetto
distratto cui sono cadute le ampolline mentre
guardava la caviglia di una suora settantenne.
Sempre alla ricerca di nuovi nemici,
trivigante sbobina una
breve panoramica al riguardo:
Larry Craig: senatore
repubblicano degli Stati Uniti,
bacchettone della peggiore destra
religiosa, rompipalle di prim'ordine
verso gli omosessuali, a capo della
Commissione Etica del Governo,
mentre era in un cesso di
Minneapolis
ha ben pensato di abbordare il suo
vicino di tazza, facendogli piedino e
strusciandosi un po' sotto la parete
divisoria. Siccome è ben sfigato, oppure
statisticamente prima o poi doveva
capitare, è incappato in un agente che
stava lì proprio a prevenire gli atti
osceni in luogo pubblico. Che mona. |
|
Bob Allen: repubblicano,
parlamentare della
Florida, sostenitore della
campagna elettorale del senatore
McCain,
aveva messo su un menino per impedire il
matrimonio tra gay e per punire il sesso
in luoghi pubblici quando, ohibò, è
stato beccato mentre offriva venti
dollari a un ragazzo di colore perché si
lasciasse fare del sesso orale. Il
ragazzo di colore, manco a dirlo, era un
poliziotto. Ovvio. Il che ha suscitato
l'ilarità generale, con il caso di
Craig, e in
parecchi si son chiesti: "ci
sono ancora politici repubblicani che
non abbordino uomini nei bagni pubblici?".
Sì, ci sono. |
|
David Vitter: senatore
repubblicano della Louisiana, noto
omofobo e frequentatore della
Christian Coalition, gruppone
integralista terrificante, la cui idea
di fondo, non sto scherzando, è
che esista una congiura internazionale
per stabilire un ordine mondiale sotto
la guida di Lucifero.
Vitter ama
la tradizione e le cose di una volta:
infatti, parecchie prostitute di New
Orleans lo consideravano di casa, come
hanno dichiarato ai giornali. E ne
ricordano, con piacere?, le simpatiche
abitudini coprofaghe. Un fatto inedito,
un senatore che mangia la merda, mica
male.
Le battute si sprecano. |
|
Mark Foley: ex-senatore
repubblicano della Florida, sostenitore
dell'astinenza sessuale, crociatone
contro gli abusi nei confronti dei
minori e in favore dei valori americani,
si è dimesso nel 2006 perché coinvolto
nel cosiddetto "Scandalo
dei Paggi". Il pistolone qui a
destra ha molestato sessualmente alcuni
giovani borsisti del Parlamento, tutti
minori. Io mi chiedo: ma perché hanno
stagisti di sedici anni nel Parlamento
degli Stati Uniti? Boh, magari
Foley ha un
commercialista di tredici anni e un
addetto stampa di otto, chissà. A sua
giustificazione (ih ih!), ha detto
pubblicamente di essere stato
violentato, da bambino, da un pastore.
Immagino pastore protestante, non
pastore con le greggi. Comunque, mona
pure lui. |
|
Ted Haggard: reverendo,
ex-grande capo della
National Association of Evangelicals,
una bazzeccoletta da 30 milioni di
aderenti, esagitato contro gli
omosessuali, contro l'aborto, era uso
tenere conferenze ristrette allo staff
del Presidente Bush su come "promuovere
la fede in America".
Bene, è stato denunciato da un uomo che
da tre anni veniva pagato da
Haggard per
ogni tipo di prestazione sessuale,
testualmente: "Mi
sono sentito offeso perché in pubblico
affermava una cosa e poi dietro le
quinte faceva sesso con me".
Prostituzione e omosessualità, quindi,
per il custode della virtù cristiana.
Che facciadimmerda. |
|
Sono solo cinque, ché la solfa è sempre quella. Più
sono integralisti e dediti a raddrizzare i costumi
altrui e più la caduta fa rumore, chiaro. Che
nostalgia per le persone coerenti, i puttanieri
tout court, i frequentatori di lupanari che
hanno la decenza, apprezzabilissima, di non tenere
lezioni a nessuno su come si sta al mondo, ognun per
sé.
