letturine del mese:
François Jullien
Pensare
l’efficacia in Cina e in Occidente
Sybille
Steinbacher
Auschwitz
Mirco Dondi
La lunga
liberazione
Hamid Mohsin
Il
fondamentalista riluttante
William Hazlitt
Sull'ignoranza delle persone colte e altri saggi
Marco Lodoli
Isole.
Guida vagabonda di Roma
Goffredo Parise
Cara Cina
Hunter S. Thompson
Hell's
Angels |
commenti:
posta[at]trivigante.it |
trivigante
2006 |
|
Una medaglia d'oro
ogni undici milioni (di euro).
Le Olimpiadi sono finite e, in
attesa dei Giochi
Paralitici, conviene fare qualche
considerazione a margine, in conclusione di questo
mese sportivo. Otto medaglie d'oro sono un discreto
bottino per l'Italia, soprattutto vista la nostra
quasi totale assenza nell'atletica, tranne quella
cosa strana che è la marcia, e la nuova regola per
cui se non sei giamaicano non puoi correre veloce.
Le otto medaglie, come sempre, provengono dagli
sport detti "minori", cioè quelle discipline che di
soldi ne vedono davvero pochini, vale a dire tiro a
volo, boxe, lotta, nuoto, judo, scherma (2) e
atletica, in ordine di vittoria. Il che,
grossolanamente, è il risultato di scelte
politico-sportive piuttosto discutibili, ovviamente
del CONI.
Di certo, la scelta più discutibile degli ultimi
decenni è la decisione, consapevole, di privilegiare
unicamente lo sport a livello professionistico,
costruendo centri federali onerosissimi ed evitando,
con cura certosina, di costruire un qualunque tipo
di impianto sportivo sul territorio, una pista di
atletica o simili realmente utilizzabile. Resta un
mistero, per me, come sia possibile che un
ragazzino, senza genitori dediti o appassionati,
possa darsi al lancio del martello o del disco, agli
anelli, alle parallele o alla lotta greco-romana,
provando anche una volta sola una disciplina e
testando il genere. O, anche soltanto, divertendosi
senza giocare a calcio. Improbabile che il pischello
finisca per caso in uno dei centri sportivi del
CONI, senza un qualche suggerimento. Ed ecco la
risposta standard di Petrucci, presidente del CONI:
"non ci sono soldi".
Possibile, chissà, sono certamente meno di quanto
uno vorrebbe, quello sempre.
Comunque sia, il costo complessivo del CONI per lo
Stato italiano è di 86 milioni di euro l'anno. Di
questi 86 milioni, soltanto 1.588.000,00 euri
vengono destinati all'acquisto di materiale
sportivo, il che comincia a dirla abbastanza lunga
sull'andazzo della cosa. E per forza, il CONI ha
1.508 dipendenti (1 dipendente = mille euro di
materiale sportivo, cifre strane) e 75 membri del
consiglio direttivo,
alla faccia!,
bisogna pagare gli stipendi, altro che
tartan per
le piste. Ancora più interessante, stando alla
relazione della Corte dei Conti, la cifra annuale
per l'acquisto di cancelleria: 1.196.000,00 euri,
poco meno della spesa destinata alle cose per
giocare. Già, forse
giocare non
è il verbo più adatto. 217.000,00 euro l'anno lo
stipendio del presidente. Non male, complimenti
vivissimi.
Quand'ero
ragazzino potevo andare liberamente a correre o a
provare il salto in alto o in lungo al campo
sportivo, pubblico e tenuto con decenza, nel quale -
per inciso - Sara Simeoni stabilì il record mondiale
di salto in alto nel 1978. Lo stesso campo,
identico, nessuna fregatura o cancello. Qualcuno di
noi si appassionava, qualcuno riusciva anche meglio,
qualcuno si divertiva e basta. Il calcio era una tra
le alternative, non necessariamente la migliore.
Bei tempi, io mi divertivo e una medaglia ogni tanto
alle olimpiadi, magari nel salto in lungo o nei
diecimila metri, la vincevamo pure. Ora, come
minimo, prima devi entrare nella Guardia di Finanza
e poi, forse, ti faranno provare uno sport "minore",
se sono gentili. |
I monumenti (ai) caduti.
Gli alpini di Pandino.
Seguendo
la retorica patria condensata in forme solide,
proseguo la mia rassegna dei monumenti ai caduti,
dopo
Idro,
Montichiari,
Palazzolo e
Predore.
Questo splendore retorico si trova a
Pandino,
provincia di Crema, e occhieggia sulla piazza
principale di fronte al castello visconteo, uno tra
i più belli del reame. L'italico alpino si erge
bronzeo vittorioso nella pugna contro l'aquila
bicefala, simbolo di occupazione austriaca, ritto
sulla rupe sassaruola e con fare marziale scaraventa
l'ennesimo masso alla volta dell'asburgico
uccellaccio, bello schiacciato e tramortito dalla
gragnuola di colpi.
Raramente trovansi in un solo monumento una tale
raccolta e sintesi di significati poco sottesi ed
elementari, tali da fare dell'alpina bignolata il
primo tra i monumenti recensiti, in quanto a
estetica e resa artistica. E l'immaginario marziale
che suggerì questa composizione si ritrova paro paro
in un certo immaginario fantastico dei nostri
giorni, in fatto di guerre e contrade di invenzione.
Infatti, sarà mica che il genere
fantasy in
qualche modo, oltre al medioevo fantastico, attinge
pure alla retorica alpina e guerresca? L'aquila di
Sauron giace a terra senza vita sotto i colpi del
coraggioso hobbit di Pandino, che difende la sua
bella Pianura di Mezzo dalle forze del lato oscuro.
E la Lega ci va a nozze. |
L'occasione più
grande.
