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2006 |
|
I reati del giorno
(menu à la carte).
Per la consueta mini-rubrica di diritto penale di
trivigante.it, vado a
esporre la carta dei reati del
giorno, vale a dire quelle condotte criminose
che mi sento di consigliare per la giornata di oggi,
per ragioni diverse, linguistiche, buffe e
variamente anacronistiche.
Per
cominciare bene la giornata, suggerisco di iniziare
di buon mattino con lo
spigolamento abusivo (art.626 n.3), che non
ha nulla a che vedere con la Settimana Enigmistica.
E' sufficiente recarsi in un campo agricolo altrui e
raccogliere un po' di frutti e verduri della terra,
qualora non sia già stato effettuato il raccolto da
parte del proprietario. La dicitura della legge è
strepitosa: "spigolare, rastrellare, raspollare
nei fondi altrui, non ancora spogliati direttamente
dal raccolto". Basta raspollare, dunque, per
commettere spigolamento
abusivo. Non vale se il raccolto è già stato
compiuto, in questo caso è permesso.
Naturalmente, visto che uno si trova già lì, nel
campo, vale la pena compiere anche il reato di
abigeato (art.625,
furto), se c'è disponibilità. Sarebbe a dire che si
sottraggono al legittimo proprietario capi di
bestiame da allevamento.
Attenzione, capi di bestiame, non vale con i cani,
gatti e pesciolini. Pare peraltro che, ancora, la
giurisprudenza non sia concorde sul numero di capi
la cui sottrazione costituisce
abigeato. Infatti, sembra che la legge non
contempli il furto di un capo singolo. Ne consegue
che, se desiderate compiere il reato in questione,
dovete prendere almeno due mucche e spingerle avanti
a voi, come suggerisce correttamente l'etimologia
(lat. ab agere, allontanare spingendo innanzi
a sé).
Terzo reato consigliato della giornata è
l'eccezionale lenocinio.
Chi ha fatto il classico lo sa, per gli altri
spiego: è il reato commesso da "colui che sfrutta
l'altrui prostituzione al fine di ricavarne un
vantaggio". Ebbene sì, è il volgarmente detto "sfruttamento
della prostituzione", niente di nuovo, ma
vogliamo mettere la denominazione giuridica? Che
meraviglia. Anche perché io non mi vorrei certo
privare del piacere delle argute nonché dotte
denominazioni connesse al caso: se compio il reato
di lenocinio, dunque,
io sono il lenone, lo
sfruttatore, meglio detto dalla legge il "prosseneta",
che sfrutta - ovviamente - il "prossenetismo"
altrui. Il pappone. Che sfoggio di cultura, che
eloquio, questa legge Merlin, complimenti.
E di pruderie democristiana anni Cinquanta,
se posso aggiungere (ovviamente, posso). Anche se, a
essere precisini precisini, il "prosseneta"
è colui che letteralmente "aiuta gli stranieri" e,
per estensione, il mediatore di affari tra persone
che non si conoscono. Ecco, qui ci siamo.
Compiuti questi tre reati, è consigliabile, per
terminare felicemente la giornata, fare l'en
plein: basta recarsi in un bar o in una
biblioteca o altro luogo pubblico e cominciare a
spiegare a voce alta che è bellissimo rubare le
mucche all'allevatore, che è cosa divertentissima
sottrarre il raccolto dal campo dell'agricoltore,
che è molto redditizio sfruttare le bagasce sul
marciapiede. Fatto questo per un po' di tempo,
avendo cura di farvi notare dalla forza pubblica,
avete commesso il reato di
apologia di reato.
L'en plein, appunto. Il bello di quest'ultima
pratica illegale è che non è necessario aver
commesso i reati che si difendono o si enfatizzano,
basta un po' di immaginazione. Buon divertimento,
dunque.
Oops, domanda dell'ultimo secondo: questa rubrica
costituisce, forse, apologia
di reato? Istigazione?
Uhm... |
Urgente bisogno di
bellezza.
Sono stati giorni brutti,
bruttissimi. Ho visto cose che noi umani italiani
possiamo benissimo immaginare, anzi conosciamo fin
troppo, altro che navi da combattimento in fiamme al
largo dei bastioni di Orione.
Ho visto un governo piccolino crollare sotto i morsi
dei parassiti, ho visto un omosessuale fascista dare
del frocio a un suo collega svenevole, ho
visto un altro fascista mangiare mortadella e bere
spumantino versandolo sulla moquette di un
palazzo della Repubblica, ho visto un ignorante
sbruffone spacciare scemenze inaudite per poesia, ho
visto lo stesso sbruffone inquisito lagnarsi e dire
cose gravissime in nome della sua famiglia corrotta,
ho visto un piccolo servo sputare contro un suo
amico, ho visto vecchi rimbecilliti sproloquiare
senza coscienza di sé, ho visto profanare ancora il
cadavere dell'Istituzione, ho visto le pecore
contarsi, ho visto ziqqurat di pattume per le strade
e animali gridare nelle discariche, ho visto cannoli
regalati per festeggiare una condanna a cinque anni
di carcere, ho visto un
demente paralitico biascicare inni alla rivolta
armata, ho visto gente segare i rami sui quali
stanno seduti e scambiarsi a gran voce le loro
esperienze di come segare più in fretta, ho visto cose
stupide.
Mi viene in mente questa poesia di
Brecht (è davvero sua, questa!):
Vi sono due lingue in alto
e in basso
e due misure per misurare,
e chi ha viso umano
più non si riconosce.
Ma chi è in basso, in basso è costretto
perché chi è in alto, in alto rimanga. |
Sarebbe appropriata, perfetta, ma non
è quello di cui ho bisogno oggi.
Oggi ho bisogno di rincuorarmi, di pensare ad altro,
di placare i pensieri e di rivolgere le forze più in
alto, ho bisogno di non sprecarmi, ho bisogno di non
perdere tempo, ho bisogno di cose migliori e di
aria, ho bisogno di seguire idee oneste, ho bisogno
di imparare cose davvero nuove, ho bisogno di
bellezza.
Ci provo, dunque, cerco aiuto nelle
parole di qualcuno più capace.
La più bella
Ma bella più di tutte
l'Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s'ebbe da suo
cugino
il Re di Portogallo con firma sugellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.
L'Infante fece vela pel
regno favoloso,
vide le fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera
e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell'isola cercando... Ma l'isola non
c'era.
Invano le galee panciute a
vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
con pace del Pontefice l'isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.
L'isola esiste. Appare
talora di lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
"...l'Isola Non-Trovata!" Il buon Canarïano
dal Picco alto di Teyde l'addita al
forestiero.
La segnano le carte
antiche dei corsari.
...Hifola da - trovarfi? ...Hifola
pellegrina?...
È l'isola fatata che scivola sui mari;
talora i naviganti la vedono vicina...
Radono con le prore quella
beata riva:
tra fiori mai veduti svettano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lacrima il cardamomo, trasudano le gomme...
S'annuncia col profumo,
come una cortigiana,
l'Isola Non-Trovata... Ma, se il pilota
avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell'azzurro color di lontananza... |
Uff, va un po' meglio. Ebbene sì, è
Gozzano e non Guccini. Sorpresa? |
Carta canta o
mistero misterioso.