Mele può andare dove gli pare e fare quello che
gli pare, basta che non rompa i cabasisi al
prossimo, noi, su cosa è giusto e cosa no,
pontificando dal balcone di un albergo di via
Veneto. Grazie, ve ne saremmo molto grati. |
Il senso della
famiglia (o delle colpe dei nipoti).
La sua speranza, tra le
altre, era che i suoi figli
non sarebbero più stati giudicati per il colore
della pelle. Tutti e quattro. E' passato del tempo e
la speranza di Martin Luther
King ancora non si è avverata, non del tutto,
per gli afro-americani. Poiché, ovvio, il colore
della pelle non è un buon metro di giudizio,
converrà - oggi - valutare i quattro figli di
MLK per quello che
hanno fatto o stanno facendo.
Il primo, Martin Luther King
III, conduce una battaglia in direzione di
quella di suo padre contro la povertà e la
disuguaglianza, con la sua organizzazione
Realizing the Dream. Il secondo,
Dexter Scott King, è un
regista e si è impegnato nella ricerca degli
assassini di suo padre, arrivando a farne il nome,
un poliziotto. La terza,
Yolanda Denise King, è stata attrice e
attivista per i diritti civili ed è morta qualche
mese fa. L'ultima, Bernice
Albertine King, è - come si dice? -
reverenda, scrive gran sermoni e ha partecipato
a una marcia contro i matrimoni omosessuali. Il che
è un filino in contrasto con la storia della sua
famiglia.
Solo
un filino, c'è chi ha fatto di peggio.
Alveda King, figlia del
fratello di MLK, è una
militante di
Democrats for Life contro i diritti degli
omosessuali e anti-abortista; contrariamente
all'organizzazione in cui milita, sostiene con forza
Sam Brownback, che è il più conservatore tra i
candidati repubblicani alla Presidenza degli Stati
Uniti. Il tizio in questione ha le posizioni più
retrive che si possano immaginare, a cominciare da
una certa allergia agli omosessuali e, ovviamente,
una ferrea convinzione nella teoria del
disegno intelligente (Darwin kill kill!)
e ne sostiene l'insegnamento nelle scuole. Tizio
molto pericoloso.
Alveda King,
ovviamente, per il solo fatto di essere la nipote di
MLK, non è tenuta a
essere una sincera democratica, né ad amare i propri
simili fricchettoni, né a sostenere candidati
pacifisti alla carica di Presidente. Certo che no.
Fatto è, però, che giudicare una persona dalle
preferenze sessuali non è molto differente dal
giudicarla dal colore della pelle.
MLK non ne sarebbe
contento, credo.
Ma se le colpe o i meriti dei genitori non
ricadono sui figli (o nipoti), è ancora più improbabile il
percorso inverso, da nipote a zio.
Va bene, però, a questo punto, sono IO a non
appoggiare Alveda King.
Quindi, dal basso della mia bontà, via libera ad
Alveda King, in nome
della tolleranza seppur con parecchie riserve, sperando -
piuttosto - che il superminchione
Sam Brownback non vinca le primarie e poi le
elezioni vere e proprie. Sciagura grande. |
Lasino in prima
pagina.
Lasino,
che trovate sempre qui a sinistra (cfr. anche
bsite 24
agosto 2007), in questi giorni sta vagolando per
la Toscana, sempre più
a sud. L'altra sera è incappato in
Punto Informatico, ha fatto qualche chiacchiera
interessante ed è finito in
prima pagina. Ecco l'intervista
completa.
Trattandosi di un portale informatico, è ovvio che
hanno discusso di nuove
tecnologie; la risposta de
Lasino,
la migliore di questa intervista, è da incorniciare:
"in fondo
le uso solo per lasciare una traccia del mio
passaggio, una memoria comune nella quale l'asina è
il "motore di ricerca" e comun denominatore".
Bel colpo, disincantato e poetico allo stesso tempo.
Questo viaggio, tra le altre cose, ridefinisce le
esigenze primarie del viaggiatore: "siamo
animali da fatica e nel viaggio cerchiamo, e
accettiamo di buon grado: cibo, elettricità, acqua,
un po' d'erba dove riposare e una connessione
internet. Abbiamo solo le necessità primarie da
soddisfare". Questione di
tempo e
Lasino
troverà un modo per autoprodursi l'elettricità.