Dopo
che avevo molto camminato e che faceva molto caldo,
avevo deciso di andare a visitare il tempio di
Confucio di Pechino (Kong
miao) perché avevo visto i templi taoisti e
buddisti e quello di Confucio ancora mi mancava e
allora sono entrato in un bellissimo
hutong e
dopo un po' l'ho trovato e dentro nel tempio, in
mezzo a un cortile molto grande, c'era un pozzo che
si chiamava "Ink
well", cioè "pozzo dell'inchiostro", e questo
pozzo, secondo la leggenda antichissima, trasforma
chi beve l'acqua del pozzo in uno scrittore
fenomenale, cioè capace di scrivere libri immortali
e bellissimi e allora io mi sono precipitato per
bermelo tutto, che quando mi ricapita?, ma
maledizione il pozzo è secco da un sacco di anni,
forse Dumas e Dostojevski se lo sono bevuto tutto
loro, e allora io sono rimasto di sasso con un palmo
di naso, niente acqua e niente libri immortali e
bellissimi per me, tutto quello che mi rimane l'ho
appena scritto qui con tutta la mia abilità. Ma che
sfiga, però. |
La prima volta.
Il 12 maggio scorso, Zheng Xingfu
non ci ha pensato due volte e si è messo sulla sua
motocicletta, portando con sé tutti i generi di
conforto che aveva: 12 bottiglie di acqua minerale;
lo stesso giorno, He Cunquan, un imprenditore nel
ramo dei trasporti, ha utilizzato i suoi sette
camion per trasportare viveri e medicinali; ancora,
Lai Xiusheng, un tassista, da quel giorno ha
ospitato nella sua casa di novanta metri quadri
oltre venti persone per più di un mese. E così via.
Queste
sono alcune delle storie che i giornali continuano a
raccontare, storie di "eroismo
e compassione" che hanno contraddistinto la
mobilitazione spontanea a seguito del terremoto
nello Sichuan, novantamila morti accertati. L'enfasi
e il trasporto sono incredibili nei racconti delle
persone e dei giornali, tutta la Cina si è
mobilitata nei giorni successivi al 12 maggio per
raccogliere viveri, soldi, sangue, medicinali, tende
e quant'altro e inviarli nelle zone disastrate. I
giornali proseguono, anche oggi, quasi tre mesi dopo
il terremoto, a raccontare le vicende personali e
collettive, dedicando pagine e servizi interi alla
questione.
Esiste una precisa ragione per questa enfasi nei
racconti: per la Cina è stata la prima volta.
La prima volta nella quale la popolazione si è mossa
senza attendere l'intervento del governo e
dell'Esercito popolare di liberazione e,
spontaneamente, ha prestato soccorso intervenendo di
persona sul luogo o inviando i generi di prima
necessità. L'evento è epocale e tutti qui, a Pechino
come a Hong Kong, rilevano come per la prima volta
abbiano sperimentato una mobilitazione nazionale
spontanea, senza alcuna direttiva dal governo e
dall'esercito, a scopo solidale. Per un popolo
abituato agli interventi tempestivi del governo che,
nel bene e nel male, dirige ogni tipo di iniziativa
nel paese, è stato un momento collettivo strepitoso
ed emozionante.
A me richiama alla mente i casi italiani del
terremoto del Friuli o, meglio, dell'alluvione di
Firenze, nei quali la mobilitazione spontanea superò
di gran lunga l'iniziativa governativa, precedendola
in tempestività ed efficacia. Ma noi italiani siamo
abituati a muoverci in fretta, dato che - lo
sappiamo bene - è del tutto inutile aspettare
qualche segnale da un governo imbelle. I cinesi no,
per loro era la prima volta.
Le persone con cui ho avuto modo di parlare di quei
giorni sono emozionate nel raccontare la loro
esperienza, sia che abbiano partecipato di persona o
che abbiano organizzato collette e raccolte di beni
necessari, e sottolineano tutte quanto la situazione
abbia unito la Cina in un unico sforzo comune,
volontario e spassionato. La partecipazione è stata
enorme.
E ancora oggi la vicenda è molto seguita,
l'attenzione - nonostante le Olimpiadi - non è
scemata: si seguono i processi (un poco sommari, in
verità) ai costruttori, si seguono le fasi di
ricostruzione, si seguono le vicende dei
sopravvissuti e i fatti di questi giorni: il primo
agosto, infatti, ci sono state altre due scosse di
assestamento, 6.1 gradi richter, le più potenti da
allora.
Tutti coloro con cui ho parlato sono concordi nel
giudicare quel momento come l'inizio di una nuova
fase, forse il primo passo di una nuova
consapevolezza popolare che, si presume, porterà a
un maggior coinvolgimento della popolazione civile
nelle vicende del paese. Una nuova fase di impegno
popolare, concordano. Il che, nella storia imperiale
e recente del paese, sarebbe davvero una novità
incredibile, io sono curioso. |
Simboli rovinati
per sempre.
D'accordo,
in questo caso è orientata in senso opposto. Però fa
un po' impressione. D'accordo, se ne trovano
ovunque, non solo in Oriente, se ne trovano tra
etruschi e buddhisti, se ne trovano su edifici
neoromanici e di primo Novecento, se ne trovano a
Sant'Ambrogio a Milano e nei templi induisti di
tutto il mondo. Però fa un po' impressione. Anche
gli indiani navajo
la utilizzarono fino alla seconda guerra
mondiale come simbolo del sole, d'accordo. Però fa
un po' impressione.
Infatti, entrare in un tempio buddhista, in questo
caso il Yonghegong
a Pechino, e vedere un Buddha bonario e sorridente
con una bella svastica in mezzo al petto, a me -
occidentale - una certa impressione di primo acchito
la fa. Poi ci ripenso, la osservo e cerco di
rimuovere le condizioni che si sono aggrumate nella
mia mente: è un simbolo graficamente molto notevole,
evocativo, complesso e nello stesso tempo immediato,
un bel simbolo. Inoltre sta perfettamente in un
quadrato come in un cerchio e si può inserire in
fregi molto complessi. Peccato, ovvio, che nessuno
di noi - a parte qualche
neo-idiota -
potrà mai più utilizzarlo. E lo stesso vale per la
croce celtica, simbolo notevolissimo secondo me,
sconosciuto però in oriente.