Oggi
Travaglio lo faccio io, mutuando il titolo e il modo
della sua
rubrica, sebbene abbia poca considerazione del
suo giochetto, troppo facile.
Dunque, D'Alema
dichiarò su La Stampa dell'11 marzo 1993: "Lo
dico e lo ripeto: Amato è un bugiardo e un
poveraccio. È uno che deve far di tutto per restare
lì dov'è, sulla poltrona. Ma che devo fare? Devo
dire vaffanculo?". Erano tempi duri e strani, lo
so. Oggi, D'Alema è
presidente della
Fondazione Italianieuropei
e siede fianco a fianco con il presidente del
Comitato scientifico della Fondazione stessa. Che è,
ovviamente,
Amato.
Dico questo non per sollevare l'indice
sull'apparente contraddizione (in fin dei conti sono
passati quindici anni e la politica italiana è
finissima arte della mediazione continua) ma per
ripropormi la fatidica domanda: anche alla luce
della storia passata, Amato
è stronzo oppure no? Continuo a non capire. |
Puro genio
inconsapevole (basso livello).
L'uomo
che qualcosina deve chiedere, l'uomo che è timoroso
nei confronti del Viagra
ma ne avrebbe tanto bisogno, ora ha una nuova
arma di potenza sessuale inaudita: essa è naturale,
senza controindicazioni e dà risultati immediati. E
poi, il nome:
VIAPRO.
Ebbene sì, è una dichiarazione di intenti nei
confronti del genere femminile, un urlo belluino che
sta a indicare la superputenza ritrovata. Femmine,
attente, ci sono in giro un sacco di uomini che lo
prenderanno a breve, e sono usciti dalla farmacia
gridando: "VIAPRO,
VIAAAAPRO".
L'equivalente femminile, il
Viafem, è molto meno interessante. |
Mormoni scandinavi
in chat.
Sono entrato in possesso
di un documento eccezionale, assistendo da
spettatore a una chat
tra mormoni scandinavi.
I protagonisti sono il fabbro ferraio
Gerchrist, il falegname
Trostfar e il sellaio
Loffalsson.
Ne riporto una parte, per i lettori curiosi del
mondo:
Gerchrist:
io sono Gerchrist e sono fabbro ferraio
Trostfar: io
sono Trostfar e sono falegname
Gerchrist: è un
piacere conoscerti, falegname Trostfar
Loffalsson: io
sono Loffalsson, figlio di Varudjar, il sellaio
Gerchrist:
buongiorno Loffalsson che il sole splenda anche su
di te. io sono Gerchrist
Trostfar: ciao
Loffalson! io sono Trostfar e sono felice di
conoscerti
Gerchrist:
Buongiorno Trostfar io sono Gerchrist. vorrei
invitarvi al sermone del reverendo Pilotaar, alle
dodici alla cappella in legno nel bosco. porteremo
delle bacche di Milostro e converseremo con il
Signore
Trostfar: ma
certo, la conosco, l'ho fatta io quella cappella. io
sono Trostfar, il falegname
Gerchrist: si
vede la mano sapiente che l'ha costruita, che la tua
casa sia piena di pace e di finestre
Trostfar: e che
nella tua regni l'armonia in ogni stanza
Gerchrist: la
mano del Signore si è posata sul tuo capo e sulla
tua ricca famiglia. Come sta Inglisfoon?
Trostfar:
Inglisfoon sta molto bene
Gerchrist: egli
vive con serenità?
Trostfar: gli
porterò i tuoi saluti, certamente. e Rufuslad? come
sta Rufuslad?
Gerchrist:
conducilo alla cappella di legno nel bosco, oggi. lo
vedrò con grande piacere
Rufuslad è stato punito dal Signore per la sua
arroganza e ora vive isolato nell'isola di
Cantaalbard. egli deve pentirsi fino in fondo al suo
cuore
Trostfar: spero
con tutto il cuore che lo raggiunga la serenità che
solo il Signore può dare e penserò a lui quando sarò
nella cappella di legno nel bosco o quando lavorerò
alla sedia che mi hai chiesto, Gerchrist
Gerchrist: che
la tua mano sia guidata dalla tua saggezza, Trostfar
che l'intaglio della sedia non ti sia faticoso,
Trostfar. verrai, Trostfar, alla lieta raccolta
delle mele cotogne?
Trostfar: come
potrei mancare, caro amico Gerchrist. verrà anche
Loffalson, secondo te?
Gerchrist: non
lo so, egli è confuso e stanco, l'ombra è calata
sulla sua casa
Trostfar: forse
è calata anche in lui
Gerchrist:
ricordi che Varudjar rubò una bottiglia di liquore
al legno dalla taverna di Gosloop il Venerando? e
Sappooooor il giudice lo condannò a costruire
l'altare della prima vendemmia?
Trostfar: sì,
però ricordo anche che Darlanda cercò di scagionarlo
riportando la bottiglia di nascosto
Gerchrist: è
vero, purtroppo ella mise il piede in fallo e
l'inganno fu chiaro, sapiente Trostfar
Trostfar: anche
lei fu ottenebrata e Sappoooooor punì anche lei
Gerchrist: il
succo della mela è amaro se il melo cresce all'ombra
dell'inganno
Trostfar: e una
mela marcia guasterà quelle sane ma quelle sane
potranno sanare quelle marce?
Gerchrist: il
cammino verso la bontà è irto di spine velenose, il
cammino verso l'ombra è ricoperto di mattoni d'oro
Trostfar: sagge
parole Gerchrist fabbro ferraio
Gerchrist: non
sono mie, Trostfar il falegname, sono le parole del
libro del bosco di Medrantir come sai
Trostfar: ah,
giusto. Quelle che si trovano nel libro poggiato sul
leggio di faggio all'interno della cappella di legno
nel bosco
Gerchrist: sul
leggio che tu costruisti l'inverno della grande
fioritura del Mandocco. furono tempi lieti, quelli.
la figlia di Bravanur portava in grembo il seme di
Pralina il coraggioso
Trostfar: e tu,
Gerchrist, incontrasti Nastrasal, di cui ti
innamorasti
Gerchrist:
Borallin il nano fecondo costruì la Porta Limacciosa
nel villaggio di Fretondo. ricordi bene, Trostfar
Trostfar: certo,
perché quello era anche il tempo in cui Vostasfor il
mastro birraio inaugurò la Taverna del luppolo. che
tempi felici che trascorremmo, caro Gerchrist il
fabbro ferraio. c'era anche Loffalson, ricordi?