Sicuro. Il resto serve a socializzare.
rassegnina:
http://bertolauro.blogs.it/?tag=asino+contromano
http://ilpigher.blogspot.com/2007/09/diario-di-un-asino.html
http://ilpigher.blogspot.com/2007/09/pi-veloce-di-punto-informatico.html
http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2064363
http://punto-informatico.it/b.aspx?i=2064363#posts
http://quartovuoto.blogspot.com/search/label/lasino |
Stasera? Buffé e
risciò.
Sono stati illustrati da
Visco alcune settimane
fa i risultati degli studi di
settore del
SOSE
relativi alle denunce dei
redditi 2005. Senza entrare nel merito, visto
che sono disponibili e che i risultati complessivi
sono, vergognosamente, noti a tutti (Visco:
"è evidente che c'è una robustissima evasione"),
mi interessa sbrodolare qualche dato
esemplificativo, giusto per identificare qualche
categoria di persone
particolarmente furbe cui dovrebbe essere
impedito di utilizzare le strade, i mezzi pubblici,
gli ospedali, i servizi di qualunque tipo. Per
esempio, sono moltissimi i commercianti che gonfiano
i dati
sulle proprie
scorte per diminuire le
imposte: i tempi medi di ricambio dei prodotti in
dispensa delle imprese alimentari non congrue,
secondo il Fisco, sono da 362
a 871 giorni. In caso di un salumiere, per
dire, roba da morire di intossicazione alimentare.
Analogamente, molte imprese scontano l'acquisto
di beni strumentali all'attività ma non ne
dichiarano, poi, il possesso
(più di centomila, secondo l'Agenzia delle
Entrate).
Risultato, tanto per citare:
- 130 tassisti non possiedono
un taxi;
- 3.129 ristoranti non possiedono cucina o tavoli;
- 480 farmacie non hanno scaffali.
Complimenti,
davvero. Il 35,2% dei
professionisti (231.369) dichiara un reddito
imponibile medio di 23.600
euri, il che - oltre a essere incongruo per
gli studi di settore - è fuori da ogni
ragionevolezza. Ammettendo che ve ne siano pure
alcuni che guadagnano realmente quelle cifre, il
reddito medio dei professionisti in regola è di
59.300 euro, più del
doppio, il che dovrebbe dar da pensare a quel 35%
sull'opportunità di proseguire in quel campo
lavorativo.
I proprietari di istituti di
bellezza, porelli, dichiarano in media
15.400 euro di reddito
imponibile. All'anno, non al mese.
Siamo alla paralisi
dell'estetica, chi va dicendo che aumentano
le cure personali? Tutti brutti. |
Ancora un undici
settembre.
Anche quest'anno dedico questo giorno a
Victor Jara, catturato
e rinchiuso nello stadio di Santiago del Cile
l'11 settembre 1973,
torturato, insultato, sbeffeggiato, le unghie
strappate, le mani spezzate e, il 16 settembre,
ucciso da vigliacchi che avevano paura anche della
musica.
Questa Washington Bullets
è, ovviamente, per lui:
Oh! Mama,
Mama look there!
Your children are playing in that street
again
Don't you know what happened down there?
A youth of fourteen got shot down there
The Kokane guns of Jamdown Town
The killing clowns, the blood money men
Are shooting those Washington bullets
again
As every cell in Chile will tell
The cries of the tortured men
Remember Allende, and the days before,
Before the army came
Please remember Victor Jara,
In the Santiago Stadium,
Es verdad - those Washington Bullets
again
And in the Bay of Pigs in 1961,
Havana fought the playboy in the Cuban
sun,
For Castro is a colour,
Is a redder than red,
Those Washington bullets want Castro
dead
For Castro is the colour...
...That will earn you a spray of lead
For the very first time ever,
When they had a revolution in Nicaragua,
There was no interference from America
Human rights in America
Well the people fought the leader,
And up he flew...
With no Washington bullets what else
could he do?
'N' if you can find a Afghan rebel
That the Moscow bullets missed
Ask him what he thinks of voting
Communist...
...Ask the Dalai Lama in the hills of
Tibet,
How many monks did the Chinese get?
In a war-torn swamp stop any mercenary,
'N' check the British bullets in his
armoury
Que?