La distanza della Cina si misura anche in questo:
alcuni miei punti fermi, indiscutibili per un
europeo come sono io, qui non lo sono per nulla,
altri significati e altre storie.
Cosa resta, dunque, di certo? Risposta ovvia. |
Panico a Londra.
Finalmente, la cerimonia di
apertura delle Olimpiadi, senza pioggia.
Grandiosa, colossale, affascinante, i commenti sono
sostanzialmente unanimi in termini molto positivi,
di certo si è trattato di una cerimonia, seppur
nella tradizione del genere, molto cinese.
Infatti, è del tutto cinese l'unione e l'alternanza
costante, perenne, di sublime e di pacchiano in un
colpo solo: solo i cinesi riescono a costruire
templi e palazzi meravigliosi e a piazzare
all'entrata, con leggerezza, un pannello al neon con
cascata e termometro da bettola per camionisti. Lo
stesso alla cerimonia, alcune
grandiose
scenografie e coreografie, altre - si veda il bianco
pianista Lang Lang con bambina in
playback,
per dirne una - un pochino al di là della misura e
dell'armonia.
Comunque sia, una cerimonia strepitosa che è
necessariamente diventata la pietra di paragone per
qualunque altra cerimonia del genere. E, poiché
nella cerimonia di chiusura si usa accennare alle
olimpiadi successive, i creativi inglesi sono
letteralmente andati nel pallone, come riportato da
tutti i giornali britannici. La sintesi potrebbe
essere: "O mio dio,
e noi adesso cosa cazzo facciamo?". Ogni
progetto precedente è cancellato per imparità del
confronto.
Cambiate, amici inglesi, cambiate radicalmente.
Infatti, la tradizionale cerimonia di apertura di
una qualsiasi olimpiade, fatta di gigantesche
coreografie di corpi umani in sincronia con lucine e
sbrillocchi, ha qui toccato il massimo,
insuperabile. Il genere, a parer mio, è esaurito.
Cambiate, cari inglesi. Una cosa tutta nuova, che
so, magari interpretata da una persona sola che,
siccome agli inglesi non conviene, invece di
raccontare la storia del paese ospitante fa qualcosa
di radicalmente diverso. Purtroppo, la regina madre
non c'è più e sarebbe di cattivo gusto esumare il
cadavere per utilizzarlo come braciere olimpico
alimentato a gin.
Lasciati gli inglesi ai loro pensieri, come dicevo i
commenti sono pressoché unanimi. Ora, con gusto
piuttosto occidentale, si è scatenata la ricerca
alle imperfezioni, ai trucchi, agli errori che si
sono visti nella cerimonia. Tra gli altri, un
imprevisto di cui si discute è avvenuto nel momento
in cui l'ultimo tedoforo
fingeva
di correre sullo
scroll proiettato in cima allo stadio e,
nello specifico, consiste nel fatto che uno dei pc
che proiettavano le immagini è andato in
tilt, ovvio,
e ha proiettato la classica schermata blu da errore
irreversibile.
Sai che novità. Usare un pc cinese, un Lenovo, con
sistema maicrosoft
è al di là di ogni ragionevole rischio
possibile.
Detto questo, chi se ne impippa delle imperfezioni.
Ottima la cerimonia, resta un'impressione più che
positiva e un buon ricordo, tranne che per un
dettaglio amarognolo: la divisa della squadra
italiana, con tanto di scarpette d'argento magiche.
Maccheschifo, siamo i soliti sbruffoni della cippa,
alfieri di un gusto italico dimenticato tanto tanto
tempo fa. |
Darsi alla macchia
a Shanghai (21-30).
(terza parte)
Grazie per le esplicite richieste, in effetti
Shanghai resta un ottimo posto per sparire nel
nulla.
Fedele alla mia funzione di servizio, proseguo la
presentazione di alcune possibilità lavorative a
disposizione di coloro che volessero rifarsi una
vita nella città più movimentata della Cina.
Lavori per ogni desiderio e possibilità, altre dieci
possibilità di lavoro per fare trenta e non
trentuno.
21)
fashion
designer a Yuyuan
Non dite sarto, per carità:
stoffa-ago-filo più creatività italiana
per vestire la cosiddetta
Shang-high, che non aspetta
altro. Ma avrete vita dura, durissima.
Provenire dall'Italia non è più motivo
sufficiente per sbandierare buongusto in
fatto di stile. Infatti, la concorrenza
cinese offre, per esempio, in un
qualunque grande magazzino ben fornito:
scelta del tessuto, di solito di ottima
fattura, prove e misurazioni varie,
confezionamento di un abito maschile
(giacca e pantaloni) di forme più che
dignitose se non eleganti, prove
successive per modifiche e rifiniture,
completamento del vestito, consegna, il
tutto a meno di cento euri, appendiabito
compreso. Ve la sentite di sconfiggerli
sul campo? |
|
22)
elettricista fantasioso
Ti
offro l’intelligenza degli elettricisti
cosi almeno un po' di luce avrà la
nostra stanza negli alberghi tristi...
Non è questo il caso: a Shanghai, come
in tutto il paese, regna il filo
elettrico teso tra poli impossibili, di
cinque volte almeno la lunghezza
necessaria, ritorto in infinite girelle
e controgirelle, sovrapposto e
sottoposto, annodato a condensatori
fatiscenti, annodato a mano, ricucito,
slegato e ricomposto, regna il filo
elettrico della fantasia. Non servono
elettricisti intelligenti ma
elettricisti fantasiosi, elettricisti
creativi, elettricisti eclettici,
elettricasinisti. Stupite
l'amministrazione con circonvoluzioni
inimmaginabili, il cielo è vostro e i
pali pure. Filo teso e singolo: brutto.
Filo arrotolato e ingarbuglione: molto
bello. Ecco i canoni estetici di
riferimento. Canoni tecnici non
esistono. |
|
23)
fotografo di matrimoni nella concessione
francese
Sapete fare fotografie molto grandi?
Conoscete un corniciaio megalomane che
tratta solo misure indecenti e cornici
iper-barocche? Avete un amico costumista
completamente demente? Sapete smanettare
con il
compiuter per rendere i colori di
una fotografia superpatinati? Avete un
collega truccatore che ha lavorato con
Kubrick per
Le
memorie di Barry Lyndon? Allora
ci siamo.