Gerchrist: la
primavera della nostra vita scorreva forte in noi,
allora
Trostfar: ciao
Gerchrist fabbro ferraio, io sono Trostfar, il
falegname
Gerchrist: che
il giorno splenda su di te, falegname Trostfar, io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Trostfar: che
bello vederti, fabbro ferraio Gerchrist. Che la
gioia scaldi il tuo cuore e che il signore guidi
ogni tuo passo
Gerchrist: che
Granvakka, la tua compagna, possa presto darti la
gioia di un erede dai capelli rugiadosi
Trostfar: come
sai, caro Gerchrist, Gravakka non è il vero nome
della mia compagna
Gerchrist: non
lo sapevo, falegname Trostfar
Trostfar: il suo
nome, ricordiamolo, è Mokkasol
Trostfar: i
demoni sono sempre in agguato, come quando
traviarono Norrosbad, che dipinse di nero tutta la
casa di Frrrregasut
Gerchrist:
Norrosbad era malvagio, ricordi che tosò anche la
pecora del figlio di Zraaaknift e parlò con lingua
mentitrice alla figlia del macellaio Destinaant?
Trostfar:
ricordo anche che per questo tutta la comunità
rimase sconvolta per molto tempo. io non riuscivo
più a lavorare il legno, che mi si ribellava fra le
mani, fino a quando non arrivò il nonno di Norrosbad,
Butangas, a portare la sua saggezza
Gerchrist: io
sono Gerchrist
Loffalsson: Io
sono Loffalsson, figlio del sellaio
Gerchrist: che
il giorno splenda su di te Loffalson
Loffalsson: che
il tuo frutteto sia sempre prodigo di frutti maturi,
Gerchrist
Gerchrist: che
le tue donne abbiamo sempre, Loffalson, le poppe
mature
Loffalsson: che
il tuo ruscello sia sempre onusto d'acqua chiara e
fresca
Gerchrist: che
lavoro ti ha assegnato il Signore, Loffalson? sei
sellaio come tuo padre e il padre di tuo padre prima
di lui?
Loffalsson: sì,
continua la tradizione
Gerchrist: anche
tuo figlio sarà sellaio, dunque, come il giovane
Hunddqvist
Loffalsson: sì,
in culla gli metterò i ferri del mestiere, perché
possa apprendere immediatamente
Gerchrist: il
Signore benedica la tua operosa famiglia e ricordati
il saggio detto di Monhoefer
Loffalsson: il
Signore unga sempre la ruota del tuo carro, cosa
disse il saggio Monhoefer?
Gerchrist:
quando l'aratro si inzolla, l'uomo avveduto intona i
canti del cristo. vi è dunque giunta la notizia del
figlio di Tronqldvist, il mugnaio?
Loffalsson: no,
cosa gli accadde?
Gerchrist: egli
l'autunno scorso, durante la vendemmia, cercò di
violare la sacralità della virtù del giovane fiore
della figlia del calzolaio Mmmndrqvt
Trostfar: sono
Trostfar, il falegname
Gerchrist: io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Trostfar: che la
luce del Signore illumini i vostri occhi. salve,
Gerchrist fabbro ferraio
Gerchrist:
salute, Trostfar, il falegname
Loffalsson:
salute Trostfar, sono Loffalson, il sellaio
Trostfar: oh,
salute Loffalson, il sellaio, che la gioia del
lavoro sgorghi copiosa dalle tue mani
Gerchrist: lieta
giornata, sellaio Loffalson, è quella in cui è
possibile lavorare fino allo stremo
Loffalsson: il
lavoro è un dono al Signore
Gerchrist:
Dereekna, la giovane figlia del calzolaio Mmmndrqvt,
per volere di nostro Signore, fu dunque ingravidata
mentre sparecchiava il desco in un meriggio di
settembre. il figlio di Tronqldvist, il mugnaio, che
la colpa lo perseguiti, disse che satana aveva
guidato il suo seme
e che il figlio che Dereekna attendeva non era
figlio dei suoi lombi, ma dei lombi di satana
Loffalsson: ah
sacrilego!
Gerchrist: la
sua mente era oscura e guidata dall'indolenza
Loffalsson: che
la spada tagliente del Signore lo trafigga e i cani
del suo giardino ne facciano brani
Gerchrist:
Dereekna, una notte prima del raccolto del luppolo,
ahimé, si tolse la vita con peccato ancor peggiore.
che iddio abbia pietà! uccidendo anche il frutto dei
lombi del figlio del calzolaio Mmmndrqvt. all'alba
del giorno ier l'altro, il figlio del calzolaio
Mmmndrqvt è stato trovato bocconi nel ruscello che
scorre accanto alla cappella di legno nel bosco con
un brano di Ecclesiaste IV, 2 scritto su una piccola
pergamena di alce. ma iddio ci perdoni, questo brano
era scritto al contrario - la oirartnoc - l'ombra
cade sul nostro villaggio, saggi Loffalson il
sellaio e Trostfar il falegname. io sono Gerchrist,
il fabbro ferraio
Loffalsson: io
sono Loffalson, il sellaio, la mano del Signore vi
guidi
Gerchrist: qual
è il tuo saggio dire, dunque, saggio Loffalson? la
disperazione della moglie di Lot aleggia su di noi,
alfine. io sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Trostfar: io
sono Trostfar, il falegname, la mia mente è
annebbiata
Loffalsson: il
Signore tutto vede e tutto sa e quindi non punirà il
nostro villaggio. un Salvatore è atteso perché
dirima l'oscuro intreccio e scacci Satana dalle
nostre case. io sono Loffalson, il sellaio
Gerchrist: io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Loffalsson: Noi
dobbiamo pregare, e continuare a offrire il sudore
delle nostre fronti e il frutto dei nostri ingegni a
Lui, ed Egli saprà essere misericordioso
Trostfar:
Loffalson sellaio, il Signore parla per bocca tua
Loffalsson: no
Trostfar, io non son degno
Gerchrist: le
tue parole sono la gloria del signore, vecchio
Loffalson. la tua grigia chioma indica che la tua
conoscenza è profonda e iddio ti benvuole. dobbiamo
andare alla cappella di legno nel bosco a pregare
Trostfar: sì,
amici, andiamo alla cappella di legno nel bosco.
proprio ieri, insieme al mio garzone Soloffobar,
abbiamo piallato gli inginocchiatoi. io sono
Trostfar, il falegname. Soloffobar è un giovine
solerte e timorato di dio, lo raccomando per la mano
della giovane Helgetra, figlia di Potromag, il
mugnaio
Gerchrist:
salute, Trostfar il falegname, io sono Gerchrist, il
fabbro ferraio
che il signore mi corregga, ma il mugnaio non è
Tronqldvist? Tronqldvist il mugnaio?
Trostfar: dici
bene, caro Gerchrist, Tronqldvist è il mugnaio ma
del lato occidentale, mentre Potromag è il mugnaio
del lato orientale. Tronqldvist, che il signore lo
abbia in cura, non ha potuto avere prole
Gerchrist: iddio
mantiene la tua mente lucida e fresca, giovane
Trostfar, l'oscurità non ti può ingannare. ricordo,
Potromag figlio di Gazprom, mugnaio del lato
orientale anche lui
Trostfar: anche
la tua mente, saggio Gerchrist, non falla. Gazprom è
stato un caro amico di tuo padre Vasterkat. insieme,
lo ricorderai, posero il primo palo, all'ingresso
del paese
Loffalsson:
Potromag era un saggio e facondo. fintanto che il
suo mulino non subì il giogo di Jellindal, il
terribile signore dell'Est. avvelenò il suo spirito
quanto il suo grano. egli si diede al gioco dei
Bjorniis
Gerchrist: il
tennis?