Sandinista! |
|
(The Clash, Sandinista!, 1980). |
Omissioni
parallele: Renato Biagetti.
Lo scorso 20 luglio
si è tenuta l'udienza per la morte di
Renato Biagetti. Ne
avevo parlato qualche mese fa (cfr.
b.site 8 giugno 2007):
Renato, il 27 agosto
2006 sulla spiaggia di Focene, vicino a Fiumicino,
viene ucciso a coltellate appena uscito da un
concerto reggae organizzato da una cooperativa
sociale attiva a sinistra. E cominciano subito le
omissioni: sparisce il verbale
con le dichiarazioni di Renato, rilasciate
poco prima di morire; il principale sospettato,
Vittorio Emiliani,
croce celtica tatuata sul braccio, è figlio di un
carabiniere del nucleo
cui vengono affidate le indagini sull'omicidio; i
carabinieri hanno poi deposto, dopo le
ripetute
e costanti pressioni della famiglia Biagetti,
un’integrazione agli atti
basata sulla memoria confusa e lacunosa di un
carabiniere di Ponte Galeria; l'avvocato della
famiglia ha presentato un'interrogazione
al Ministro Mastella,
le cui risposte sono state "evasive e
inconcludenti"; le
indagini preliminari, rispetto alla ricerca
delle armi del delitto,
due coltelli, sono state di una leggerezza
imbarazzante, tant'è che ne è stato ritrovato solo
uno, grazie alle indicazioni dell'imputato. Ma gli
imputati sono due, di
cui uno minorenne al tempo dell'aggressione. I
tentativi di far passare il caso di Renato come
una rissa tra facinorosi
sono stati molteplici e solo
l'attenzione e la tenacia della famiglia è
riuscita a far valere i fatti: "quella di Focene
non è stata una rissa tra balordi, ma
un’aggressione, un omicidio commesso da due
fascistelli, giovanissimi ma cresciuti in fretta in
un clima dalla lama facile fatto di intolleranza,
odio e razzismo". Vittorio
Emiliani è stato condannato a
quindici anni per
omicidio volontario,
l'altro ragazzo, G.A.,
mandato a "reinserirsi" proprio in quel
contesto che ha generato l'omicidio, visto che vive
a Focene.
Giungere al processo è stato un percorso
difficilissimo, comprese le incertezze del sindaco
Veltroni nel
costituirsi parte civile e il rifiuto, netto, da
parte dell'ANPI di
costituirsi parte offesa nel processo. La storia di
tutta la vicenda la trovate nel
blog dedicato a Renato.
La madre di Renato commenta: "Ho l'impressione
che io come madre debba trovare tutti i cavilli per
cercare la verità come se non
fossi la parte lesa. Molte cose non sono
state fatte dalle istituzioni nei tempi giusti".
Il che pare una costante,
quando nelle vicende processuali
sono coinvolte le forze
dell'ordine. Constatazione che rimanda
direttamente almeno a un altro caso recente,
Federico Aldrovandi
(per non parlare di Carlo
Giuliani). |
Omissioni
parallele: Federico Aldrovandi.
In misura maggiore che nel caso
Biagetti, il
coinvolgimento delle forze dell'ordine nel caso di
Federico Aldrovandi è
incredibile, agghiacciante. E, allo stesso modo,
sono imbarazzanti le omissioni
e i depistaggi operati
dalle forze dell'ordine stesse. Anche in questo
caso, soltanto la forza e la costanza della
famiglia
Aldrovandi
ha permesso di ricostruire plausibilmente la
vicenda, cioè che il ragazzo fu massacrato di botte
da quattro poliziotti, Paolo
Forlani, Monica Segatto,
Enzo Pontani,
Luca Pollastri, il più
vecchio dei quali ha quarantacinque anni (i "ragazzi"),
ora rinviati a giudizio dopo ben
633 giorni di false
testimonianze e intimidazioni.