Il posto è vostro. |
|
24)
sciantosa a Fuyou
L'unica cosa richiesta è un vestito
rigorosamente rosso, oltre a quello il
lavoro funziona come nel resto del
mondo. |
|
25)
specialista nel massaggio ovunque
Ammetto che non sono riuscito a cogliere
la distinzione (che esiste certamente)
tra coloro che offrono un massaggio e
coloro che offrono un,
ehm,
"massaggio". I secondi molto più
frequenti dei primi, uomini (rari) o
donne che siano. In questo caso, bisogna
indagare ulteriormente, entrare e
cercare di capire l'attività vera e
propria, prima di mandare il curriculum.
In entrambi i casi, una professione
assai diffusa, c'è spazio per tutti. Si
raccomandano mani calde. |
|
26)
uomo della temperatura in tutto
l'oriente
Narra la leggenda che il decennio scorso
la caduta di condizionatori fosse la
prima causa di morte a Hong Kong. Questo
perché il condizionatore è parte
integrante di qualunque abitazione,
tanto quanto la porta di ingresso o il
pavimento. Ne consegue che il lavoro di
"uomo della temperatura" non conoscerà
mai flessioni né pause, anche quando gli
orientali impareranno,
bestie,
a fare gli impianti di condizionamento
centralizzati per condominio e, chissà,
a tenere la manopola a un poco più di
dodici gradi. L'Oriente cresce in
verticale, se soffrite di vertigini,
meglio passare ad altro punto. |
|
27)
manager
d'assalto a Wusheng
Diverso dal
manager
di Pudong, il
manager
di Wusheng lavora sul mercato
cinese e non su quello internazionale,
di solito è cinese e nel lavoro ha
l'aggressività tipica cinese. Per chi
preferisse questa tipologia di lavoro,
segnalo che comprare la valigetta in
finto cuoio al C6 potrebbe non essere
sufficiente: probabilmente, è il caso di
procurarsi anche una seggiolina
pieghevole. |
|
28)
trasportatore di merci pesanti su strada
Non esistono limiti, tranne quelli della
fisica quantistica, al peso e al volume
della merce che potete trasportare. Se
intendete darvi al trasporto davvero
pesante, è consigliabile assumere un
ragazzo di carretto che, come da foto
esplicativa, provvede alla spinta
iniziale del mezzo. In sostanza, un
motorino d'avviamento umano.
Investimento iniziale nel mezzo e nel
motorino di avviamento, il resto è nelle
vostre gambe. |
|
29)
ragazzo delle consegne
Non si sottovaluti l'impiego, è
richiesta grande efficienza fisica,
soprattutto il labirinto in perfetto
ordine, grande creatività
nell'organizzazione del carico, una
corda elastica, un mezzo strisciante nel
traffico moderno, un portapacchi di
centimetri otto per quattro, prontezza
di riflessi e passione per il rischio.
Si può morire, non lo nascondo, ma
morire in servizio con otto tonnellate
di bicchieri in equilibrio sul
portapacchi può essere oltremodo
onorevole. |
|
30)
il marchese del grillo a Dong Jie
Senza grilli per la testa, per fortuna
ignorante dei grilli e grillini
italiani, il marchese del grillo
raccoglie, seleziona, addestra, cresce e
vende grilli, veri grilli (ensifere)
e non grilli parlanti. Egli è lo re dei
grilli, ne costruisce anche le
abitazioni con piccole tazzine per
l'acqua e per il cibo, ne predispone le
gabbiette, ne distingue il frinire e lo
apprezza, li conosce uno per uno e,
quasi, soffre a vendere i suoi
figliocci. Se non distinguete un grillo
da una cicala, direi che potete lasciare
perdere, è una cosa che si impara da
bambini e che di certo non si può
improvvisare in Cina, regno della
letteratura e della prassi sul grillo. |
|
|
Facezia?
Occhei,
un po' cretinata e un po' no. Se qualche occidentale
in trasferta in Cina si lamenta della censura
operata dal Governo sul
web, una
ragione c'è: non si vedono i siti porno. Nemmeno
uno, di nessun tipo,
hard o
soft, o
quasi. Nove volte su dieci questa spiegazione svela
l'arcano.
Tolti i siti porno, la rete è fatta da una
quindicina di siti internet e i cinesi, ancora, si
interrogano sulle ragioni di tutto questo entusiasmo
occidentale per il
web. |
Darsi alla macchia
a Shanghai (11-20).
(seconda parte)
Shanghai è un ottimo posto per sparire nel nulla.
Fedele alla mia funzione di servizio, proseguo la
presentazione di alcune possibilità lavorative a
disposizione di coloro che volessero rifarsi una
vita nella città più movimentata della Cina. Lavori
per ogni desiderio e possibilità, altre dieci
possibilità di lavoro.
11)
gestore di videoteca a Fuxing Dong
Tutte le novità e persino i film non
ancora terminati saranno nel vostro
catalogo, in confezione extralusso
indistinguibile da una confezione
originale. Investimento iniziale
ridicolo per l'acquisto di una capace
cassetta di legno, importante stabilire
i giusti contatti. Il mestiere, data la
concorrenza sanguinosa, non è del tutto
privo di rischi. Prezzo consigliato per
dvd: 8 yuan, ottanta centesimi di euro.
Almeno non vi farete fin da subito dei
nemici. |
|
12)
impresario edile a Hengshan Lu
Il quartiere in crescita della città, il
vostro regno di palazzinari. Procuratevi
tante ma tante canne di bambù,
possibilmente belle lunghe. Poi un po'
di trasportatori e più o meno il grosso
è fatto. Le impalcature ci sono. Le
regole in fatto di sicurezza sul lavoro
sono meno restrittive che in Italia,
ovvero liberi tutti, largo alla
fantasia. Il mercato non è ancora
saturo, dovete prevedere di investire
una cospicua parte del capitale iniziale
in doni opportunamente elargiti. Giusto
per farvi conoscere, ecco. |
|
13)
eroe solitario dell'edilizia
Richiede pazienza, dedizione,
concentrazione e virtù inarrivabili.