Loffalsson: né
valsero i richiami del Signore
Gerchrist: io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Loffalsson: io
sono Loffalson, il sellaio. gloria a te Gerchrist
Gerchrist:
salute, anziano Loffalson il sellaio, la tua memoria
è la nostra memoria, che iddio te la conservi sempre
prodigiosa come la sacra veste del Santo Galaak
Loffalsson: il
Signore si recò da Potromag sotto mentite vesti,
chiese lui ospitalità ed egli, con grande finzione,
lo accolse salvo poi derubarlo per sperpare il
maltolto ai dadi
Gerchrist: fu
allora che con il danaro rubato, sterco del demonio,
comprò Granvakka, colei che sarebbe diventata un
giorno la madre dei figli di Trostfar, rivendendola
poi all'orafo Mnemonius, il quale in cambio di
un'oncia d'orzo la vendette a sua volta al rabbino
Kanukkaj finché mio padre, il povero Vasterkat la
raccolse in un letamaio. io sono Gerchrist, il
fabbro ferraio
Trostfar: salute
a te Gerchrist, fabbro ferraio. come già ti dissi,
Granvkka non è il vero nome della mia compagna, che
il sublime l'abbia sempre con lui. il nome vero è
Mokkasol. io sono Trostfar, il falegname
Loffalsson: Io
sono Loffalson, il sellaio. Granvakka è figlia del
Signore. Egli l'ha voluta con sé pietoso e grande è
il Signore e oscuro a noi nelle sue decisioni
Trostfar:
bentrovato anziano Loffalson sellaio. la tua memoria
è sempre cristallina e saggia la tua interpretazione
del volere del Signore. io sono Trostfar, il
falegname
Gerchrist: il
signore ha misericordia di noi. io sono Gerchrist.
il fabbro ferraio. egli ci aiuterà a superare la
siccità di questa stagione con la preghiera alla
cappella di legno nel bosco, supereremo con il suo
aiuto anche questa prova, come l'inverno in cui
l'infido Standertraat rubò la liquirizia dalla casa
del pastore, il pastore Braatkaat. io sono Gerchrist,
il fabbro ferraio
Trostfar: io
sono Trostfar, il falegname
Gerchrist: lode
a te, Trostfar
Trostfar: egli
provvederà per noi
Gerchrist: egli
guida le nostre mani, savio Trostfar
Trostfar: ci
accompagnerà, quando dovremo affrontare il periodo
della sacca dell'orrido male
Gerchrist: come
dice il proverbio, ogni strada irta di delitti è
costellata di alberi di pruno
Trostfar: come
quando Froggosal si imbattè nel tremendo Rottiman,
istigatore dei pensieri laidi, che satana se lo
porti nel baratro
Gerchrist: non
parlare così, Trostfar. la vendetta è dei poveri di
spirito, che il signore ne abbia pietà
Trostfar: hai
ragione, savio Gerchrist
Gerchrist: il
rancore è come il fungo nato all'ombra del tronco
malato
Trostfar: per un
momento sono stato debole, ma, grazie a te, la
gloria del bene regna di nuovo nel mio spirito
Gerchrist: io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio
Trostfar: ti
sono grato, Gerchrist fabbro ferraio. io sono
Trostfar, il falegname
Gerchrist: sono
io grato a te, Trosfar il falegname
Loffalsson: io
sono Loffalson, il sellaio
Gerchrist: la
strada che porta al palazzo del Signore non si
compie in calesse o con la ruota dorata. essa si
compie con la mente sgombra dall'oscura
preoccupazione
Loffalsson: hai
ragione Gerchrist, sarà il Signore a decidere se il
nostro cammino si compirà su erbosi declivi, oppure
su erti sassi ma nostra dovranno sempre essere
dovere e benevolenza
Gerchrist: la
tua parola è miele alle mie orecchie, sapiente
Loffalson il sellaio. parli come tuo nonno Mekkano,
il saggio sellaio. l'amore del Signore è una pianta
robusta nella vostra stirpe.
ricordo sempre le parole di tuo nonno Karponi
Loffalson, quando coglieva i frutti del Bismanio
Loffalsson: e io
ricordo tua nonna Anja, sempre sorridente, preparare
le ciambelle di mirtilli e porgercele, non prima che
avessimo invocato il Signore e lo avessimo
ringraziato per la sua generosità. io sono Loffalson,
il sellaio e sia lodata la tua genia pia e
socievole, pilastro del nostro villaggio
Gerchrist: io
sono Gerchrist, il fabbro ferraio e ti sono
debitore, sellaio Loffalson, perché tu, il giorno in
cui persi la speranza a causa del vizio, tu mi
ridesti la vista fuori dalle tenebre. ricordi,
sapiente Loffalson? io fui ottenebrato dallo spirito
di satana e mi diedi al falso piacere della grappa
di Barravio che porta la falsa felicità nel cuore
degli stolti. io sono Gerchrist, il fabbro ferraio,
e tu mi portasti alla fonte del fiume Nesomaas
Loffalsson:
ricordo Gerchrist, ricordo ma ora il Signore mi
richiama all'ordine devo incamminarmi sulla sua
strada e attraversare le nebbie di Leijmdal. il
Signore vi mantenga
Gerchrist: che
la strada non ti sia tortuosa, generoso Loffalson
che il Colbacco non manchi mai al tuo desco. io sono
Gerchrist il fabbro ferraio. buona salute, sellaio
Loffalson
Loffalsson: io
sono Loffalson, il sellaio e vi saluto deferente
Gerchrist: io
sono Gerchrist il fabbro ferraio
Trostfar: io
sono Trostfar, il falegname. |
Seventiis o le
marchette della cultura.
Siccome, senza dubbio, sono un ragasso dei Settanta,
di quelli che andavano a scuola con piccole Clarks
ai piedi, pantaloni di velluto a coste a zampa di
elefante e piccoli maglioni e berretti di lana fatti
a mano, ho provato l'impulso irresistibile di andare
a visitare una mostra,
annisettanta, alla
Triennale di Milano, risultato del revival
permanente in cui viviamo. Ma non si produce mai
nulla di nuovo, ora?
Messo
insieme un piccolo drappello di ragassi-settanta,
abbiamo approcciato la mostra. Non nego l'afflato
nostalgico, volevamo rivedere il
Penny e i libri-come-funziona di
Scarry, le lampade a
rombo e la carta da parati psichedelica. D'accordo,
siamo nati nei primi anni dei Settanta - ferveva il
dibattito prima di entrare - ma abbiamo cominciato
ad agire in coscienza negli Ottanta, sosteneva
qualcuno. Certo - altra posizione - ma ciò che siamo
oggi (posizioni ideologiche, preferenze estetiche e
musicali, scelta degli abiti, atteggiamento
complessivo) viene dai Settanta, non certo dalla
fosforescenza degli Ottanta. Vero. Da qualche parte
in qualche momento, devo aver compiuto una scelta di
campo, scegliendo le Clarks al posto delle Nike,
Supergulp al posto di DJ Television, CCCP piuttosto
che Russia.