Leggendo tutta la storia sul
blog della famiglia e su quello del
comitato si può provare solo vergogna: per
citare alcune vicende, il tabulato con le chiamate
al 113 che salta fuori solo nel maggio scorso, il
verbale degli interventi della polizia corretto e
modificato a mano, l'intimidazione di tutti gli
abitanti della via di Ferrara in cui
Aldrovandi fu
massacrato, le perizie di parte che lo descrivevano
come un tossicodipendente, le continue attestazioni
di stima per i quattro poliziotti da parte di
Questura e Procura ("è stata una disgrazia, una
vicenda penosissima, era in stato di esagitazione"),
il silenzio delle isituzioni, i testimoni che
spariscono e ritrattano le deposizioni, due
manganelli rotti a forza di botte, le indagini
affidate dal pm proprio alla polizia. La storia è
nota fin dal gennaio 2006 grazie alla madre di
Federico, che aprì un
blog per cercare aiuto e tenere alta l'attenzione
sul caso del figlio.
L'unica testimone che non ha ritrattato la sua
deposizione è una signora
camerunense, che evidentemente aveva solo da
perdere lasciandosi coinvolgere in questo caso. Ma
non si è tirata indietro, a differenza di tanti
ferraresi. Onore a lei.
Il padre di Federico
racconta così l'incontro con l'allora ministro
Giovanardi, al termine
di una trasmissione su suo figlio: "In quel
momento è uscito il sig. Giovanardi e tu Federico mi
hai accompagnato verso di lui e tutta la mia rabbia
stranamente è scomparsa tanto che la considerazione,
semplice, semplice che gli ho esposto è stata: “sono
deluso sig. Ministro (anche se ora non lo è più), io
difendo le istituzioni e lei addirittura si permette
di dare dell’eroinomane a un ragazzino che non può
più difendersi. Prima di parlare si informi. Lei è
rimasto alla prima versione delle persone che
componevano quella questura”.
La sua risposta (continuando a ribadire quanto aveva
affermato in trasmissione): “io non ho fatto altro
che riportare quanto affermato dalla Questura e non
posso pensare diversamente”.
Consiglio di guardare quest'intervista
ai genitori, persone coraggiose e civili, che da
soli si devono portare il peso di lottare contro uno
Stato che difende sé stesso invece che due brave e
dignitosissime persone. |
Omissioni
parallele: Davide Cesare.
Il 16 marzo 2003,
Davide Cesare, Dax, viene aggredito
all'uscita di un bar in via Brioschi a
Milano. Viene ucciso
con 23 coltellate da tre membri della famiglia
Morbi, i due fratelli
Federico (28 anni),
Mattia (17 anni) e il
padre Giorgio (54
anni), noti neofascisti. La storia è tristemente
nota e, anche in questo caso,
la condotta delle forze dell'ordine risulta
essere inqualificabile e vergognoso. Prima il
ritardo nei soccorsi;
poi, sul luogo del delitto arrivano per prime
numerose pattuglie di polizia e carabinieri, che
ostacolano palesemente
l'arrivo del personale medico.
Davide giunge cadavere all'ospedale.
E'
lì, all'ospedale San Paolo, che la polizia carica
brutalmente gli amici e i familiari di
Davide, con una
brutalità che finirà col coinvolgere anche personale
di assistenza medica e pazienti dell’ospedale: il
pronto soccorso deve cessare il servizio fino alle
sette del mattino seguente e molti pazienti devono
essere trasferiti in altre strutture. Una
testimonianza diretta: "Una caccia all'uomo
all'interno e all'esterno dell'ospedale, sotto gli
occhi del personale medico-sanitario che
coraggiosamente in più occasioni si è messo in mezzo
e ha difeso la gente dalle forze dell'ordine. Questi
i fatti, tralasciando gli insulti che ci gridavano
("comunisti di merda", "puttana", "vi ammazziamo
tutti" e cose del genere)".
Ecco il
video.
All'inizio l'omicidio viene catalogato come il "degenerare
di una rissa tra balordi", poi come legittima
difesa e, infine, come tentativo di proteggere il
proprio cane dall'attacco dei tre antifascisti; la
reazione delle forze dell'ordine al San Paolo è
giustificata così dal questore di Milano: "l'intervento
è stato necessario, per evitare che la salma venisse
trafugata...".
Non sono pochi i giornali che danno rilevanza a
queste versioni, compreso il
Corriere della Sera.