Potreste essere lasciati soli con
l'incarico di costruire un muro lungo
seimila chilometri sul confine mongolo,
è bene essere preparati. L'eroe
solitario dell'edilizia non è preda
dell'ansia né dello sconforto, piano
piano, un mattone alla volta, giungerà
alla meta. Solo per tipi davvero tosti. |
|
14)
operatore nel campo della carne a
Wenmiao
Non si richiede alcuna esperienza. E
tanto meno un negozio. O pratica di
conservazione della carne. O altro. Se
state leggendo queste righe, il posto è
già vostro. |
|
15)
gestore di un localino esclusivo nella
concessione francese
Ah, il gusto europeo, inarrivabile. Solo
voi potete portare in quelle lande un
gin con la tonica come il signore dei
cocktails comanda. E la concessione
francese è fatta per voi, piena di
luoghi da occupare e riportare alla
gloria originale, la gloria del
colonialismo dei
clubs
che tanto ci piacque, a noi
europei. Investimento consistente
all'inizio, poi recuperabile in fretta
con elargizione a piene mani di alcohol
e oppio ai clienti. |
|
16)
antiquario nella concessione francese
Qualunque cosa abbia più di un quarto
d'ora di vita, in Cina è antiquariato.
E, prima o poi, un riccone taiwanese o
un danaroso turista inglese lo
troverete. L'unico posto praticabile,
per questa attività, è la concessione
francese, di gusto e stile europeo. Ma
va molto anche l'anticaglia orientale,
anzi. |
|
17)
gemelle
Occupazione richiestissima, basta essere
gemelle e il gioco è fatto: successo
ovunque. Magari vi fanno pure consegnare
la prima medaglia alle Olimpiadi. Più
rare delle aliene. |
|
18)
intermediario ecologico (ambient
manager)
Le grandi quantità sono il vostro pane
(metaforico). Il vostro capiente mezzo
potrebbe garantirvi un
business in grande ascesa: il
difficile è partire, poi esistono delle
best
practices nel settore in Italia
da seguire a piè sospinto. Il guadagno è
assicurato. |
|
19)
mini-intermediario ecologico (local
ambient manager)
Come sopra, voi avete bisogno del grande
smaltitore e lui ha bisogno di voi.
Trovatevi. |
|
20)
intellettuale europeo a Huaihai
Ancora nella concessione francese di
Shanghai, dovete solo trovare, o
costruire
ex
novo, una residenza come quella
qui a destra (prego notare le colonnine
volanti ai due balconi). Poi, assumete
aspetto tormentato e la vostra vita sarà
così: strade ombreggiate di platani,
ristorantini nostalgici, storiche ville
immerse in parchi e giardini, mete alla
moda per un drink o un dopocena
old
colonial, ragazze chic in
qipao,
sashimi di tonno, salmone e dentice,
manzo alla piastra in salsa dolce,
tiramisù di tè verde, cemento e lacca
nera.
Non è richiesto saper scrivere o
dipingere o altro. Pochi posti rimasti. |
|
Solo su esplicita richiesta, altre
dieci professioni possibili la prossima volta. Il
servizio potrebbe continuare. |
Le feste non si
rovinano.
Guarda la trave nel tuo occhio
prima di guardare la trave nell'occhio altrui.
In tema di rispetto dei diritti umani di travi ce ne
sono parecchie, negli occhi di tutti, e questa è la
considerazione che balza agli occhi di chi di travi
o pagliuzze ne ha un pochino di meno.
Suona
piuttosto ridicolo, infatti, che gli Stati Uniti
predichino alla Cina una condotta meno amorale,
avendo sparso il modello Guantanamo sull'orbe
terracqueo, trave contro trave. Sa altrettanto di
ridicolo la lista di detenuti politici cinesi che
Sarkozy porterà con sé a Pechino, chiedendo la
liberazione dei sopradetti, basta ricordare alcuni
fatti tra l'Algeria e i recenti contratti
commerciali in paesi, come dire?, piuttosto
disinvolti in tema di.
Se dovessi fare un'ipotesi davvero assurda,
immaginando che quello che si dice in Italia abbia
una rilevanza per chiunque nel mondo, direi che
altrettanto balordi suonano i moniti italiani e gli
inviti al boicottaggio, se visti alla luce di
Bolzaneto, Abu Omar e, ultima perla in ordine
cronologico, dopo le reprimende durissime
dell'Unione Europea in tema di immigrazione in
Italia.
Puntualmente ignorate.
In Cina conoscono benissimo tutte queste vicende e,
correttamente, ricordano sui giornali e per strada
che questo genere di critiche devono pervenire da
osservatori di cristallina condotta per avere un
qualche tipo di peso. Altrimenti è un gioco delle
parti tra ciechi e sordi.
Un fatto interessante: il Parlamento europeo ha
fissato due sedute nello scorso maggio proprio in
tema di rispetto dei diritti umani, in vista delle
olimpiadi e delle trasferte ufficiali in Cina, così
da fare il punto della situazione, verificare le
singole condotte degli stati membri e stabilire una
linea di intervento comune. Bene, come riferisce un
deputato di Rifondazione, le due sedute sono andate
annullate, non solo per mancanza del numero legale
ma per la presenza di soli tre deputati ogni volta.
Gli assenti, sparsi equamente in Europa, sono gli
stessi che ora pontificano e tengono lezioncine.
Quindi?
Le voci che si sollevano da più parti invitando la
Cina al rispetto dei diritti della propria
popolazione in realtà offendono profondamente la
sensibilità cinese in tema di giochi olimpici, in
parte perché provengono da paesi senza autorità in
tema, come detto, e in parte perché, come leggo sui
giornali e sento per strada, le critiche non sono
ritenute congrue. Infatti, parafrasando alcuni
articoli che ho letto e qualche discorso sentito, i
giochi olimpici sono diffusamente sentiti come una
festa, organizzata per la prima volta dalla Cina con
scrupolo e attenzione, nella quale tutto il paese si
sente coinvolto e unanimemente partecipe. Ora,
sempre parafrasando e riassumendo la posizione
cinese, qui si dice: se io organizzo una festa, tu
sei liberissimo di non venire perché io non ti
piaccio o non ti piace quello che faccio. La
posizione dell'invitato è legittima. Ma, dicono, non
si va a una festa per rovinarla. Non si va e basta.