La
mostra, cito: "ripercorre gli anni Settanta
attraverso alcune installazioni dedicate a parole
chiave (viaggio, corpo, conflitto, corteo, ecc.) o a
figure emblematiche (Moro, Pasolini) del decennio in
questione". Io l'ho trovata poco significativa,
direi, un'accozzaglia di reminescenze messe lì un
po' a caso, contando sul potere evocativo di alcune
parole e fatti, senza un filo logico particolare, un
ragionamento complessivo, una spiegazione
illuminante. Nemmeno la raccolta e la disposizione
di oggetti, vari, o l'accostamento degli eventi,
hanno - a parer mio - la forza di ricostruire
un'epoca, di spiegare un sentimento comune che io
ricordo in maniera abbastanza precisa. Con
un'eccezione: dietro tendine di plastica, sono
entrato in una stanza in cui è ricostruito un bar e,
devo dire, ho provato un sussulto di memoria.
Potenza inaudita dei distributori di pasticche Valda
e dei tavoli in formica verdina. Un paio di foto a
lato.
Un tizio dietro di noi, un po' più grande, si è
quasi commosso, nostalgia canaglia.
Comunque, un po' poco nel complesso, perché è facile
fare leva sui ricordi e i sentimenti delle persone,
più difficile proporre un percorso che stimoli la
ricerca di spiegazioni, cosa che questa esposizione
non fa.
A questo punto, è un'avvertenza, vorrei entrare in
aperta polemica con chi ha concepito e organizzato
la mostra, concludendo possibilmente con qualche
insulto. Procedo, dunque. Alla fine, le ultime due
sale sono completamente dedicate a
Elio Fiorucci e alla
sua opera (rabbrividisco, la sezione
fiorucci land),
Fiorucci ha fatto questo, ha fatto quello, era amico
di questo e quello, era una specie di emblema
dell'epoca, con tanto di prosopopea sdilinquita.
Prego? Il tutto è decisamente fuori contesto, troppo
focalizzato, non si capisce come mai dopo Pasolini e
Moro ci sia, suggerisce il percorso, Fiorucci.
Scherzate, vero?
La sensazione di marchettona è forte, ci sono anche
delle strane bacheche con magliette di Fiorucci in
vendita, prima della libreria. Per fortuna spesso le
risposte sono a portata di mano. Prendo il depliant
della mostra e osservo le note: l'ideazione
e regia è di Gianni Canova, la
messa in scena di Mario Bellini, va bene, e
il Comitato scientifico?
Sei componenti, tra i quali ai miei occhi spicca
Elio Fiorucci. Parente?
Che schifo, è mai possibile che non si riesca mai a
fare una cosa fatta bene fino in fondo, con intenti
spassionati, onesti e generosi? Possibile che ogni
volta si provi a indagare, anche un minimo, salti
fuori qualche magagna o furberia, piccola o grande?
D'accordo, forse la questione non è basilare,
discutiamone, di certo la sensazione che provo è
piuttosto sgradevole. Era proprio necessario?
Nessuno del Comitato scientifico ha avuto qualcosa
da obiettare? Bah, schifo su Fiorucci, uomo e
stilista piccolo piccolo. |
Forse non tutti
sanno che.
Squali. Una delle
ultime scoperte in questo campo è la sensibilità ai
campi magnetici degli
Elasmobranchii. Questo avviene grazie ad
alcuni recettori che si trovano collegati ai pori
del muso, in particolare grazie al complesso formato
dalle
ampolle di Lorenzini.
Alcune
ciglia, suscettibili ad un robo elettrochimico,
immerse in un gel-non-da-capelli, vengono
sollecitate da una variazione di campo magnetico
grazie all'azione di una pompa protonica ('anvedi?)
che devono avere da qualche parte. Da alcuni
esperimenti fatti in mare aperto, da sub-scienziati,
si è dedotto che lo squalo utilizza tutti i sensi ma
solo alcuni li attiva a distanze più prossime alla
preda. Da lontano prevalgono l'odore e la vista, da
vicino per sgagnare con la mascella a colpo sicuro,
usa tutto 'sto baracchino. Che è piuttosto
infallibile.
Da prove empiriche che abbiamo fatto or ora io e
qualche giudice di Palermo, pare che
Cuffaro sia sprovvisto di tale
marchingegno, per nostra fortuna. |
Hard life.
Capita abbastanza spesso che io vada a prendere un
caffé in compagnia dei matti (questa è scienza)
ospiti della cooperativa sociale sotto il mio
ufficio. Sono grandi consumatori di caffé, oltre che
chiacchieroni e tabaccomani impenitenti. Ecco la
scena di stamattina presto, quando sono arrivato.
Uno
(per sua costante ammissione inguaribile depresso)
esce dalla porta della comunità ripetendo un mantra
di questo tipo "il mondo è morto, il mondo è
morto" e via così. L'altro (per sua definizione
bipolare con tendenze schizoidi), un po' rallentato
dalle dosi di psicofarmaci, lo guarda e gli fa, a
voce alta, scandendo: "Grazie per il tuo
entusiasmo, che anche stamattina mi fa cominciare
bene la giornata".
Mi fanno morire, questi sono i caffé più gustosi che
io abbia mai bevuto. |
Le allegre nonché inutili
guide di trivigante.it: il riposo del bauscia.
Il
cimitero monumentale di Milano.
Al cimitero è bello andare, ancor più se è
monumentale. Non poteva essere altrimenti, dato che
il cimitero monumentale
è da più di un secolo il cimitero dell'alta
borghesia industriale milanese (Pirelli, Branca,
Campari, Motta, Casati, Falck, Crespi, Erba etc.),
non tutta illuminata, che, in generale, non bada a
spese quando si tratta di casa, anche in senso di
ultima dimora.
Infatti, gli aspetti interessanti delle sepolture
della Milano-bene sono principalmente due:
a) l'etica calvinista del lavoro:
io sono il lavoro che faccio (e il luogo comune sui
milanesi non è poi tanto luogo comune) e se riesco a
eccellere nel mio lavoro è perché sono molto bravo e
perché predestinato ai favori di qualcosa o qualcuno
di superiore; il danaro e il successo sono segni
della benevolenza (anche) divina, il che costituisce
una giustificazione sostanziale per la condotta in
vita e un bel salvacondotto ai sensi di colpa (molto
eventuali). La visita al cimitero, in questo senso,
è istruttiva; nomi e cognomi sulle lapidi sono
sempre preceduti, a bei caratteri grandi, dai
titoli: avvocato, cavaliere del lavoro, commendatore
(il cumenda, leggendario), ingegnere,
cavaliere di gran croce, grande ufficiale della
repubblica, megapresidente naturale,
gran.figl.diputt. e così via. Il che, tavolta, è
accompagnato da doppi e tripli cognomi, che fa tanto
nobiltà: Serbelloni Mazzanti Viendalmare non è
un'invenzione fantozziana, esiste sul serio e non è
nemmeno il più eclatante;
b) il senso estetico del bauscia:
l'industriale milanese, per quanto ricco sfondato,
resta un bauscia, vale a dire uno che ha studiato
poco, uno che ritiene che la lettura e lo studio
siano, in generale, uno svago per donnicciuole e
mezzi uomini, uno che possiede un senso estetico
piuttosto vago, più che altro legato alle forme
della fabbrica e della produzione; ma, soprattutto,
come
riporta De Mauro, un "fanfarone, sbruffone".