Grazie alle testimonianze dei giovani, dei medici e
dei pazienti presenti, oltre che a quella di un
videoamatore che ha registrato l'accaduto, si è
fatta luce sull'accaduto e a smentire questa prima
versione dei fatti. I Morbi
sono stati poi condannati, la vicenda
dell'aggressione all'ospedale San Paolo è ancora
aperta. Il murale che
lo ricordava alla Darsena,
a Milano, è stato cancellato qualche giorno fa. |
Il mistero dell'epigrafe di
Bologna -
leggenda metropolitana o soluzione all'enigma?
Gm, che è persona saggia e coglie i
collegamenti, in merito al mistero misterioso dell'epigrafe
di Bologna (b.site
di ieri), propone un'affascinante nonché plausibile
soluzione all'enigma dei tre versi finali (hac est
sepulchrum intus cadaver non habens /
hoc est cadaver sepulchrum extra non
habens /
sed cadaver idem est sepulchrum sibi):
"A
forza di viaggiare in treno mi capitava
di sentirne di tutti i colori.
Una volta ho sentito raccontare di un
artista (privato)
che viveva sul (privato).
Una amica di sua moglie (la persona che
ha raccontato il fatto diceva di essere
lei) un bel giorno va in visita in casa
dell'artista. Le due signore
chiacchierano un po' e poi l'amica
chiede alla moglie dell'artista dove
fosse il marito. La moglie indica un bel
vaso di terracotta in salotto.
Il marito, si sapeva, era da tempo
malato con problemi di salute. Dopo le
condoglianze e le frasi di circostanza
la constatazione: allora si e' fatto
cremare?
Risposta: sì, però .....
L'artista aveva disegnato lui stesso il
vaso, forma e decorazioni, poi aveva
dato disposizione di essere cremato, e
che le sue ceneri, impastate al
materiale per fare il vaso, fossero
adoperate per costruire un vaso come dal
suo disegno.
La salma a sé stessa sepolcro...." |
Bella,
mi piace. Chiaro che, nel caso dell'epigrafe,
escludendo probabilmente che la lapide sia di
terracotta impastata con le ceneri della fantomatica
Elia Lelia Crispi o di
un cavaliere Gaudente, a noi continuano a mancare
dei pezzi della soluzione. O, meglio: i tre versi
finali sono più antichi e non mi stupirei se in
origine si trovassero su un'urna o cosa del genere.
L'epigrafe è stata composta, poi, sullo schema dei
versi di
Agatia lo Scolastico,
che avevano offerto un'occasione di cimentarsi in
una prova stilistica tra compagnoni di merende.
La mia spiegazione personale
a questi tre versi, illuminato dalla dritta di
gm, è questa: i tre versi si trovavano stampati
su una maglietta portata da un tizio morto che si
era mangiato un'altro tizio. Una salma che è
sepolcro di una salma che non è contenuta in un
sepolcro ma in una salma che non è sepolcro. Credo. |
Bologna
capace d'amore capace di morte.
E' l'ora del sapido aneddoto. Lo so, lo so,
bramavo anch'io questo momento, non posso
resistere... ehi, dove andate? Vabbuò, per chi è
rimasto e ha del buon tempo, va ora in scena minima
il mistero dell'epigrafe di
Bologna, parecchio noto. Il luogo è il
Museo Civico Medievale di Bologna a
Palazzo Ghisilardi, il
periodo è il secolo XVI, l'oggetto è un'epigrafe che
riporta un celebre epitaffio funebre dedicato dal
misterioso Lucio Agatone
Prisco all'altrettanto misteriosa
Elia Lelia Crispi.
Qualche dato certo: l'epigrafe si trovava nel
complesso di Santa Maria di
Casaralta, dintorni di Bologna; sappiamo che
ne fu tagliata una parte, in fondo; è citata da
numerosi scrittori e sapienti, tra cui
Walter Scott e
Gustav Jung; fu
commissionata dal Gran Maestro
dei Cavalieri Gaudenti Achille Volta prima
del 1567. E queste le informazioni note. Il fatto
che rende interessante questa epigrafe è il testo.