Io, decisamente, condivido. Che le istituzioni
preposte, ammesso che ne abbiano titolo, facciano
pressioni sulla Cina invocando la libertà di
espressione e di parola, come peraltro è
espressamente detto nella Costituzione della
Repubblica Popolare Cinese. Ma che, per esempio, gli
Stati Uniti, i più grandi debitori della terra nei
confronti dell'economia cinese, azzardino lezioni in
tema di morale ben sapendo che economicamente non
potranno in ogni caso prescindere dalla Cina,
diritti o meno, pare davvero troppo. A parte la
Merkel, unica invitata personalmente da Hu Jintao
che non sarà presente, tutti gli altri
rappresentanti ora si scandalizzano e poi saranno in
prima fila all'inaugurazione, senza battere ciglio.
Lo stesso gli atleti, che ora si mettono le
magliette con scritte di protesta e poi piangeranno
alla consegna della medaglietta di turno.
Questo è davvero incomprensibile per l'idea di
coerenza che hanno i cinesi. E che ho anche io. |
Finito.
Oggi torno a casa, per
l'attualità tocca leggersi Rampini, di nuovo. Che,
per inciso, mi pareva più bravo - pur non essendo
lui un sinologo - prima che lo leggessi dalla Cina
in contemporanea. Renata Pisu resta, infatti, di un
altro pianeta. Io di storielle ne ho ancora, me ne
sono capitate e ne ho incontrate parecchie che
intendo approfondire, senza dipendere dagli
accadimenti in senso stretto. Proseguo ancora un po'
con gli scherzi cinesi, se comincio a sapere di
stantio, pregasi avvisare. |
Darsi alla macchia
a Shanghai (1-10).
Shanghai è un ottimo posto per
sparire nel nulla.
Discreta presenza di occidentali, così non si dà
nell'occhio, un ventaglio di possibilità che vanno
dalla sommità al fondo più nero, una città
sterminata che non ha inizio né fine, un viavai
continuo che rende difficile seguire le tracce di
chiunque, l'abitudine locale a non fare molte
domande e a non impicciarsi troppo, quartieri adatti
a ogni esigenza e ricchi di posti segreti,
possibilità di reperire qualunque cosa nel giro di
poche ore a prezzi accessibili. Questo e molto altro
fanno di Shanghai, secondo me, il posto ideale nel
quale far perdere le proprie tracce, qualora lo si
desideri.
Ed è per questo motivo, fedele alla mia funzione di
servizio, che presento alcune possibilità lavorative
a disposizione di coloro che volessero rifarsi una
vita nella città più movimentata della Cina. Lavori
per ogni desiderio e possibilità, ecco la mia
selezione delle prime dieci (non in ordine di
preferenza ma di catalogo).
1)
broker
d'assalto a Pudong.
Pudong è il distretto finanziario di
Shanghai, una specie di Manhattan
costruita anziché sulla roccia facendo
immergere isolati di mattoni nel fango.
Un colosso con i piedi di fango, più che
d'argilla. Infatti il terreno sprofonda
di un centimetro l'anno e non è più
possibile costruire. Posti limitati,
dunque. Qui Winterbottom girò un film di
fantascienza senza bisogno di effetti
speciali. Se siete di razza rapace,
questo è il posto giusto. Finanzieri
d'assalto che sottraggono risorse ogni
giorno a Hong Kong, zone franche
deputate al commercio, esenzioni fiscali
di ogni tipo, se questo è il vostro
pane, questo è il vostro posto. Magari
vi capita pure di andare a lavorare nel
grande cavatappi, come da foto. |
|
2)
comandante di chiatta sul fiume Huangpu
Credo serva una patentona perché le
chiatte sono enormi. Risolta la cosa, il
lavoro consiste nel fare la spola tra il
mar cinese orientale e il porto di
Shanghai. Qualora non siate tagliati per
il lavoro di broker d'assalto a Pudong,
questa occupazione permette di lavorare
più o meno nello stesso posto, anche se
dal basso. Una caratteristica
preferenziale per questo lavoro è essere
dei tagliagole. Aiuta nelle competizioni
tra chiatte. |
|
3)
commerciante in oggetti d'oro al mercato
di Dajing Lu
Come da esempio, ci vuole sguardo astuto
e assenza di scrupoli, buoni contatti e
abilità nel commercio. Ogni zona della
città è a vostra disposizione, a seconda
della clientela che sceglierete. E'
richiesto un minimo di buongusto e
occhio sopraffino nella valutazione
della merce. Meglio non dare troppo
nell'occhio, restate nell'ombra. |
|
4)
giocatore d'azzardo al parco Fuxing
Colpo d'occhio, velocità di mano e
capacità di
bluffare faranno di voi un uomo
ricco e riverito. Nonché temuto. Non
ingannino le apparenze, i giocatori
d'azzardo cinesi sono sempre pronti -
anche nel bel mezzo di una partita a
mikado
- a venire alle mani o, peggio, alle
lame. |
|
5)
l'uomo che ripara le biciclette
Semovibile, giunge in poco tempo là dove
c'è bisogno di lui. Che sia Mao, Deng o
Hu, lui resta e resterà sempre. La
professione del passato e del futuro,
anche se oggi ci sono molte meno
biciclette di una volta. Il vostro
ufficio è la strada. Una professione
seria e rispettata, il mio preferito. Le
donne cadranno ai vostri piedi, con
tutta la loro bicicletta. |
|
6)
critico televisivo a Jingan
Fare il critico della televisione cinese
non è difficile: o sono
telenovelas cinesi o sono giochi
comici. In generale, basta parlarne
male. La professione non è ancora
diffusa, anzi è del tutto sconosciuta,
essendo i canali tutti di Stato.