Per capirci, uno che - che so - si costruisce un
mausoleo in giardino o si costruisce un finto
vulcano che erutta lapilli nella villa estiva,
affidandolo ai servi. Per fare un esempio, eh! |
Va da sé che anche le sepolture
risentono pesantemente di questi due non
trascurabili fattori.
Per questo la visita al
cimitero monumentale di Milano è altamente
istruttiva e, più interessante, molto divertente. Se
ne vedono di ogni, perché l'accoppiata
ricchezza-ignoranzagrassa
produce mostri impensabili: cabine doccia di
vetrocemento alte sei metri, finissime
riproduzioni della colonna traiana,
piramidi monumentali,
edicole ardite e così via. Uno spasso.
Ovviamente Foscolo non l'ha letto
quasi nessuno, ne consegue che l'eredità di
affetti può andare a farsi friggere, quando
l'urna è portentosa. Ecco alcuni esempi (le foto
sono mie, fatene buon uso).
Le dimensioni contano, eccome, a maggior ragione se
sono la misura della ricchezza e del potere
famigliare, come si vede nella
fotografia uno, in cui si intravedono templi
neoclassici, obelischi e statue poco plastiche. Il
senso estetico del padrone bauscia, come dicevo, è
piuttosto labile: programmatore e ragioniere com'è,
prima di passare a migliore o peggiore vita, chiama
un "artista", vale a dire uno scultore o
architetto che va di moda, e gli commissiona il
mausoleo, senza badare a spese. Più è grosso,
sfarzoso e debordante e più piace al cumenda.
Il che produce, come nel caso della
foto due, una comica
commistione tra arte sacra e architettura
classico-assiro-babilonese, cristo e donne piangenti
su tempietto finto-eufrate. Diocheridere. E la
famiglia Besenzanica
che fa? Nel 1907, chiama lo scultore
Butti e gli commissiona
una mega-edicola con due contadini con buoi
all'aratro, una figura allegorica e angeli ai lati
di una croce con cartiglio (foto
tre). Spettacolare, oltre che molto molto
bella. Trattengo l'uretra e proseguo fino al Cristo
balzante della famiglia Beati
(foto quattro), che
zompa fuori dal sacello come su tappeto elastico.
Buona resurrezione a tutti, è quasi record. Ma il
meglio deve ancora arrivare. Chi è il più sboldrone,
sfacciato, fanfarone-sbruffone-bauscia di tutti?
Davide Campari. Sì,
quello del uéh, dammi un camparino, Giangi!.
Ecco, lui ha chiamato Giannino
Castiglioni, scultore colpevole di numerosi
reati nello stesso cimitero, e gli ha commissionato
una gigantesca "Ultima cena" leonardesca da far
impallidire tutti gli altri (foto
cinque). Certo che al posto del Graal poteva
metterci un bel camparino, dico io. Ma il senso del
ridicolo non appartiene alla borghesia-bene
milanese.
Ed ora, un po' di folklore
cimiteriale: i Rozza
che, avendo un cognome sfortunato, potevano almeno
evitare di metterci davanti la parola "famiglia"
(foto sei), con effetto
devastante; lo spiritosone della
foto sette, che non ho
capito chi sia, me lo immagino a cena che fa battute
a raffica mentre l'auditorio famigliare gela davanti
alla minestrina, scuotendo nascostamente il capo in
segno di compassione.
Infine, la foto otto
rappresenta il Monumento in
ricordo dei Caduti nei campi di concentramento in
Germania di
BBPR e si trova all'ingresso del cimitero. E' un
monumento importante perché è del 1946,
probabilmente il primo monumento di questo tipo sui
campi di concentramento: infatti, nessuno aveva
ancora osato affrontare la difficile questione dei
monumenti sull'olocausto e lo studio
BBPR lo fece
coraggiosamente, in ragione anche del fatto che
tutti i componenti dello studio parteciparono alla
resistenza e uno di loro morì in un campo di
sterminio. Ora, si può anche discutere sull'opera in
sé, è chiaro (sulle scritte sui pannelli, per
esempio), ma non sulla sua importanza.
Dopo averlo fotografato, mi sono avvicinato e l'ho
osservato da vicino: è sporco e arrugginito, l'urna
che sta al centro contiene acqua melmosa e ha, nel
complesso, un po' l'aria del rottame. Complimenti,
ancora una volta, al Comune di
Milano e alla signora-bene che lo presiede.
A ulteriore dimostrazione che il bauscia bada alle
cose proprie e ha un senso della collettività e
della memoria pari al senso del ridicolo. Zero.
Bleah. |
Pre-trapassato prossimo.
Me ne ivo per le amene
straduzze di
Castell'Arquato, quando un indigeno mi comunicò
che - tra le bellezze locali - è annoverato il
Museo Geologico provinciale G.
Cortesi, nel quale si "ammirano in mostra
permanente raccolte di fossili, tra cui resti di
cetacei (balene) trovati sui nostri calanchi, calco
di mesosauro, di archeopterix ecc. Ideale per i
ragazzi che vogliono scoprire i segreti della storia
della vita".
Siccome io sono un ragasso che vuole di certo
scoprire i segreti della storia della vita, mi ci
sono recato in un battibaleno, senza nulla frapporre
nel mentre. Corsi, corsi, corsi e ci arrivai in
breve.
Documento l'entrata al museo:
Mica male, si vede che è un Museo con
la emmemaiuscola, roba scientifica.
Tralasciando il fatto che punti a un cassonetto,
l'insegna non è male. Dando per assodato che le
leggi della termodinamica e la teoria della
relatività valgano anche a Castell'Arquato, il che è
da dimostrare, e dando come assunto che il tempo
piacentino abbia sviluppo lineare e non circolare
(ipotesi), ho dovuto forzatamente aggiornare le mie
categorie conoscitive sul tempo: se esiste un
pre-passato, che dev'essere quello tosto, cioè
preistorico, passatissimo, cioè davvero davvero
davvero antico, allora dovrebbe esistere anche un
post-passato, che sarebbe il presente, il quale a
sua volta sarebbe il pre-futuro. Ma il futuro
sarebbe il post-presente, e dovrebbe per forza
esistere anche un post-futuro, che andrebbe talmente
in là da fracassare la mia immaginazione.
E il trapassato? Quello prossimo, dove sta? E quello
remoto? E il futuro prossimo? Si tratta del
post-futuro? Oppure il futuro prossimo sta in mezzo
tra il futuro e il post-futuro? Questa mattina era
un pre-presente oppure già un passato prossimo? E il
trapassato remoto è prima o dopo il pre-passato?
Domande senza risposta, ovvio, nel museo non si
trova una risposta che è una, maledetti. Invece di
scoprire i segreti della storia della vita, mi hanno
incasinato per sempre la faccenda del tempo.