Eccolo:
D. M.
AELIA LAELIA CRISPIS
nec vir nec mulier nec androgyna
nec puella nec iuvenis nec anus
nec casta nec meretrix nec pudica
sed omnia
sublata
neque fame neque ferro neque veneno
sed omnibus
nec coelo nec aquis nec terris
sed ubique iacet
LUCIUS AGATHO PRISCIUS
nec maritus nec amator nec necessarius
neque moerens neque gaudens neque flens
hanc
nec molem nec pyramidem nec sepulchrum
sed omnia
scit et nescit cui posuerit |
Agli Dei
Mani
Aelia Laelia Crispis
né uomo, né donna, né androgino,
né fanciulla, né giovane, né vecchia,
né casta, né meretrice, né pudica,
ma tutto questo insieme;
uccisa
né dalla fame né dalla spada né dal
veleno
ma da tutto questo insieme;
né in cielo, né nelle acque, né sulle
terre
ma ovunque giace
Lucio Agatone Prisco
né marito, né amante, né parente
né triste, né allegro, né piangente
questa
né mole, né piramide, né sepolcro
ma tutto questo insieme
sa e non sa a chi è dedicata. |
Un bel mistero, eh? La cosa si infittisce se si
considerano i tre versi finali
che furono tagliati dall'epigrafe:
hac est
sepulchrum intus cadaver non habens
hoc est cadaver sepulchrum extra non
habens
sed cadaver idem est sepulchrum sibi |
Questo è
un sepolcro che non contiene salma
questa è una salma che non è contenuta
da un sepolcro
ma la salma stessa è a sé sepolcro |
Alcuni studiosi hanno dimostrato
che questi ultimi tre versi sono un epigramma
attribuito all'autore greco del VI secolo
Agatia lo Scolastico,
tradotto in latino prima da Ausonio e poi da
Poliziano.
Raffinato gioco stilistico o enigma esoterico
nascosto? La formula della pietra filosofale
celata sotto un arcano oppure epitaffio a
indovinello ben riuscito? Mistero, mistero, come
dicevo. L'artificio retorico, però, è
interessante, cioè la successione di termini e
la negazione contestuale di ogni termine
precedente.
Il fatto che questi stessi versi compaiano in
altre località (nel Palazzo San Bonifacio a
Padova, nel
castello dei Principi di Condè a
Chantilly, in una
lapide conservata al museo di
Beauvais)
porterebbe evidentemente a escludere la sua
natura di epitaffio funebre. Il condizionale è
ancora d'obbligo, perché il mistero non è per
nulla risolto. Né per la parte né per il tutto.
Fecero anche un
convegnone sul mistero.
In conclusione, eccola, lei, l'epigrafe, la
protagonista:
Secondo me, da ignorantone, è
un gioco stilistico, una bizzarria da dotta
accademia, non vorremo certo prendere sul
serio una cosa commissionata dal
Gran Maestro dei
Cavalieri Gaudenti, nevvero? Tutt'al
più un indovinellone, questo sì,
probabilmente irrisolvibile per chiunque
altro al di fuori dell'autore e qualche
amico giocondo che dell'accademia ne faceva
uno sport. Interessante, comunque, farci una
ridicola pensata.
|
Accanimento contra
personam. Un altro bel ritratto.
Oggi
me la prendo con
Pietro Ciucci, che sarebbe il tizio
qui a destra, con lo scopo, come sempre, di
allargare la meravigliosa galleria di
ritratti dei professionisti della poltrona e
che danno penose
dimostrazioni di sé.
Via con le noterelle biografiche: entra nel
1969 in Autostrade spa,
della quale dal 1985 diventa
direttore centrale
Finanza e poco dopo
condirettore generale
responsabile per l'area amministrazione,
finanza, pianificazione e budget. Nel 1987
lascia Autostrade per approdare all'IRI,
dove fa il
condirettore centrale della direzione
finanza. Condirettore centrale mi
ispira qualche smorfia, pazzesco, la solita
abitudine borbonica di inventarsi titoli e
qualifiche del cavolo. Boiardo di Stato. Nel
1993 viene nominato
direttore centrale finanza. E nel
1996 diventa direttore
generale.