Approfittatene. |
|
7)
chaffeur
Shanghai è una città in movimento. Buone
opportunità di crescita, è richiesta
patente e sangue molto molto freddo.
Inoltre, per il costume locale, è più
che essenziale saper guidare a venti
all'ora in quarta. Essendo l'unico
chaffeur che in città capisce
l'inglese, potreste ritrovarvi ricchi
ancora prima di immaginarlo. |
|
8)
fruttivendolo all'ingrosso a Xujahui
Dovete investire un capitale consistente
per l'acquisto dei capannoni,
possibilmente con un comodo accesso alla
strada e non troppo distante dal porto.
Fatto questo, il mercato è vostro. Unica
precauzione: rispettate sempre le norme
igieniche, a Shanghai sono molto
fiscali. |
|
9)
fruttivendolo al dettaglio ovunque
Più veloce, aggredisce il mercato
ovunque ci sia un consumatore in carenza
di vitamine. Necessario un investimento
iniziale, il mezzo, e poi tempismo e
buoni fornitori. E' il fruttivendolo al
dettaglio ad andare dalla massaia,
portandole i migliori prodotti dell'orto
per sopraffini
chia
gio. Richiesta efficienza fisica
e
savuarfer con le
madames. |
|
10)
architetto di grido sul Bund
Per fare l'architetto di grido a
Shanghai non è necessario che sappiate
tirare delle linee rette. E' essenziale,
però, che costruiate cose alte, molto
alte, molto molto alte. Il cliente vuole
una roba alta? Fatelo sentire un
pezzente, progettatene una alta tre
volte, almeno. Dato essenziale: la metà
del cemento prodotto nel mondo è
prodotto in Cina. |
|
Altre dieci professioni possibili la
prossima volta, in caso non abbiate trovato la
vocazione della vostra nuova vita cinese. Il
servizio continua. |
Cinesi 1 Morte 0.
E l'eredità d'affetti in Cina? E'
ora di parlarne, visto l'interesse che suscita
l'argomento.
Prima notizia: è vero, i cinesi non muoiono mai. Per
quello sono così tanti. Ma quando li avremo
conquistati con le nostre creme antirughe, allora
conosceranno la morte anche loro. E la paura.
Bando ai preamboli e veniamo alla questione in sé:
morte e sepolcri. Dai secondi si deduca il
significato della prima, come sto cercando di fare
io. Via con la allegra panoramica (le foto sono
tutte mie tranne la prima, in caso fatene buon uso).
In Cina sono conosciuti sei tipi di sepoltura,
ciascuno con significati propri, e quasi nessuno di
questi ha a che fare con la religione. Eccoli:
|
1) il sepolcro
imperiale. Le tombe dei Ming, a
nord di Pechino, o l'esercito di
terracotta nel sud del paese, sono gli
unici esempi di sepoltura
ante
rivoluzione, dato che l'onore di un
degno luogo di riposo spettava solo
all'Imperatore e ai suoi congiunti e
dignitari. E' gradito il suicidio
qualora sua Celestità venisse
disgraziatamente a mancare. |
|
2) il
Mao-soleo. Unico caso in
tutto il paese, il Mao-soleo di
piazza Tian An Men a Pechino
contiene i resti
barbieficati del Grande
Timoniere, oggetto di culto e
devozione ancora oggi da parte di
tutta la popolazione, che compie
lunghe code per vedere il corpo per
cinque-sei secondi, senza potersi
fermare. Io ci ho provato e quasi mi
sparavano. |
|
3) la classica
sepoltura fastosa per pochi eletti.
E' il caso, per esempio, della tomba di
Song Qingling, moglie di Sun Yat-sen,
leggendario primo presidente della
Repubblica Cinese, e benemerita della
rivoluzione. Il corpo venne tumulato
all'occidentale e riposa in un apposito
parco a Shanghai, con tanto di piccolo
museo. Curiosa storia familiare, quella
di Song Qingling: sua sorella sposò l'odiatissimo
Chiang Kai-shek, leader dei nazionalisti
che trucidò la componente comunista nel
paese fino alla vittoria di Mao dopo la
lunga marcia; costretto a fuggire a
Taiwan, Chiang Kai-shek è ricordato con
ignominia, e sua moglie pure. La
cognata, invece, è ricordata con grande
partecipazione. L'onore di una sepoltura
simile è riservata a pochissimi in Cina. |
|
5) la sepoltura
cattolica e la sepoltura internazionale.
Nel primo caso, la sepoltura - come
detto nel post qui sotto - avviene
all'interno di una chiesa cattolica,
come usiamo fare noi. Nel secondo caso,
si tratta di una bizzarra usanza che gli
stranieri sono soliti riservare a sé
stessi, dandosi sepoltura in uno dei
cimiteri riservati ai non cinesi in
territorio cinese, usanza che i cinesi,
appunto, proprio non comprendono. A
Pechino, che io sappia, non esistono
cimiteri per stranieri, a Shanghai ne
esistevano dieci, di cui nove furono
distrutti negli ultimi quarant'anni, e
uno, l'unico visibile oggi, è il
cimitero internazionale di Wanguo. A
Wanguo sono sepolti gli stranieri che, o
perché amici della Cina (Talitha Gerlach,
per esempio) o perché ricchi
all'inverosimile (la famiglia Sassoon),
hanno di queste stravaganze. |
|
6) la sepoltura di
tutti gli altri. Ovvero:
cremazione. I buddhisti la vivono
serenamente, come i taoisti, poiché
pensano a successive trasformazioni. I
secondi, come già detto e come detto nel
mio riferimento culturale sulla Cina (Kung
Fu Panda, andatelo a vedere),
ritengono che alla morte di un uomo un
albero di pesco o di ciliegio perda
tutte le sue foglie, che si spargono per
il mondo profumandolo. Il che è una
buona metafora per indicare che le
ceneri di taoisti e buddhisti vengono
poi disperse. In nessun caso, a quanto
io ne sappia, è previsto un rito in un
tempio, taoista o buddhista o confuciano,
nemmeno per i monaci (qualche abatone,
forse).