Però, scartando di lato tutto questo casino, se la
distanza tra gli eventi dipende dalla velocità
relativa dell'osservatore rispetto ad essi,
quadridimensionalmente parlando, un fatto è certo:
al Museo Geologico provinciale
G. Cortesi stanno belli fermi al punto di
partenza. |
A Stalingrado non
passarono.
Ho
cominciato a leggere e subito finito
Ultime lettere da Stalingrado (Torino,
Einaudi, 1962, ristampato da poco), raccolta di
trentanove lettere scritte da
soldati tedeschi assediati nella sacca di
Stalingrado nel dicembre 1942. Non arrivarono mai
alle famiglie: Hitler le fece sequestrare dalla
censura militare per un sondaggio sul morale delle
truppe. Non ci voleva un genio e tantomeno un
sequestro delle lettere per capire che a Stalingrado
il morale delle truppe era ai minimi termini,
l'assedio non aveva speranze e chiunque fosse là
aveva la piena coscienza della morte. Così fu.
Tra tutte, una mi ha colpito moltissimo: la lettera
di un soldato spacciato, pianista e uomo, che si
rivolge alla donna amata con il rancore della
disperazione, perché lei non capisce e perché nulla
sarà come era stato.
La riporto, mi commuove e impressiona:
"Devi levartelo dalla
testa, Margarete, e devi farlo presto.
Vorrei anzi consigliarti di farlo in modo
radicale, cosi sarà minore il disinganno. lo
leggo in ogni tua lettera il desiderio di
vedermi presto presso di te. E infatti, non
è strano che tu lo desideri tanto. Anch'io
non vedo l'ora e soffro veramente
nell'attesa di te. Non è tanto questo che
non mi lascia tranquillo, tuttavia, quanto
il desiderio nascosto fra le tue righe di
aver di nuovo presso di te lo sposo e
amante, non solo, ma il pianista. Lo avverto
chiaramente. Non è una curiosa inversione di
sentimenti, forse, il fatto che io, che
dovrei essere il più infelice, mi sia arreso
al mio destino, mentre la donna che avrebbe
tutti i motivi per essere grata che io sia
vivo (finora) si lamenta del destino che mi
è toccato? .
Ho più volte il sospetto che si muova un
silenzioso rimprovero contro di me, come se
io fossi colpevole di non poter più suonare.
Proprio di questo tu volevi sentire. E
proprio per questo tu nelle tue lettere
andavi frugando finché avessi trovato quella
chiarezza che io ti avrei data più
volentieri spontaneamente di persona. Forse
è il destino a volere che la nostra
situazione sia giunta a un punto tale, qui,
da non sopportare né scuse né reticenze. lo
non so se potrò parlarti ancora una volta; è
bene quindi che questa lettera giunga nelle
tue mani e che tu lo sappia già, nel caso un
giorno io dovessi riapparire. Le mani sono
andate, già dall'inizio di dicembre. Alla
sinistra manca il mignolo, ma, quel che è
peggio, alla destra si sono congelate le tre
dita di mezzo. Posso afferrare il bicchiere
solo con il pollice e il mignolo.
Sono piuttosto impacciato, soltanto quando a
uno mancano le dita, capisce come servano
anche per le più piccole operazioni. Tutt'al
più posso ancora sparare, con il mignolo. Le
mani sono andate. Non potrò passar la vita a
sparare, quando non potrò più far altro. O
forse basta per fare il guardiaboschi? Ma
questa è allegria disperata. E lo scrivo
soltanto per quietarmi.
Kurt Hahnke - mi sembra tu lo conosca dai
tempi del collegio, nel '37 -, otto giorni
fa, in una piccola strada laterale alla
Piazza Rossa, su un pianoforte a coda, ha
suonato l'Appassionata. Non accade tutti i
giorni: il pianoforte era proprio lì sulla
strada. La casa era stata fatta saltare, ma
lo strumento, certo per compassione, l'hanno
tirato fuori e sistemato sulla strada. Ogni
soldato che passava ci martellava su ed io
ti domando dove, in qual altra parte del
mondo si trovino i pianoforti per le strade.
L'ho già scritto: il giorno 4 gennaio, Kurt
ha suonato in modo incredibile, sarà presto
sul primo fronte.
Scusami, ho scritto « fronte» e non ho
scritto « in prima fila», usando
un'espressione militare, tanto grave è già
l'influenza della guerra su noi tutti. Se il
ragazzo tornerà, sentiremo di lui
meraviglie, ben presto. Non dimenticherò mai
queste ore, mai. Vi concorrono già, del
resto, la natura e il carattere
dell'uditorio. Peccato non essere uno
scrittore per rendere con le parole
appropriate come quelle cento reclute
sedessero, nei loro mantelli, le coperte
tirate sin sulla testa. Si sentiva sparare
da tutte le parti, ma nessuno si lasciava
distrarre; ascoltavano Beethoven a
Stalingrado, anche se non lo capivano. Stai
meglio, ora che sai tutta la verità?". |
|
Aumenta la tua
potenza sessuale con la lettura.
|
Avendo più tempo nelle festosità
natalizie e di finedanno, mi sono dato alla
piacevole lettura di alcuni libri, per esempio
Come diventare campioni di matematica,
oppure
Test da gatto, o
Nel cosmo alla ricerca della vita, oppure
La figlia della sciamana, piuttosto che
Lady Diana chronicles, o
Tattiche d'amore 2.
Tutti libri bellissimi, è ovvio, mi sono molto
dilettato e ho imparato parecchie cose nuove e
utili. Certo, non sono diventato un campione di
matematica né ho compreso a fondo la complessità di
Lady Diana, però ho distintamente sentito che dentro
di me qualcosa cambiava, migliorava nel corso della
lettura.
Di pagina in pagina, ho provato una crescente
sensazione di vigoria, di possanza, di forza
belluina, una strana tensione nuova, inusitata, in
un crescendo rossiniano. Io ritenevo che fosse una
sorprendente crescita di tipo morale, etico, un
repentino avanzamento nel mio cammino della
conoscenza, un balzo evolutivo del mio cervello che
si adattava a nuove frontiere di saggezza e
comprensione.
Poi, nei primi giorni dell'anno, ho sentito un
impulso irrefrenabile che mi spingeva ad abbonarmi a
Le Ore,
Gin Fizz,
Megapoppe, Il Bomba e a ogni
tipo di rivista di carnazza; dopo di che, sempre spinto da
impulsi a me incomprensibili, ho sentito l'esigenza
di frequentare clubs di
scambismo, lap dance,
mignottone da sbarco,
lupanari ascosi e
case di tolleranza
lungo gli argini del Po. Mi sono persino iscritto
alla gita sociale a San Marino delle
Rotariane di Rivarolo,
nella speranza di poter addocchiare una caviglia, un
lembo di sottoveste, uno sguardo maliziosamente
fugace da parte di qualche babbiona smemorata.
Cosa mi stava succedendo? Preoccupato di questa
irrefrenabile deriva amorale a carattere
peccaminoso, mi sono rivolto a uno specialista in
disturbi a carattere sessuale,
il dottor Knödel (è un nome inventato, vuole
rimanere ignoto), che è anche contemporaneamente uno
specialista informatico.