Fin qui, è direttore
generale dell'IRI. Che succede a
questo punto? Viene nominato, dal giugno
2000 al novembre 2002,
componente del Collegio dei liquidatori
dell'IRI. Che, per capirci, sono
quelli che hanno gestito il
piano di risanamento
economico e finanziario dell'IRI. In
soldoni, la cessione
ai privati di tutte le principali aziende
del gruppo: dall'alimentare della Sme
alle grandi banche come Comit e Credito
Italiano, dalle finanziarie come la Stet o
Finmeccanica, all'acciaio, all'ingegneria,
alle costruzioni.
La cosa interessante è che non ha di certo
sentito il bisogno di dimettersi dalla
carica di direttore
generale, certo che no. Se no, non
starebbe in questa galleria di ignominiosi.
Nel 2002 termina la sua nomina come
liquidatore e
che fa? Viene nominato
Amministratore Delegato della
Società Stretto di Messina. Ponte
sullo stretto, capito? "La più
straordinaria opera di ingegneria civile di
tutti i tempi, seconda come impresa
all'andata sulla Luna", come sostiene
Antonino Calarco,
ovviamente onorevole e presidente onorario
Stretto di Messina S.p.A. Onorario di che?
Qui un'interessante
intervista a
Ciucci e
Calarco, report. Siamo in zona
pericolosissima, non si diventa
amministratore delegato di una società del
genere se non si è immersi fino al collo nel
barile dell'amicizia e protezione politica.
Siccome nel 2006 si scopre che il Ponte non
si fa, visto che vince Prodi (o, almeno, non
si fa per ora), Ciucci
prende il volo e vualà, il 20 luglio
2006 eccolo diventare (tenersi forte!)
Presidente dell'ANAS. Parola di Cesare
Salvi, la poltrona vale un
milione e mezzo di
euro l'anno. Non il massimo ma buono
lo stesso.
Prima di passare in rassegna il suo primo
nonché attualmente ultimo atto da
presidente, mantengo la promessa iniziale e
cadauno qualche poltroncina occupata
dall'odioso Ciucci:
consigliere di amministrazione di
Altalia e di
RAI Holding.
Poi, è stato presidente della
COFIRI, vice
presidente della Banca
di Roma, nonché consigliere di
amministrazione dell'ABI,
della Banca
Commerciale Italiana, del
Credito Italiano,
della STET, di
Aeroporti di Roma,
di Finmeccanica,
della SME. E
poi membro della giunta confederale di
Confindustria.
Non credo siano tutte le cariche, per me
sono abbastanza.
Ah, dimenticavo, infine:
con D.P.R. 2 giugno 2002 è stato insignito
dell’Onorificenza di
Cavaliere di Gran Croce della Repubblica
italiana.
Mi viene da vomitare, attenuerò vagamente la
sensazione di nausea rivolgendo a
Ciucci un soave
epiteto appropriato da cui non posso
esimermi: fanculo.
Oh, va un poco meglio.
E ora, Ciucci
in azione: ha appena presentato al
Parlamento il piano
finanziario dell'ANAS e, siccome gli
era stato chiesto di farlo sul lungo
periodo, l'ha preparato così: "Piano
economico finanziario 2007-2052".
Testuale, 2052 davvero,
quarantacinque anni di previsioni in 210
pagine. O uno è completamente scemo oppure è
un genio dello scherzo e della battuta
surreale. Non sembra il tipo,
Ciucci, da
ottime battute.
La commissione
parlamentare rileva che "per
quanto riguarda il conto economico,
l'analisi dei ricavi e dei costi mostra: un
periodo iniziale (2007-2011)
caratterizzato da volumi ridotti di costi e
di ricavi (la maggior parte dei quali deriva
dai canoni di disponibilità e dal
sovrapprezzo pedaggi); un periodo intermedio
(approssimativamente
2012-2035) nel quale assumono una
rilevanza preponderante le voci di costo e
di ricavo collegate all'aumento della rete
stradale e al subentro nelle sei concessioni
in scadenza; un periodo finale
(approssimativamente
2036-2052), che presenta una
struttura dei ricavi sostanzialmente
inalterata, e, per quanto riguarda i costi,
un deciso trend decrescente degli oneri
finanziari per la progressiva estinzione dei
prestiti contratti con il sistema bancario",
qui. Si prendono tutti sul serio,
ANAS e
Parlamento,
nonostante per allora saranno,
probabilmente, tutti belli che saponificati.
Ridicoli. |
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