I cinesi, atei e materialisti, vengono
cremati quasi subito e le ceneri o
disperse o conservate in un'urna in
casa, in un recesso onorato e riverito.
Nelle grandi città non si segnala alcuna
cerimonia funebre, se non una piccola
riunione in ricordo del defunto. Nelle
zone rurali, invece, il funerale ha
ancora carattere di cerimonia, in
qualche modo: un corteo visita le ceneri
del defunto e ne segue in corteo la
dispersione o la deposizione nel recesso
di cui sopra. Spesso è presente una
piccola orchestrina che suona musiche
per l'occasione. A differenza nostra, in
occasione della morte è uso, in Cina,
vestirsi completamente di bianco. |
Ecco, dunque, affrontata la questione
dei sepolcri in Cina e, di conseguenza della morte.
Ma, si domandano gli italiani: e i cinesi in Italia?
Perché non muoiono mai? Perché non se ne sa mai
nulla? Provvedo anche a questo.
Prima di tutto un'informazione: qui nessuno sa e ha
idea del fatto che vi siano dei cinesi in Italia.
Poi, due considerazioni principali: primo, i cinesi
che vengono in Italia tendono, come tutti gli
emigranti, a essere piuttosto giovani e, di
conseguenza, a morire con più difficoltà. Mica lo
fanno per confonderci. Inoltre, non avendo
intenzione di trascorrere la propria intera vita tra
le piacevolezze del nostro ameno paese, appena
possono se ne vanno. Secondo, qualora intervenga una
malattia o un presagio di qualche tipo,
invariabilmente pigliano un aereo e tornano a casa.
Anche la medicina è decisamente diversa e comprendo
benissimo come desiderino essere curati, secondo
loro, a dovere. E poi in Italia fanno un sacco di
menate se uno desidera essere cremato. Detto questo,
i casi di morte tra i cinesi sono rari in Italia,
per questi motivi. Segnalo, a questo proposito,
l'interessante "I
cinesi non muoiono mai" di R. Oriani e R.
Staglianò, Chiarelettere, 2008. Tutte le risposte
sui cinesi in Italia. Per le altre,
eh eh, io
sono qui apposta. |
2 agosto.
Il due agosto, che sia da
Shanghai o da Alberobello, la memoria è una
necessità che non scolora: grazie a chi oggi era in
piazza a Bologna. |
Jie Zhou wants you.
Piccoli cinesi bestioline
brulicanti senza dio, venite a me, dice Jie Zhou.
Prima
o poi un'incursione dovevo farla. Periferia
sud-occidentale di Shanghai, vado alla cattedrale
cattolica di Sant'Ignazio e i suoi
Jiezhouiti,
sbarcati in Cina fino dalla prima metà del XVI
secolo con il già noto Matteo Ricci. Pare un fortino
giapponese assediato dai grattacieli, il che è anche
una buona immagine per l'assedio socialista degli
ultimi sessant'anni (la cattedrale fu un granaio dal
1949 al 1979). Per non parlare dell'assedio di
costume, più recente: quattro
Jiezhouiti
circondati dalla Shanghai di oggi, una Sodoma piena
zeppa di tentazioni. Sebbene la morsa politica si
sia allentata di parecchio, il cattolicesimo non
sfonda per nulla in Cina. Manca di
appeal e,
in sintesi, mortifica il fedele.
Ma i Jiezhouiti
sono tosti, forse i più tosti di tutti e resistono,
anzi si incuneano dove possono, evidentemente ben
sostenuti e foraggiati dalla Santa Romana Chiesa,
ancor più di questi tempi.
Ecco
alcune innovazioni introdotte dai
Jiezhouiti
cinesi, allo scopo di blandire i fedeli e
fidelizzarli (come da documentazione fotografica):
massiccia presenza di maxischermi, nonostante la
chiesa sia microscopica, così da riprodurre
l'effetto stadio; ampio parcheggio antistante la
cattedrale, sorvegliato da guardia armata; ampia
dotazione di ventilatori appesi con
fischer del
sei alle colonne in favore dei fedeli; funzione in
latino con sottotitoli in cinese sui maxischermi;
forti sconti su matrimoni e funerali; apposizione di
finestroni disegnati da artigiani locali che
incontrano il gusto estetico cinese. Certo, cinese
ma con moderazione, dato che li si deve
evangelizzare.
Cosa vi danno i taoisti o i buddhisti o, peggio, i
confuciani? Nulla, al confronto. Gli incensini, al
massimo.
Anche
la dotazione in favore del parroco non è niente male
(foto): anfiteatro di condizionatori e ventilatori
potentissimi in grado di abbassare la temperatura
all'altare di almeno cento gradi, così da favorire
in primis
la transustanziazione e
in secundis
l'afflato nella predica.
Decisamente
il luogo di culto più fresco di tutta Shanghai,
d'estate gran successo di conversioni e crisi
mistiche tra la popolazione. D'inverno, meno.
La diocesi cinese dei
Jiezhouiti
pare cavarsela piuttosto bene economicamente, come
da sede sino-neogotica qui a destra. Escludendo sia
grazie alle offerte dei fedeli, immagino una
contribuzione romana per la lotta all'ateismo
imperante.
Segnalo, infine, un rarissimo caso di sepoltura
cinese, all'interno della chiesa: la tomba di Xu
Guangqi, segretario particolare di Matteo Ricci e
primo gesuita in terra cinese. Ma ci sarà modo oltre
di parlare più diffusamente di tombe. |
Se Atene piange,
Sparta non ride.
Se
Pechino è alle prese con i Giochi Olimpici, Shanghai
sta preparando l'Expo 2010.
Se Pechino ha cinque
mascottes
orrende, dico cinque!, Shanghai ne ha solo una ma
altrettanto orrenda.
Se Pechino ha il contatore alla rovescia per le
Olimpiadi, Shanghai ha un contatore alla rovescia
per l'Expo.
Se Pechino ha la cultura, la storia e il potere
politico, Shanghai ha tutto il resto. |
|