Lui è l'unico che può risolvere certi miei problemi
intimi.
Dopo alcuni consulti e dopo lunghe spiegazioni ("herr
doktor, ho solo letto dei libri, null'altro"),
dopo aver letto a sua volta i libri in questione e
dopo aver svolto alcune approfondite ricerche,
il dottor Knödel ha,
oggi, sciolto la prognosi e ha finalmente spiegato
l'origine del mio repentino cambiamento.
Infatti, il dottor Knödel
ha messo in relazione il mio malessere
sessuale alla lettura dei libri che ho citato (ero
incredulo) e, da uomo sapientissimo qual è, mi ha
dimostrato come mi sono ammalato: si è collegato ai
siti internet delle case editrici dei libri che
avevo letto (Longanesi,
Garzanti,
Salani,
Corbaccio,
TEA,
Vallardi) e ha fatto questa semplice prova
scientifica che vado a descrivervi con parole mie.
Su ognuna delle homepage di queste case
editrici ha cliccato con il
tasto destro del maus e ha selezionato "visualizza
sorgente pagina" (se usate Firefox) o "HTML"
(se usate Internet Explorer) e si è aperto
un file TXT che contiene il
codice html della pagina in questione. In
sostanza, perdonate la mia imprecisione e il mio
linguaggio poco medico, questo file contiene
tutte le informazioni presenti
sulla pagina del sito.
Potete farlo anche voi, come l'ho fatto io, su uno
qualunque di questi siti.
Superata la metà del file, che contiene le
informazioni normali, ecco cosa compare (un pezzo di
Garzanti):
|
|
Una sfilza incredibile
di links a Viagra e metadone, uno sballo fantastico.
E vale per tutti i siti in questione.
Ecco cos'era quel cambiamento in me:
un'iniezione subliminale di viagra che nemmeno potevo
sospettare, una titillazione
potentissima delle mie ghiandole secsuali che si sono
imbizzarrite senza che io lo percepissi.
A dimostrazione ulteriore di quanto vado dicendo, per coloro
che non vogliono correre il rischio di essere
subliminalizzati, ho salvato io i files con i codici html di
ogni singola casa editrice; eccoli:
Longanesi,
Garzanti,
Salani,
Corbaccio,
TEA,
Vallardi. Ma chissà quante altre pagine sono così
conciate.
Il dottor Knödel mi ha spiegato
che queste stringhe non dovrebbero esserci, che sono inserite
all'insaputa delle case editrici, che non sono loro i
responsabili dei miei malesseri barzotti, che i libri non
contengono messaggi nascosti con l'inchiostro simpatico. Meno male.
Di certo, come minimo sono stati poco attenti ed erano
girati mentre qualcuno, subdolo, da fuori gli modificava la
homepage.
Niente di grave, dunque, ha concluso il dottor Knödel,
in fin dei conti si trattava di Viagra. Se il messaggio
subliminale fosse stato di altro tipo, per esempio "innamorati
di Gentilini", avrei avuto guai ben peggiori di un
temporaneo stato di imbizzarrimento.
Per questo motivo, il dottor Knödel
mi ha sconsigliato di fare causa alle case
editrici, visto che da un certo punto di vista potrebbero
pure avermi fatto un favore. "Di certo", ha detto il
dottore, "le case editrici non ci fanno una bella figura,
questo sì, ma rimangono nei nostri cuori senza alcun
sentimento mutato".
E poi mi ha raccontato, a mo' di morale e di insegnamento
futuro, la storiella dei funghi
primaticci, che è così nota a tutti che non ha senso
riportarla ancora una volta. Leggere fa crescere.
Un eroe moderno.
Io
non ho la tv perché mi annoio a guardarla, piuttosto
preferisco grattarmi via la scabbia. Ma mi piacciono
molto gli eroi, cioè coloro che si assumono un
compito e, per quanto oneroso e spiacevole sia, lo
portano a compimento tra le avversità. Uno di
questi, che purtroppo non conosco, odia
Studio Aperto,
mostruosa aberrazione, a tal punto che gli tocca
guardarlo ogni giorno a ogni edizione per poterne
riportare le marchette imbarazzanti sul suo
blog.
E io lo ammiro sinceramente, non solo perché è
divertente e cocciuto, ma anche perché la
masochistica tensione cui si sottopone ogni giorno
andrebbe annoverata tra le pratiche proibite dalla
Convenzione di Ginevra. E poi deve ricordarsi un
sacco di nomi di tizi ignavi che fanno e dicono
cagate, porello: tutto il mio sostegno alla sua
intrepida missione. |
Agenda 2008.
Anche
quest'anno, com'è giusto che sia all'inizio
dell'anno, stendo la mini agenda degli appuntamenti
che verranno, giusto per sapere cosa farò. Il
primo agosto del 2958
secondo il calendario berbero sarò a
Barnaul o
Novosibirsk o
Wuwei o
Zhangye, perché ci sarà
una colossale eclisse solare. Per tutto il 2258,
secondo il calendario runico (?), me ne impipperò
delle celebrazioni dell'anno
palladiano e dell'anno
paolino, rispettivamente cinquecento e
duemila anni dalla nascita, esattamente come l'anno
scorso me ne sono impippato di Garibaldi. Piuttosto,
penso che me ne andrò a spendere qualche euro a
Akrotiri e
Dhekelia, giusto per pagare affascinanti
souvenirs ciprioti in euro. Che
soddisfazione. Salterò a piè pari, felicemente, la
XXIII Giornata Mondiale della
Gioventù a Sidney (15-20 luglio 1387 secondo
il calendario persiano), avendo infranto la soglia
della gioventù e, più che altro, non volendo
pigliarmi la rogna. Invece, mi piacerebbe parecchio
partecipare alla
settimana bianca organizzata dal
Gruppo Sportivo non vedenti di
Milano (12-19 gennaio 5110 secondo il
calendario induista Kali Yuga), perché
l'evento ha un che di imperdibile. Il maestro di sci
è un carabiniere, la cosa si fa interessantissima.
Ma non mi inviteranno, mi sa. Ad ogni modo, cercherò
di comportarmi bene per i primi sei mesi di quest'anno
(2761 ab Urbe condita) per non far sfigurare
la Slovenia, presidente
di turno dell'UE. Promesso.
Poiché quest'anno è bisestile, quindi interessante
già di per sé, attendo sviluppi prodigiosi.
L'unico fatto certo, però, è che da ieri mi manca
Ettore Sottsass, morto
venerando ma con la testa ancora pensante e acuta.
Chi parla così è uomo onesto e capace: "Certamente
chi mi lascia fare qualcosa è sempre gente molto
ricca, perché i poveri non vengono da me, ma non
vanno da nessuno, i poveri ricevono quello che il
potere gli dà come abitazione, come distacco dal
centro delle città. Ho anche questo problema: parlo
di case per la gente, però poi queste persone sono
miliardari". Uhm, si fa già più difficile.
Comunque, buon anno a tuslemond, a eccezione
dei furbi. |
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